mercoledì 9 aprile 2008

IL DESERTO DEI TARTARI - bollino VG

In un’intervista, Dino Buzzati affermò che lo spunto per il romanzo "Il deserto dei tartari", era nato “dalla monotona routine redazionale notturna che facevo a quei tempi. Molto spesso avevo l’idea che quel tran-tran dovesse andare avanti senza termine e che mi avrebbe consumato così inutilmente la vita. È un sentimento comune, io penso, alla maggioranza degli uomini, soprattutto se incasellati nell’esistenza ad orario delle città. La trasposizione di questa idea in un mondo militare fantastico è stata per me quasi istintiva”. (cit. Wikipedia)

Facevo terza Liceo quando ho letto il libro.
Ricordo perfettamente che era un mattino feriale, lo so perchè avevo marinato.
Di solito quando marinavo non me ne andavo in giro per Torino (come faceva la maggior parte delle persone), non andavo al bar, stavo a casa.
Naturalmente dovevo farlo di nascosto dai miei che non mi avrebbero mai permesso di evadere dai miei doveri presenzialisti scolastici.
Allora mi vestivo, preparavo la cartella, aprivo la porta di casa, fingevo di uscire e richiudevo la porta restando dentro.
Poi, silenziosamente, tornavo in camera mia, mi nascondevo nell'armadio e aspettavo.
Sentivo mio padre alzarsi, far colazione e poi andare a lavorare.
A quel punto era via libera e potevo uscire, guardarmi film, leggere, anche studiare.

Mio papà tornava per pranzo, perciò poco prima uscivo con un plaid, salivo le scale fino al pianerottolo mansardato dove di solito non accedeva nessuno (in realtà conoscevo il ragazzo che viveva a quel piano, ma questa è un'altra storia) e mi mettevo lì, per terra, a leggere.
Ho consumato lassù il "Deserto dei tartari".
E l'ho trovato meraviglioso.

E allora ogni volta che ripenso a quel libro e a tutti i significati che si porta dietro, all'attesa, allo sperare che la vita prenda una piega gustosa semplicemente aspettando, al destino che si fa beffa di noi, alla non azione, non riesco a scindere il ricordo dalle giornate di scuola "marinate".

7 commenti:

  1. Te sei mica a posto...

    Lucy vai a continuare il racconto da Zecche..su su corri!

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  2. Forse non dovrei raccontarle queste mie cose... :oS

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  3. Ci credi che io non ho mai bigiato??? Mi era praticamente impossibile visto che alle elementari e medie mi accompagnavano i miei, i primi due anni di liceo andavo con un mio vicino-professore lì- e gli ultimi tre anni veniva il pullmino sotto casa a prendermi..
    facevo prima a dire: "oggi non c'ho voglia"
    ...
    Camp*

    ps. è per questo che non ho mai letto il deserto dei tartari?!?

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  4. le assenze architettate in questo modo sembrano uno spasso! io in realtà non ho mai marinato la scuola così, avevo concordato con mia madrea 3 giustificazioni annue (e attenzione, non cumulabili nell'anno successivo). Insomma, x 3 volte l'anno potevo dire Non vado a scuola perfettamente autorizzata. negli altri giorni invece...

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  5. E invece questa storia mi piace, soprattutto immagino il gioco di sguardi tra te con un libro di Buzzati in mano che fai cenno con un dito di non parlare, e lui che sorride, come a voler dire Ancora tu?
    E poi un libro. I libri creano complicità, più delle rapine in banca.
    Io a volte marinavo le uscite pomeridiane e sparivo dalla circolazione. Non rispondevo nemmeno alla porta. Leggevo dei libri, in questo momento mi viene in mente Cime tempestose.

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  6. MA IO VOGLIO SAPERE L ALTRA STORIA!!

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  7. @Camp: mai mai mai bigiato?!? Io in terza Liceo ho sviluppato un odio per quel posto che mi veniva mal di pancia ogni mattina. Vissuto malissimo quell'anno.
    PS: leggilo, leggilo, poi mi dici! :-)

    @Verde: anche tuuuu...

    @Zecche + Mik: un giorno magari la racconto... :-P

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