mercoledì 29 agosto 2007

IL RIENTRO IN PILLOLE - bollino GR

(collage di alcune foto scattate. Cliccare sopra per ingrandire)

Sono tornata da qualche ora.
Dal momento in cui siamo entrati nel primo aereoporto per tornare a casa è successo un po' di tutto, in senso negativo.
Una tra tutte è cosa grave.
Mi hanno comunicato che è morto un amico.
Troppo difficile commentare ed esprimere come sto.
Forse lo farò, forse no.
Ci hanno perso un bagaglio. Magari arriverà.
Ci hanno tamponati. Poco danno per fortuna.

Vorrei tornare indietro di una cinquantina d'ore e ritrovare quello che ho vissuto.
Mille asinelli che portavano qualunque cosa, le persone che ci hanno aiutato, il deserto, le fortezze, migliaia di km percorsi con tempi infiniti, le persone che si fermavano a fotografarmi, le pecore nere, polizia ovunque, l'azzurro delle cupole, ordine ed educazione di stampo sovietico, un'ospitalità mai trovata prima, quando avevamo bisogno di un bancomat che hanno acceso sotto i nostri occhi per poi rispondere con un sorriso "ah, ma i soldi non li mette nessuno da settimane", i distributori di acqua per strada dove tutti bevono dallo stesso bicchiere, la voglia di comunicare per il gusto di farlo, il pane e gli spiedini, stipati all'inverosimile in trasporti improbabili, le mucche (persino una come passeggero di una macchina!), la gente, la gente, la gente, i denti d'oro delle ragazze, due soli marchi di auto:Lada o Daewoo, il colore dei vestiti, torri e minareti, 3 ore di chiacchierata bevendo uno degli innumerevoli the con un uomo che parlava solo russo e uzbeko, i bambini (tantissimi, quasi più delle pecore, asini, mucche e cammelli messi assieme), i bazar incasinatissimi, i mezzi scassati e col parabrezza rotto, i gesti, lo yogurt, la sorpresa della Val Fergana che indicano come zona pericolosa per i turisti, i meloni, il giorno in cui sono svenuta, e tanto ma tanto ancora...

Nei prossimi giorni cercherò di dettagliare il viaggio, intanto... provo a riprendermi.

martedì 28 agosto 2007

lunedì 27 agosto 2007

domenica 26 agosto 2007

sabato 25 agosto 2007

VERSO LA VALLE DI FERGANA - bollino VG


Oggi la meta sarebbe dovuta essere Termez, a sud, al confine con l'Afghanistan.
Luogo fondato dai greci che vennero con Alessandro Magno, con siti archeologici interessanti.
E poi... volevo vedere un paesino sperduto sulle montagne non indicato dalle guide.
Solo che ... non si capisce come mai... Andrew se ne esce con la frase "E se andassimo nella valle di Fergana"?
Non potevo credere alle mie orecchie.
Era l'unico posto indicato come "pericoloso" per i turisti (alcuni approfondimenti qui), perciò l'unico su cui lui, ancora prima di partire, aveva posto il veto (anche Termez a dire il vero...)
E così, con un pacchettino di cibo che ci ha preparato il proprietario della pensione, alle 6.20 ci incamminiamo per andare a prendere il treno per Tashkent delle 7.30 che arriverà 6 ore dopo ( con una fermata di 40 minuti nel nulla, durante la quale nessuno si è lamentato). Anche qui, come sempre, siamo gli unici turisti. Ci guardano con curiosità, scambiano quattro parole, ci regalano caramelle.
A Tashkent scopriamo che c'è un unico treno che va in val Fergana. Il giovedì.
Per inciso... le linee ferroviarie ci sono ma ci transitano sopra quasi esclusivamente treni merci. E' superfluo aggiungere che la Lonely non da informazioni dettagliate (più volte ci viene il dubbio che chi l'ha scritta non sia mai stato in Uzbekistan).
Io mi ero stampata l'orario dei treni (in russo) dal sito ufficiale ma in ogni caso... un'alternativa c'è sempre!
Infatti, dopo esserci concessi un pranzo al ristorante cinese (per provare la differenza -ed è diverso- e variare l'alimentazione), un tassista ci litiga con un suo collega per averci sulla sua auto che sta andando a Fergana con un signore già a bordo (e così si possono dividere le spese).
Guida come un folle su per strade a doppia corsia con un buon asfalto ma dove non mancano, come sempre, greggi e varie stranezze (è qui che vediamo l'auto con la mucca come passeggero).
La strada si inerpica su per le montagne (le prime che vediamo dopo tanto deserto), sbarrate e controllate con torrette e militari in assetto mimetico. Siamo vicinissimi al confine con Tajikistan e Kyrgyzistan.
Il passeggero dell'auto ci offre una volta un melone comprato per strada, poi dell'acqua e quando arriviamo a casa sua (a Margilan) ci invita ad entrare e restare a cena.
Purtroppo dobbiamo rifiutare perchè il tassista ha fretta di andare via.
Arriviamo a Fergana e l'hotel Asia indicato dalla guida è tutto pieno. Dei ragazzi per strada ci accompagneranno in un hotel (club 777) non troppo distante... con tanto di piscina e piccole casettine.
Altra concessione di lusso che ancora non sappiamo come pagheremo (tra l'altro... ci chiedono 60 dollari... storciamo il naso e improvvisamente saltano fuori delle stanze a 45... che poi... non si sa come... pagheremo 40) ma è troppo bello!!!

venerdì 24 agosto 2007

SAMARCANDA III - bollino VG



INDIGESTIONE DI SAMSA, IL REGISTAN, LUCY STREGA CATTIVA, SHAKRISABZ MANCATA

Ci svegliamo alle 11.00 (è la prima volta che non ci alziamo prima o intorno alle 7.00) e ci coglie una voglia immensa di samsa che sono dei fagottini di pasta sfoglia ripieni di carne e cipolla.
Saranno gli ultimi della vacanza perchè, dopo averne mangiati due a testa, ci sentiamo "leggermente" appesantiti!
Poi andiamo a vedere il Registan dentro (all'andata non siamo riusciti perchè era chiuso per la preparazione di uno spettacolo). A dire il vero mi sarei aspettata un giro più entusiasmante, invece all'interno è pieno di negozi di artigianato vario (ne vale comunque la pena).
Mentre siamo seduti appesantiti dalla cipolla di quel mezzo kg di samsa, facciamo la conoscenza con una signora milanese che non vede l'ora di raccontarci di quanto è FIGA sua figlia che lavora come CAPOPROGETTO in AFGHANISTAN e che lei è andata a trovarla ed è ORGOGLIOSISSIMA e noi potremmo essere chiunque, consoli o ambasciatori o soldati o cecchini o cheneso, lei ha negli occhi solo ed esclusivamente la sua bambina e VUOLE ASSOLUTAMENTE CHE TUTTO IL MONDO LO SAPPIA.
E va beh, è anche giusto. E all'inizio sono anche incuriosita di sapere come si svolge il lavoro, anche ammirata.
Solo che dopo qualche scambio di battute... tutto il mio spirito critico salta fuori...
Perchè una che ti dice "Kabul è tranquilla! Non è come ce la dipingono in Italia! Noi per esempio giravamo per strada..." e subito dopo però racconta che "A Kabul noi abbiamo sempre girato in macchina con l'autista..." e... "in alcuni periodi, quando ci sono casini, bisogna stare chiusi dentro l'ambasciata" e... "io mi mettevo il velo e dovevo tirarmelo su a coprire bene visto che sono bionda..."
E poi aggiunge "A mia figlia poi vogliono tutti bene! I bambini, appena la vedono, la chiamano per nome e le dicono 'one dollar, one dollar'"
E così, quando dice "son contenta. ha trovato anche un fidanzato..." io proprio non riesco a trattenermi dal ribattere con "ma davvero? Un ragazzo afghano?" (e ovviamente lei risponde "NOOOOooooo... QUELLI è meglio tenerli alla larga!!!")
(tra l'altro... la figlia fa comparsa ... per prendere "20 dollari per comprare una scatoletta..."... sti cavoli!!!! con venti dollari noi ci campavamo una giornata!!!)

giovedì 23 agosto 2007

LUNGO RITORNO A SAMARCANDA - bollino G


LUNGHIIIIISSIMO RITORNO

Il giorno prima, a Nukus, un autista di autobus ci assicura per 5 volte che il bus per Samarcanda (830 km) sarebbe partito davanti all'albergo alle 15 con lui alla guida.
Girovaghiamo il mattino senza meta, compro dei biscotti per il viaggio (non esistono le confezioni, i biscotti vengono presi da enormi scatoloni e infilati in sacchettini di plastica)
Alle 15.15 del bus... neanche l'ombra.
Al bazar scopriamo che il bus è partito da lì e non da molto.
Ci schiacciamo in un mini-bus che va a Beruni (sulla strada) dove un signore legge a voce alta le definizioni delle parole crociate e tutti i passeggeri collaborano (tranne noi... ovvio!) mentre un bambino si addormenta sulle mie gambe.
A Beruni intercettiamo per pura fortuna il bus che era partito da Nukus. Ci fanno salire per pietà, anche se i posti a sedere sono tutti occupati e il viaggio durerà 13 ore.
Ci sono 3 autisti che si alternano. Chi guida e chi gli sta vicino masticano tabacco per rimanere svegli.
Il terzo dorme su una specie di letto allestito al posto dei sedili. Il nostro viaggio si svolgerà stando seduti sul bordo del letto dell'autista.
Un passeggero quando viene a sapere che siamo italiani mostra ad Andrew un filmato su telefonino del concerto dei "Ricchi e Poveri" a Samarcanda.
Andrew lo ripaga facendogli cadere lo zainetto sulla testa.
Alle 22.00 ci fermiamo in un "ristorante" in mezzo al deserto che consiste in una specie di magazzino con luce, televisione e cucina. I tavoli sono all'aperto in mezzo a centinaia di scarafaggi neri grossi come una patata che vanno a sbattere contro i muri e appena toccano il suolo vengon schiacciati dai piedi dei bambini.
Ci riposiamo seduti e... plaf... un uccello mi lascia un suo escremento sulla maglia.
Ma porc...
A Bucara il bus si svuota e possiamo finalmente sederci (a dire il vero mezz'ora prima un signore mi cede il posto...)
Il panorama del deserto è bellissimo. Il tramonto, cammelli, fuochi. Tra chiacchierate nelle quali afferriamo giusto il senso, bottiglie di plastica buttate fuori dal finestrino, un breve riposo... alle 6.15 siamo a Samarcanda.

mercoledì 22 agosto 2007

NUKUS - bollino VG


LA BENEDIZIONE, IL PRELIEVO DALLA VISA, NUKUS

Arriviamo con mezz'ora di anticipo alla fermata dell'autobus per tornare a Nukus, onde evitare di stare in piedi.
Infatti il bus si riempie come un uovo e... parte, senza neanche aspettare l'orario giusto (le 9.00)
Due le fermate più interessanti: una per gonfiare le gomme, l'altra dove subito non capiamo cosa succede. Il bus si ferma apparentemente in mezzo al nulla, le porte si aprono. L'autista si alza in piedi e le persone iniziano a far passare dei soldi (piccolo taglio). Quando le sue mani sono piene di denaro scende dal bus.
Intanto... tutte le persone mettono le mani a coppa, un uomo entra dalla porta sul retro e prega, poi tutti si passano una volta le mani sul viso come se lo lavassero (gesto che vediamo fare ogni volta che saliamo su un mezzo, un po' come farsi il segno della croce). Siamo stati benedetti suppongo...

A Nukus non c'è niente. E' descritta come una città di stile sovietico dove gli scienziati si divertivano a fare esperimenti biologici.
Io avrei tirato dritto, per fortuna che Andrew ha un po' più di lungimiranza e sale in zucca di me e mi ha ricordato che se non risolviamo il problema "prelievo di denaro" ci tocca rimanere tappati in aereoporto per gli ultimi 3 giorni.
Il prelievo ci riesce.
In appena 45 minuti, il tempo di:
entrare nella banca, chiedere, essere mandati al secondo piano, essere prelevati da un'impiegata che ci chiede il passaporto, ci porta nel suo ufficio dove tira fuori da un armadio la macchinetta per le carte di credito, ci dice di seguirla all'ufficio cambi al pian terreno dove si fa dire il cambio in dollari (non poteva telefonare? Mah...), struscia la carta di credito, mi fa firmare 4 copie (una per la banca centrale a Tashkent, una per lei, una per la banca, una per me...), torniamo nel suo ufficio dove compila dei moduli (con la carta copiativa nonostante i computer...), spedisce un collega con i moduli non si sa dove e quando questo tornerà ci scorterà nell'ufficio "CASSA" dove ci danno i dollari. Con i dollari ci sposteremo all'ufficio "cambi" per ottenere i SUM.
Semplice-semplice...

martedì 21 agosto 2007

LAGO D'ARAL - bollino G


LUCY NON E' DI FERRO, COMPAGNO DI VIAGGIO PREZIOSO, IL LAGO FANTASMA, DRAMMA ECOLOGICO

Pressati in 6 su un Daewoo Tico, alle 7.00 di mattina ci facciamo portare al bazar di Urgench per prendere un bus per Moniac (Urgench-Moniac 300 km circa).
Peccato che, una volta scesi, scopriamo che il bus non parte da lì. Saliamo così su un'altra auto/taxi.
Piccola precisazione: quando dico "taxi" non bisogna immaginarsi delle auto ufficiali con tanto di targhettina identificativa. Sono semplici privati con le loro macchine più o meno nuove.
Questa aveva sopra un utilissimo apparecchietto per rilevare i radar della polizia. Funzionava alla perfezione: lanciati a 130 km/h sulle strade sgangherate per poi decelerare improvvisamente al primo "biiiip". 2 secondi ed ecco la polizia a bordo strada. Peccato non rilevasse anche le solite mucche in mezzo alla carreggiata.
Il taxi ci porta a Nukus in un posto "non ufficiale" dove possiamo prendere un mini-bus che ci porta in una località intermedia dove per un quarto d'ora sotto il sole (è ormai mezzogiorno) aspettiamo un bus strapieno.
E così... vuoi che non avevo fatto colazione, vuoi che era caldo, che eravamo stati sballottolati di qua e di là, vuoi altre motivazioni paranormali... mentre ero in piedi in mezzo al corridoio del bus... ho sentito che le forze mi stavano venendo meno...
"Andrew, mi sento leggermente svenire... Mi appoggio un momento a te"
mentre tutto intorno si faceva bianco e confuso, ho solo più sentito un "ma se svieni che faccio, ti devo alzare le gambe?"
Quando ho aperto gli occhi ero seduta, una gamba alzata, mi stavano spruzzando dell'acqua in faccia.
Con terrore ho sperato che non provenisse dalla bocca di qualcuno come avevo visto fare 2 giorni prima sul minareto!
Era Andrew che me la spruzzava con le dita della mano libera (con l'altra mi stava tenendo alzata la gamba), anche perchè tutto intorno la gente continuava a farsi gli affari propri, compreso il signore che mi ha fatta sedere al posto suo.
Lentamente il formicolio alle mani è cessato.
Una donnetta! Ma pensa te! Sono crollata come una donnetta...
Arrivati a Moniac sembrava di essere in un film.
E qui ci va un'altra precisazione. Negli anni '50 i russi hanno deviato il fiume che alimentava il Lago d'Aral (il quarto bacino più grande del globo) per irrigare i campi di cotone (del quale l'Uzbekistan è ancora oggi il secondo produttore del mondo dopo gli USA). Questo ha fatto sì che il lago d'Aral si stia lentamente prosciugando creando uno dei disastri ecologici più devastanti della terra (per uccelli e pesci ma anche perchè il clima della regione è totalmente cambiato lasciando una zona completamente desertica --> http://it.wikipedia.org/wiki/Lago_d%27Aral).
A Moniac tutto il disastro è visibile.
Pescherecci arrugginiti arenati nella sabbia, conchiglie calpestate dagli animali. L'acqua è a 80 km di distanza ma è raggiungibile solo da un autista esperto con la jeep in 7 ore (così dicono).

E ora torniamo al film. Sono circa le 14.30 quando scendiamo dal bus e... non c'è assolutamente niente e nessuno. Sembra "mezzogiorno di fuoco",con tanto di pianta rotolante (non so proprio come si chiama), solo che ci sono meno case.
Ci dicono che tutti i tassisti sono a mangiare, perciò aspettiamo seduti in una specie di bar (anche perchè io non è che mi sento ancora tanto bene...) dove troneggia un motore grosso come un frigorifero sul quale è poggiata una vaschetta. Ogni tanto arriva un cliente, la barista mette nella vaschetta 2 mestoli di latte, accende il motore, le cinghie si mettono a girare velocissimamente (e con un rumore assordante) e dopo una decina di minuti, tirando una levetta... esce fuori il gelato.
Cose dell'altro mondo...
Alla fine il "taxi" arriva. Chiediamo di portarci in albergo (l'unico che c'è) a 6 km di distanza (sulla guida c'è scritto 3... ma sull'affidabilità della guida spero di dire 2 parole più avanti...).
Quando si ferma davanti ad una casa, tra un rudere e il nulla... chiediamo 4 volte conferma.
Esce una nonnina con il foulard, tutta sorridente, e ci porta nella camera. Il corridoio ricorda un po' Shining, l'acqua corrente qui non esiste e il bagno è unico nel corridoio (a parte che siamo gli unici occupanti... chissà come mai!). Mi hanno anche detto (il giorno dopo arriveranno anche i francesi della gita alle fortezze) che i letti cigolavano.
Sarà. Io so solo che dopo la camminata nel deserto a vedere le barche arenate (la guida dice 5 minuti dall'albergo, in realtà sono almeno a 20 minuti... sotto la guida di 2 ragazzetti del luogo), accudita da Andrew come neanche mia mamma ha mai fatto, nonostante tutto quanto ho dormito proprio bene.

lunedì 20 agosto 2007

LE FORTEZZE E IL DESERTO - bollino V


DEDE' E ANGELE, LA FANTASIA CHE GALOPPA NEL DESERTO

I due francesi dopo appena 5 minuti di chiacchierata mi portano a rispolverare il mio sogno di licenziarmi e partire. Loro dal 1978 girano il mondo in questo modo. Lavorano uno o due anni, poi partono e stanno via per altrettanto. Dipende se nel viaggio riescono a fare dei lavoretti.
I racconti hanno un pericolosissimo lato affascinante.
Come la volta che hanno comprato un vecchio Renault, sono scesi in Mali, l'hanno venduto per arrivare in Senegal e comprare il biglietto aereo per il Brasile.
O quando hanno attraversato Iraq e Iran. E quando hanno lavorato facendo le pulizie in un ufficio in India.
Oppure i 6 mesi passati a Bora Bora vivendo a casa delle persone che li ospitavano per farsi raccontare dei loro viaggi. E via così... stato dopo stato... racconto dopo racconto e la luce nei miei occhi si riaccende.
Arrivati alla prima fortezza, l'autista apre il bagagliaio dell'auto e tira fuori un melone giallo che ci offre.
Lassù siamo solo noi e anche se le fortezze sono ridotte a ruderi, la fantasia galoppa, tra predoni e nomadi, sultani e merci preziose...

domenica 19 agosto 2007

KHIVA II - bollino V

18 agosto 2007
ALLA RICERCA DEI SOLDI, UN BELL'INCONTRO, UNA GRANDE PAURA

Usciamo dalle mura per andare in banca a cambiare i soldi (banca che sarà chiusa perchè è sabato... come lo è la domenica e a volte anche il venerdì... stavo pensando di mandare il cv).
Perlomeno la camminata non è infruttuosa. Incontriamo una coppia di francesi che ci chiedono se vogliamo andare con loro il giorno dopo a vedere le fortezze del deserto dividendo le spese dell'auto (45 dollari per 6 ore di giro con autista).
Quando rientriamo la tizia all'ingresso ci chiede di nuovo i soldi (usiamo la stessa scusa dell'albergo).
Ci consigliano di cambiare in nero ma il cambio è davvero sfavorevole. Poi ci mandano da una certa Sara che probabilmente può aiutarci.
E chi è Sara?
Quella dell'ingresso che ogni volta ci chiedeva i soldi!!!
Alla fine riusciamo a pagare l'albergo in euro e decidiamo di chiedere all'autista del giorno dopo di fermarsi alla banca di Urgench dove pare ci sia un bancomat (ma sarà quello spento di cui raccontavo...)
Rassicurati iniziamo il giro della città salendo sul minareto (entriamo con lo sconto studenti... hihihi). Le scale di pietra sono strette, buie e ripidissime. Arrivati in cima lo spazio per 5 persone è occupato da 10.
La ragazza uzbeka davanti ad Andrew senza accorgersene fa un passo indietro e vola giù nel buco della rampa (che ovviamente non era protetto da ringhiere & simili).
Lasciandoci tutti col fiato sospeso, l'amica si precipita giù per le scale, la riporta in cima mezza tramortita, dolorante e tremante.
Per rianimarla si fa dare una bottiglia, si riempie la bocca di acqua e sputa sulla faccia dell'incidentata con uno spruzzo che sembra un idrante. 2 volte.
La poverina più per la sorpresa che per altro si riprende.
Il giro prosegue tra bambini che chiedono "bon-bon" o di essere fotografati per "one dollar" (ecco perchè dicevo di essere contraria a fotografare le persone a meno di farlo di nascosto).
Il pranzo ci sorprende per il prezzo.
D'altra parte Khiva è così, bella ma turistica.

sabato 18 agosto 2007

KHIVA I - bollino V


NULLA DI CERTO, VIAGGIO NEL DESERTO, LA POLIZIA, IL PONTE DI CHIATTE, ARRIVO A KHIVA

La meta che ci eravamo prefissi di raggiungere nella giornata era Khiva. Circa 500 km attraverso i deserto del Kyzylkum e Karakum.
In che modo? Chi lo sa!!!
Ci dicono che dovrebbe esserci un bus che passa spesso per Urgench (a una trentina di km da Khiva). Dovrebbe.
Al Karavan Bazar, dove c'è il mercato e partono i bus, ci dicono che la partenza è la sera alle 20.00. Un taxi per 3 persone costa 25 $ fino ad Urgench. Mostriamo di andarcene e... ci trovano un mini-bus sgangherato e senza targa per 15000 SUM (8 eur) a testa. Saliamo e aspettiamo per più di 1 ora che si riempia (funzionano sempre così... quando sono carichi partono...). Mentre siamo lì... alle 9.45 sulla strada passa un bus, sgangherato anche lui, parabrezza scheggiatissimo. Ci catapultiamo tutti a vedere dove va. Destinazione Turtkul. L'autista del minibus mi guarda sfidandomi come a dire "haha, non va dove vuoi tu!".
Prendo velocemente una mappa... Turtkul non è così distante da Urgench e comunque... è dopo il deserto! Si sale!!!
La vegetazione della steppa si fa più rada, la sabbia più visibile e ogni tanto nasconde completamente l'asfalto obbligandoci a chiudere i finestrini per respirare.
Il bus procede lento e ogni tanto la strada è sbarrata dalla polizia per i controlli (e le mazzette...). Ogni tanto troviamo qualche animale in mezzo alla carreggiata: muli, mucche.
Dopo 2 ore e mezza Andrew mi dice sorridendo "Al ritorno un bell'aereo, neh?"
Dopo 3 ore e mezza ci si ferma nel nulla per i bisogni fisiologici. Ovviamente scendono solo gli uomini (e per un pelo il bus riparte senza un tizio che era andato dietro ad una duna...)
Dopo 5 ore salgono dei bambini a vendere delle bottiglie di acqua ghiacciata (così entro la fine del viaggio si scongelano). Devo fare la pipì!!!
Dopo 6 ore arriviamo a Turktul dove ci traslano su di un "suppostino" che ci porta ad Urgench.
Arrivati sulle sponde del grandissimo fiume Amu Darya ci rendiamo che il ponte non c'è. O meglio... è fatto da una ventina di chiatte messe in fila (e a volte le catene che le uniscono non sono ben tirate... e si vede attraverso i 20 cm l'acqua melmosa che scorre) per coprire i 600 metri.
Le macchine (solo quelle piccole, niente bus) ci passano sopra schivando le lamiere che in alcuni punti sono staccate. Molto divertente...
Arrivati ad Urgench una ragazza che era con noi sul "suppostino", canottiera leopardata e soliti denti d'oro, ci accompagna ad un taxi e si assicura che ci facciano pagare 2000 SUM (1,5 eur) per portarci fino a Khiva.
Meravigliosa. Ci fa tanti di quei discorsi in russo prima di lasciarci!
Sul taxi (un Daewoo Tico) salgono con noi altri 2 signori uzbeki.
Uno lo lasciamo per strada mentre l'altro lo accompagniamo a casa, in una zona rurale che i tour operator farebbero pagare fior di quattrini per portare la gente.
Ci sono i bambini che mangiano le canne di bambu e mi verrebbe voglia di fotografarli, non fosse che sono contraria (e a Khiva capirò che faccio bene a pensarla così).
Alle 17.00 siamo a Khiva, una piccola città bellissima e cinta da mura di paglia e terra. Per entrare ci chiedono 10.000 SUM. Inventiamo che abbiamo l'albergo all'interno (in effetti sarà così e per migliaia di volte dovremo ripeterlo).
Dopo esserci sistemati (in una madrasa trasformata in albergo) facciamo un giro sulle mura dove una signora ci chiede se può essere fotografata con noi, mangiamo e, stremati, andiamo a dormire.

venerdì 17 agosto 2007

BUKARA II - bollino V


PRINCIPIO DI CARRIERA DA DELINQUENTI, BELLISSIMA BUKHARA

Premetto che complessivamente il costo della vacanza, volo escluso, contando tutto - ma proprio tutto - è stato di 360 eur a testa.
E questo perchè, naturalmente, il prezzo delle cose è molto basso. Un pasto completo costa 2,5/5 eur , bottiglia d'acqua da 1,5 lt costa 0,20 eur, per fare 600 km si spendono circa 5/8 eur. Gli alberghi, rispetto ad altri posti nel mondo, sono un po' cari. Le stanze costano 10/20 eur.
Comunque.
Nonostante tutto costasse poco... ci dava veramente fastidio pagare ogni cosa che volevamo visitare, oltre al fatto che rischiavamo di rimanere senza soldi dal momento che: euro nessuno li voleva, la carta di credito non sapevano cosa fosse, i bancomat non esistevano.
Tutta questa premessa per dire che abbiamo iniziato a fare attenzione ad ingressi secondari e ad escogitare altri metodi per entrare di straforo...
La nostra carriera inizia dalla madrasa (le madrase sono delle scuole coraniche, cortile centrale, tante porticine con le cellette per gli studenti, archi, etc...) di Bukhara. Approfittando della distrazione del bigliettaio... oplà, siamo entrati.
Uscendo (nota bene che all'interno della madrasa eravamo in 6, quindi potevano benissimo beccarci) ho chiesto quanto costava salire sul minareto (alto 45 mt). Ci sparano la cifra di 9000 SUM a testa (ben 5 eur!). Saliamo attirati dalla vista panoramica e poi... ops, usciamo senza ricordarci di pagare.
Il senso di colpa fa capolino quando ci scontriamo (e avviene in continuazione) con la gentilezza e la povertà di questa popolazione.
Il mattino un bambino per strada ci accompagna fino al Char Minar (quella specie di sedia rovesciata che si vede nelle foto); a pranzo un signore si siede al nostro tavolo, ordina un the e del pane (mentre noi stavamo pasteggiando con i soliti gustosissimi spiedini) e tira fuori un sacchetto con dell'uva che offre ad Andrew (io sono donna, sarebbe stato sconveniente).
Non hanno niente eppure... sono sempre stati disponibili e pronti a dare tutto...
Popolo stupendo questo degli uzbeki.

giovedì 16 agosto 2007

BUKARA I - bollino V


GLI SPOSTAMENTI E I TRASPORTI, IL SENSO DI ORIENTAMENTO, MURI DI PAGLIA E TERRA
Sveglia alle 5.30 per andare in stazione e scoprire che il treno non c'è fino alle 12.00.
Considerato che la distanza tra Samarcanda e Bukhara è di circa 270 km, avrebbe voluto dire perdere una giornata.
Quindi... usciamo per strada e fermiamo un taxi che non so come capisce la nostra esigenza e ci porta in periferia dove un bus fermo, nel cui bagagliaio stanno caricando frutta e verdura di ogni genere e dimensione, ci accoglie con grande ospitalità.
Il parabrezza è tutto scheggiato (sarà una costante di vari trasporti utilizzati), l'interno non si può guardare, ovviamente niente aria condizionata, però siamo comodi e i passeggeri sono educati, silenziosi e allegri (tra l'altro... mai visto un turista sui mezzi locali... peccato per loro, meglio per noi!).
Il bus non arriva fino a Bukhara ma si ferma a 3/4 del tragitto. Dopo di che... ci traslano su un mini-bus da 11 posti (e noi siamo in 18... lo zaino sulle ginocchia).
Trovata una sistemazione per la notte, lascio ad Andrew il compito di guida per la città. Lonely Planet alla mano, dopo 1 ora abbiamo visto... niente! Magico!
Senso di orientamento nullo.
Lo prenderò in giro per tutta la vita.
Bukhara ha preservato comunque un certo fascino, con le case fatte di paglia e terra.
Dopo aver visto un po' di cose (leggi -> Andrew abdica dal ruolo di guida) ci rilassiamo prendendo un the in un locale dove ci portano piattini di accompagnamento con dentro uva passa, noci, dolcetti vari. Rilassante.

mercoledì 15 agosto 2007

SAMARCANDA II - bollino V


MAUSOLEI, OSPITALITA' E CURIOSITA'
Giornata di visita a Samarcanda.
Andiamo a vedere i mausolei di Shahr-I-Zindah, bellissimi, peccato per la presenza di turisti, soprattutto quelli italiani.
Giorni dopo incontreremo un signore francese che, davanti alla mia osservazione che i turisti italiani sono onnipresenti, mi dice "E' vero! Mi sono sempre chiesto se tutti quanti tornassero in Italia se ci starebbero!!!"
A pranzo, approfittando di un attimo di distrazione di Andrew, mi infilo in un ristorante anonimo, di quelli che il turismo non sanno neanche cos'è. E infatti... appena varcata la soglia... tutti gli occupanti dei tavoli si voltano verso di noi, facendo calare un silenzio tombale.
La cameriera con i soliti denti d'oro cerca di farci capire in cosa consiste il menu e man mano che nomina i piatti, qualche commensale attira l'attenzione mostrandoceli sul proprio tavolo.
Mentre mi bevo il solito kefir (latte fermentato) sotto lo sguardo orripilato del mio compagno di viaggi (che non riesce a mangiare nulla di non cotto e bere nulla di non chiuso ermeticamente senza stare male), una famiglia di uzbeki in visita a Samaracanda seduta nel tavolo vicino ci omaggia di metà del suo melone giallo. Tutti sorridenti e felici. Il frutto è davvero gustosissimo. Mi giro per ringraziarli ancora una volta e sorprendo uno dei tre figli con la macchina fotografica puntata verso di me.
E' la prima di una serie...
Nel pomeriggio, seduti su un muretto vicino ad una moschea, una ragazza si ferma e mi fa la foto col cellulare.
Mi fa ridere. Non mi avevano mai fotografata e guardata con curiosità.

martedì 14 agosto 2007

SAMARCANDA I - bollino V


IL TRENO DI LUSSO, SAMARCANDA, IL MALLOPPO DI SOLDI, REGISTAN, OSSERVATORIO, IL PRIMO CIBO UZBEKO, DEDICATO A FRAXI E SARA

Chiediamo di pagare con la carta di credito e il ragazzo dell'hotel (quello della sfuriata) impiega 25 minuti per: tirare fuori da un armadio la macchinetta, collegarla alla linea telefonica, tirare fuori da un cassetto le istruzioni, telefonare al direttore dell'albergo che era a casa a dormire, farci pagare.
Insomma, nonostante la sveglia all'alba, per una manciata di minuti, perdiamo il treno delle 7.00 per Samarcanda.
La bigliettaia ci guarda sconfortati e ci dice "Ci sarebbe il treno di lusso..."
A qualcuno brillano gli occhi.
Un po' caro per i miei standard ma per non perdere la giornata accettiamo.
300 km di comodità per un costo di circa 18 eur e un tempo di percorrenza di circa 5 ore. Gli scompartimenti hanno due divano-letto rivestiti di raso verde, tavolino con sopra frutta fresca e bibite, televisione che trasmette una serie TV russa (me la sono guardata quasi tutta e ho scoperto che l'hanno mandata avanti facendo saltare dei pezzi!!!). Ogni tanto la porta si apre e la "hostess" (una per ogni vagone, come in Russia) entra con qualcosa (prima con il caffè, uova fritte e salsiccia, poi con il the, poi con il pranzo di costolette di montone, patate, pane).

Ed eccoci a Samarcanda. Principale motivo che ci ha spinti a venire in Uzbekistan. Città che evoca tempi lontani, carovane sulla Via della Seta, predoni, merci preziose, popoli che si incontrano. Nomi importanti come Alessandro Magno e Marco Polo.
Tutte fantasie momentaneamente vanificate da un tassista russo che, mentre ci porta in un alberghetto del centro, ci mostra la statua di Gagarin e per tutto il tempo continua ad insultare ogni uzbeko che incontra sul cammino "uzbeki, cervello piccolo. Piccolo come mosche!".
Nel pomeriggio andiamo alla ricerca di una banca. Cambiamo 200 eur (da Tashkent in poi diventa praticamente impossibile utilizzare la carta di credito o il bancomat, gli euro non verranno quasi mai accettati. Insomma... sarà uno dei problemi maggiori quello di avere denaro) e per fortuna abbiamo con noi uno zainetto... ci mettono in mano 350.000 SUM in biglietti da 500 (il taglio massimo è 1000 sum). Sembra di aver rapinato la banca.
Giro per madrase, moschee (stupenda quella di Bibi-Hanym), mausolei, l'osservatorio di Ulugh Beg.
Il famosissimo Registan (una delle più belle piazze del pianeta) ci ammalia e visto che in quella sera ci saremmo dovuti incontrare proprio lì davanti con altri due amici in viaggio nella stessa zona, ma che poi non sono partiti, la dedica di quel che vediamo è tutta per loro.

lunedì 13 agosto 2007

TASHKENT - bollino VG


TASHKENT, CALDO, I MONUMENTI, IL BAZAR, LA RAGAZZA SICILIANA CHE LAVORA ALL'UNICEF

Di prima mattina iniziamo subito ad allenare i piedi, scendiamo alla fermata sbagliata del bus e ci facciamo km e km per raggiungere il centro.
Tripudio di fontane, monumenti, parchi freschissimi.
Ragazze alla moda, scosciatissime, russe, coreane, scollature.
A pranzo conosciamo una ragazza siciliana che lavora all'Unicef e ci racconta un po' della realtà con cui è venuta a contatto. Le ragazze si devono sposare entro i 26 anni. I matrimoni di solito sono combinati dai genitori. La ragazza che va in sposa, diventa la serva della suocera.
Le dico che vorrei andare a Termez, al confine con l'Afghanistan, per vedere dei siti archeologici (purtroppo, per questioni di tempo, non ci andremo). Mi risponde "...caaaldo!!!"
...e in Val Fergana? "Caaaaldissimo!!!"
Capisco che non si riferisce al clima metereologico.

La metropolitana è di stampo sovietico, quindi bellissima, tante cattedrali sotterranee.
Andiamo al bazar, un enorme mercato all'aperto, pieno di cose, caotico ma ordinato. Le merci in vendita sono cose che non siamo più abituati a vedere. Enormi blocchi di miele cristallizzato, mucchi di biscotti, di sapone, bacinelle con fettine di carne, spezie, palline di formaggio, pane...
I venditori aspettano i clienti bevendo il the e mangiando semi di girasole, la cui buccia è ovunque per terra.

Non facciamo neanche cena e ancora stanchi del viaggio andiamo a dormire.

domenica 12 agosto 2007

PARTENZA - bollino V


PARTENZA, AEREOPORTI, TIMORE DI DELUSIONE, LA SFURIATA MEMORABILE CON IL RAGAZZO DELLA RECEPTION DELL'ALBERGO

Guardo soddisfatta lo zaino. Pesa circa 8-9 kg, considerato che il k-way (come da sospetti espressi in precedenza) non mi è servito assolutamente a niente, avrei potuto anche fare di meglio.
A dirla tutta anche del foulard avrei potuto fare a meno. Me l'ero portato per entrare nelle Moschee. Mai servito,mai visti dei musulmani così tolleranti (ho visto anche uno che ha interrotto la preghiera per rispondere al cellulare).
E via via che passiamo i vari aereoporti e arriviamo a quello con destinazione finale, mi chiedo se il consiglio di vestirsi in maniera castigata non fosse leggermente esagerato.
Scambio due chiacchiere con una professa universitaria uzbeca e mi guardo intorno. Sono vestiti più occidentali di me, questi qua...
In realtà... non sarà ovunque così, ma procediamo con ordine.
Prima di tutto viene l'arrivo nella capitale: Tashkent. Sono le 4 di notte passate quando entriamo nell'albergo giusto (perchè ovviamente in città ci sono 2 alberghi con lo stesso nome e dove ci porta il tassista?)
Faccio una sfuriata degna delle migliori commedie napoletane al ragazzo dell'albergo che quando, il giorno dopo, capisco che era stata una incomprensione sarei voluta sprofondare sotto terra (però in questo modo abbiamo pagato una notte di albergo invece di due...)
La vita "normale" sembra già lontana migliaia di miglia. Forse perchè fisicamente è proprio così.

venerdì 10 agosto 2007

UZBEKIDOVE? - bollino V

UZBEKIDOVE? Era il titolo di un concorso indetto dalla TNT.
Ad essere sincera anche io ho dovuto prendere l'atlante per cercare esattamente dove fosse, però...
...è la prima volta che ricevo dei commenti così pittoreschi su un viaggio che sto per fare. Eccone alcuni:
  • MA CHE CA..O VAI A FARE IN UZBEK... TALEBANA!!!
  • Quand'è che parti per QUEL POSTO LA'?
  • Uzbekistan?!? La mia domanda di rito è d'obbligo: ma cosa ci sarà mai da vedere di bello in Uzbekistan?!?
  • dove vai??????e dov'e'? scusa l'ignoranza
  • Uzbekistan ??!!??? Ma non sarà uno di quegli strani paesini ex unione sovietica (scusa l'ignoranza)??
  • Bello in Asia, se non mi sbaglio.. come mai un posto così particolare??
    Qualche giorno dopo... Ma al ritorno fai anche tappa in America?
  • Vai con Ricky? Anche lui mi sembra vada DA QUELLE PARTI...
  • zona non propriamente tranquilla...nn ti smentisci mai in quanto ad originalità del viaggio.. :) (ma pensava che io andassi in Afghanistan)
    per l'Uzbekistan..ma perchè proprio l'Uzbekistan??qual è stata la scintilla che ti ha portato a scegliere questa meta? (dopo)
  • ma che ci vai a fare in Uzbekistan ... e se ti rapiscono ... e se ti perdi ... e se mi torni col burka e anche convertita all'islam ... ma una bella spiaggetta a varigotti è troppo out per te??? ;0)
La scena più bella è stata quella di Andrew quando ha dovuto comunicare la meta ai suoi
"dove vai in vacanza?"
Non posso nominare la parola Uzbekistan perchè se no si spaventa, pensa chissà cosa e sta tutto il tempo in apprensione
"a Samarcanda!"
"Ah... quindi niente mare?"
Uccavolo! Allora sa dov'è!
"Eh... no... giriamo..."
"Ma dove si trova Samarcanda?"
"Ah... AD EST DELLA TURCHIA!!!"
Il papà parte per prendere l'atlante nella libreria.
A metà percorso si rende conto che poi deve sopportarla lui per 18 giorni... fa finta di niente torna indietro.
Siamo salvi.

Per chiudere il pezzo e per iniziare il viaggio, sono andata a cercare un brano che mi era rimasto impresso.
Eccolo:

[...] il desiderio di viaggiare, di essere una specie di nomade, il prurito alla pianta dei piedi che mi spinge a vedere che diavolo si nasconde dietro l'orizzonte, a sapere come vivono, sentono, amano, odiano, mangiano e bevono, le genti di altre terre.

(Luis Sepùlveda - Patagonia Express)

Dopo di che...
A PRESTOoooooo....

sabato 4 agosto 2007

FILM - bollino V

Non ci volevo andare.
No, no, no, proprio non ci volevo andare.
Ho puntato i piedi come fanno i muli.
Ho detto che mi sarei addormentata.
Ero sicura che fosse la solita americanata.
Solo che... il cinema non proponeva alternative migliori e le pesche ripiene che avevo cucinato per la cena non erano venute così perfette come avrei sperato, così... ci sono dovuta entrare nella sala.
E... porcaccia la miseria.
Sarà anche un'americanata, però è un'americanata fatta davvero bene.
Gli effetti speciali, i combattimenti (solo verso la fine li ho trovati un po' lunghi), la storia, l'azione..
tutto perfetto...
Mi ha fatto venire voglia di andare a ravanare tra i bauli dei giocattoli di mio fratello per giocarci con i... TRAAAAAANSSSSFOOORMERS!!!