giovedì 29 marzo 2007

ERAN TRECENTO... - bollino VG


Grecia. Termopili: uno stretto passaggio diventato famoso soprattutto per la Battaglia del 480 a.C. nella quale un piccolo manipolo di 300 spartani comandati da Leonida, rallentò l'avanzata dell'enorme esercito persiano capeggiato da Serse I a prezzo della quasi completa distruzione.
E questa è storia.
Poi arriva Frank Miller, creatore tra l'altro di Sin City, che in un misto di epica, mitologia e fantasy, la traspone in chiave fumettistica.
E questo è "300", la graphic novel.
Poi arriva Zack Snyder, il regista, e ispirandosi al fumetto porta "300" nelle sale cinematografiche.
E questo è ciò che sono andata a vedere ieri sera.

Mi sono presentata allo sportello e ho detto "Due per 300".
Mi è venuto da ridere e senza pensarci ho aggiunto ad alta voce "seicento".
La cassiera mi ha guardata di storto lasciando sottintendere che è tutta la settimana che si sorbisce questa battuta scema.

Il film, dal mio punto di vista, è un piccolo capolavoro.
L'epica è portata all'eccesso ed è fedele alla chiave fumettistica.
I colori contrastanti e antichizzati, i mantelli cremisi in mezzo al campo di grano (che mi ha ricordato vagamente "Il Gladiatore"), le musiche (nella battaglia si ricorre anche a musica metal ed è perfetta), le inquadrature, le scene, i montaggi, gli effetti speciali, tutto curato nei minimi particolari.
Forse un po' troppe teste mozzate, ma... se no che battaglia è?

lunedì 26 marzo 2007

BRIVIDI POLACCHI - bollino VGR

Brivido di vento e gelo.
Brivido d'arte spettrale e diabolica
Brivido di tristezza, emozione ed angoscia
Brivido di bellezza
Brivido di paura


Venerdì, ore 21.05 partenza dall'aereoporto di Caselle diretti a Cracovia.
Ore 23.00 tocchiamo suolo polacco.
Piccolo particolare: non siamo a Cracovia.
Il vento troppo forte impedisce di atterrare e così ci troviamo ad un'ottantina di km dalla meta, ovvero a Katowice (atterraggio stile "montagne russe" con il grasso signore polacco seduto vicino a me che si attacca come un koala al sedile davanti e mi guarda pallido. E qui il vento dovrebbe essere più mite. Mi sembra superfluo dirglielo.)
Bus, taxi e alle 02.00 siamo in albergo.
Ridiamo per 15 minuti per i copripiumini (indescrivibili davvero) e altri 15 minuti perchè non ci ricordavamo come vengono trasmessi i film alla tv polacca: in lingua originale con il sonoro abbassato al minimo ed un narratore che in polacco RACCONTA i dialoghi (danno "Kill Bill 2" e sentire Uma Turman con la voce da uomo fa un effetto davvero strano).

Il Sabato lo dedichiamo alla visita della città, che sembra essere più un grande paese, molto ordinata e pulita, ormai raggiunta da benessere e progresso e piena di giovani (è città universitaria).
Il primo giro è nel quartiere ebraico, proprio dietro al nostro albergo.
Facciamo colazione in un locale che si chiama "Singer". E infatti l'interno, illuminato solo ed esclusivamente da candele, è arredato con le macchine da cucire invece che con i tavoli (non molto pratico per far stare la tazza di caffè e la fetta di torta).
Visita al castello, chiesa annessa (ci incuneiamo anche tra le travi della torre campanaria per raggiungere la campana + grande e toccare il battacchio che dicono porti fortuna!), piazza centrale (del mercato perchè al centro un bellissimo edificio ospita un mercato soprattutto di oggetti d'ambra) con torre municipale e splendida cattedrale (dentro è uno spettacolo di colori), prosecuzione fino a quel che rimane delle mura che cingevano la città (tre torri molto belle) e del barbacane più grosso d'Europa (ho scoperto lì che cos'è un barbacane).
Poi entriamo nel museo Czartoryski. Poche sale, i quadri sono accumulati alle pareti, tranne in una stanza dove c'è una sola opera: la dama con l'ermellino di Leonardo Da Vinci. Una mano spettrale, un sorriso furbesco... mi lascia un brivido lungo la schiena.
La sera ceniamo da Ariel, un ristorante ebraico forse un po' turistico ma con una zuppa di carne-miele-cannella che è la fine del mondo e un gruppo di musicisti in lingua yiddish davvero bravi.
Post-cena in un locale del centro molto trendy dove suonano dal vivo e, grazie alla serata speciale, posso ordinare un mohito a 17 Zloty.
Prezzo promozionale. Bella convenienza, se si consulta il menu il mohito costa... 17 Zloty!!!

Domenica, sveglia alle ore 07.30.
Colazione, tram fino alla stazione centrale e poi un bus di linea ci porta ad Aushwitz (70 km da percorrere con 7 Zl = 1,5 €).
Raccontare l'esperienza è difficile.
L'olocausto si studia a scuola, se ne parla diffusamente, c'è conoscenza e una filmografia ben nutrita a riguardo, eppure...
...eppure il luogo ha un potere evocativo talmente forte che è impossibile non provare un'emozione fortissima, come se per la prima volta ci si rendesse conto delle atrocità (fredde, angoscianti, impossibili da credere) che sono avvenute.
Ho letto in questo viaggio "Se questo è un uomo" di Primo Levi (un libro incredibile, oltre che per il contenuto anche per l'intelligenza, per la capacità di
descrivere e analizzare la condizione umana, le situazioni e i sentimenti e che sono felice di non aver letto a scuola perchè probabilmente non l'avrei capito a fondo) e visto che quello che succede ad un visitatore di Aushwitz (e di Birkenau, che si visita subito dopo) è un'emozione molto intima, non posso far altro che consigliare a chiunque di leggere il libro e di visitare il campo, possibilmente con una guida per capirmi (si può visitare il campo liberamente e gratuitamente ma credo che si perderebbero molte cose. Il giro con la guida nei due campi dura 4 ore).

Lunedì, di nuovo tram fino alla stazione centrale e poi mini-bus fino alle miniere di sale a Wieliczka, a una decina di km da Cracovia.
Si scende fino a 160 mt sotto terra passando davanti a sculture di sale vecchie anche 700 anni. Il culmine della visita è una stanza scolpita a formare l'interno di una chiesa sotterranea (con tanto di lampadari fatti di pezzi di sale invece delle classiche gocce di cristallo). Sorprendente.
Il ritorno in bus è puro terrore: l'autista è preso da attacchi di sonno (me lo fa notare Andrew: "guarda, ha la cecatella") e temo che finiremo dritti nella Vistola.
Il fatto che io sia qui a raccontare testimonia che ce l'abbiamo fatta e che, purtroppo, anche questo viaggio è finito.

martedì 13 marzo 2007

IRREQUIETEZZA - bollino VG


Irrequietezza.
E' tutta mia.
Irrequieta per natura.
Mangio alla velocità della luce per poter andare via dal tavolo, non che non mi piaccia chiacchierare o stare con le persone, è che voglio muovermi, andare via. Fremo. Fremo di partire.
Che poi è l'effetto principe dell'irrequietezza, l'andare via, muoversi, VIAGGIARE.
Via, via, vieni via con me... it's wonderful... it's wonderful... it's wonderful... good luck my baby...

Ieri sera sono andata all'incontro di cui parlavo in un post precedente, le Operette Medicamentose, tema, per l'appunto, l'irrequietezza.
Sala stracolma di persone, arrivo ovviamente in ritardo, reduce da 40 flessioni punitive in palestra (per colpa mia perchè avevo dimenticato la cintura).
Oggi speravo di trovare sul sito della Holden Art i nomi dei tre relatori dell'incontro ma non ho avuto successo (e ho lasciato il volantino a casa sul quale c'era scritto tutto...).
Comunque, più o meno erano: un giovane letterato della Holden Art, uno storico della farmacia e un attore del Piccolo Teatro di Milano.
I primi due si alternavano per introdurre vari personaggi di chiaro temperamento irrequieto (e quindi viaggiatori), della letteratura e della medicina, mentre l'attore leggeva dei brani tratti da libri degli stessi personaggi presentati.
Penso che tutti quanti ci saremmo voluti portare a casa l'attore per farci leggere qualunque cosa.
Fantastico... ammaliante.

Gli inquieti presentati nella serata erano:
* Paracelso - medico a 17 anni... una delle poche cose che sono riuscita a sentire perchè ero appena arrivata
* Marc Twain - viene letto un brano da "Vita sul Mississipi" dove l'idea è che l'irrequietezza porta a viaggiare, ma viaggiare è spesso perdere ogni riferimento. Il fiume varia la forma continuamente gettando l'autore, che vuole fare il traghettatore, in un'ansia assoluta, maggiore irrequietezza.
* Herr Hahnemann - l'inventore dell'omeopatia (il relatore è leggermente schierato contro!). Gran genio della medicina, cambia città praticamente ogni anno senza trovare pace se non negli ultimi anni della sua vita. L'invenzione dell'omeopatia è trattata come cura dell'irrequietezza.
* ? - viene letto un brano di quest'autore di cui non mi sono segnata il nome ma che cercherò, che descrive l'irrequietezza del seguire le lezioni universitarie fino a sfociare nella voglia di partire per la Germania e raggiungere una ragazza di nome Antia.
I suoi amici faranno una colletta per permettergli il viaggio.
* E infine... il pezzo migliore, tratto da un libro per cui l'autore viene processato (e assolto).
Lo scrittore descrive l'autostrada vicino a Reggio, che porta direttamente su verso il mare del nord passando dal Brennero.
E, dice, a volte sembra di sentirlo quell'odore di salsedine, tanto che gli viene voglia di partire con la sua Bianchina.
Tra peripezie molto divertenti, dove rischia di rimanere senza benzina, senza soldi e distolto dall'obiettivo da una fanciulla bellissima incontrata in un autogrill, la fortuna l'assiste e conclude il brano con:

"Cercatevi il vostro odore eppoi ci saran fortune e buoni fulmini sulla strada. Non ha importanza alcuna se sarà di sabbia del deserto o di montagne rocciose. Col naso in aria fiutate il vento, strapazzate le nubi all’orizzonte, forza, è ora di partire, forza tutti insieme incontro all’avventuraaaa!"
PIER VITTORIO TONDELLI

domenica 11 marzo 2007

LE STELLE SONO 351 - bollino VG

Ognuno di noi percepisce una stessa situazione a suo modo, no?
Se io e te passiamo una giornata insieme e poi scriviamo su due fogli cosa c'è rimasto, cosa ci ha colpito, cosa abbiamo provato...chissà cosa ne verrebbe fuori.
Ogni tanto me lo chiedo.

Oggi ho finito di leggere "ma le stelle quante sono" di Giulia Carcasi.
Un libro che parla di diciottenni e scritto da un'autrice ventenne alla sua prima esperienza (e un po' si vede, soprattutto da qualche frase fatta e mielosa di troppo)
E' una storia raccontata da lui e da lei.
Se ne legge prima una, si gira il libro e poi si legge l'altra.
Me l'avevano consigliato perchè "se hai avuto il coraggio di leggere Moccia e dire che non era male, allora sei ragazzetta vera e devi leggere anche la Carcasi" e poi perchè nella quarta di copertina si descriveva un'Alice che "è un po' come te".
Io ho iniziato con la parte di Carlo.
Poi sono passata ad Alice.
In tante cose mi ci sono ritrovata davvero e da pag. 89 in poi (della parte di Alice) ho iniziato ad inondare le pagine di lacrime.
Era da parecchio tempo che un libro non mi faceva questo effetto.
Con i film è più facile.