lunedì 13 novembre 2006

BABEL

Film splendido, il giocare con il tempo in 21 grammi era la base del film, in Amores Perros un bell'espediente, in Babel ormai è un puro gioco.
E poi che meraviglia l'essere catapultati in Messico e poi in Marocco e poi in Giappone... colori, persone e... lingue diverse.
E la domanda, la base di tutto il film, riassunta nel titolo: quanto unisce le persone l'utilizzare la stessa lingua?
Il dolore della donna americana, abbandonata dai compatrioti, viene alleviato dalla marocchina. Un gesto compiuto in silenzio.
Problemi di comunicazione.
La ragazza giapponese sordomuta, il cui corpo nudo sul balcone a me è rimasto impresso per ore dopo la fine del film, cerca di comunicare con il contatto fisico.
Le parole sono indispensabili per comunicare eppure quanti particolari in più si notano quando la parola non la si comprende.
Un plauso alla musica scelta per il viaggio verso il Messico, una critica nel doppiaggio dei messicani... sembrano veneti!

1 commento:

  1. Ciao!
    La recensione mi sembra perfetta... ed è solo la prima!
    Fantastica la cosa dei veneti.

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