mercoledì 2 maggio 2007

2 - SPALATO - SARAJEVO

(le foto le ho scattate a Mostar le prime 2 e nel cortile della moschea di Sarajevo l'ultima a dx)
DOMENICA 29/04/2007
La giornata più intensa...
Dopo una colazione perfetta per Lucy (salami, prosciutti, formaggi, acciughe, olive, insalata di pomodori, omelette alla marmellata di susine...) partenza.
La strada sulla costa è molto bella, sempre per la gioia dei freni della Yaris è a strapiombo sul mare.
Faccio tappa nell'ultimo posto costiero prima di svoltare verso l'entroterra: Gradac. Un po' di relax sugli scogli. Nessuno mi corre dietro, nessuno mi pressa.
Nessuno guida al posto mio... meglio se mi incammino...

Confine croazia-bosnia erzegovina: un poliziotto baffuto e poco incline al sorriso mi chiede i documenti (almeno è dalla parte giusta, dove si apre il finestrino). "Carta verde!".
Uccavolo. La carta verde. Lo guardo come una mucca guarda passare il treno.
Sto per dirgli "Mah, non sono neanche sicura di avere una patente valida e tu mi chiedi la carta verde?". Scartabello in mezzo al libretto... quella del 2005, metà '06... altra metà '06... eh no, chissà dov'è.
Ci rinuncio, lo riguardo e gli dico "Dove si paga per rifarla?"
Venti euro e sono libera. Alla faccia del bicarbonato di sodio.
Maledico, come sempre, la mia disorganizzazione.

Medjugorje: è il luogo dove dal 1981 ad oggi vi sono le apparizioni della Madonna.
E' domenica e interi paesi (giovani compresi!) si muovono per andare a Messa anche nelle chiesette intorno. Impressionante.
A Medjugorje ci vado da atea, nel rispetto di chi viene qui da credente.
Mi sembra che il luogo mantenga ancora un buon livello di semplicità (cosa non scontata, dopo aver visto sia Fatima che Lourdes), di credo sincero, fatto salvo per i soliti miliardi di negozi di souvenir religiosi tutt'intorno.
Peraltro vado anche io a comprare un ricordo per mia mamma (unico acquisto insieme ad un braccialetto che comprerò per me a Mostar). Mentre sono nel negozio, c'è un napoletano che sta per pagare una cifra piuttosto elevata per: 7 corone del rosario, una ventina di santini e una marea di altre cose. Chiede alla commessa "Allo' su' mettici ancora un rosario e facciamo cifra tonda."
Mi viene da ridere... è il caso di dirlo... uno shopping della Madonna!!!
(a posteriori sono andata a leggermi un po' di cose su Medjugorje... interessante... http://it.wikipedia.org/wiki/Medjugorje)

Pranzo a Blagaj: mi fermo in un locale dove non c'è nessuno. Io e il cameriere, un tizio simpatico decisamente patriottico: ordino dell'acqua (mai bevuto alcool in tutti e 4 i giorni!!!) e mi dice in una specie di inglese "questa è la Mostarka (l'acqua di Mostar), è speciale!"
Dopo aver mangiato un piattone di cevapcici con patate fritte e un'insalatona mista, se ne arriva con un dolce "Offerto dal ristorante! E' un dolce tipico bosniaco. Cioè... è anche turco... ma quello bosniaco è più buono!!!". Chiudo con un caffè. Totale del pranzo 3,5 €.
Mentre mi chiede se ho bisogno di trovare un posto per dormire mi chiedo che razza di cera devo avere per attirare tutta questa gentilezza.
Sono commossa.

Blagaj, il monastero dei dervisci: su consiglio di un amico che c'era stato, vado a vedere il monastero che era abitato dai monaci Dervisci Sufi(i monaci che ricercano il Nur, l’illuminazione, e raggiungono l’estasi attraverso l’infinito volteggiare della danza). Nei pressi di una sorgente che forma delle piccole cascate. Il luogo è molto bello.
Al fondo delle scale di legno per entrare nel monastero (che sembra più che altro una casetta), lascio le scarpe in mezzo alle altre e a piedi scalzi... mi faccio rincorrere dal guardiano. Azzo... il mio amico si era dimenticato di dirmi che è un luogo musulmano.
Mi copro la testa con un foulard (che mi ha dato il guardiano) ed entro. Ci sono una decina di stanze, il pavimento di legno ricoperto da tappeti. In alcune trovo dei musulmani che pregano, in altre gruppi di persone che, sedute per terra, sorseggiano il tè servito sui grandi vassoi d'argento.

Mostar: in assoluto la città che è valsa da sola tutto il viaggio.
E' il luogo di confluenza tra Oriente e Occidente, la città del ponte, lo Stari Most, che durante la guerra è stato abbattuto con tanta ferocia proprio per segnare il distacco tra i due mondi.
Il ponte è stato ricostruito e dei pazzi si tuffano da lassù nel fiume, solo per farsi fotografare.
Mi fermo fino a sentire i muhezzin cantare dai minareti. Nelle vie è pieno di turisti italiani.
Prima di arrivare in centro, però, ho un incontro ed un'emozione particolari.
Il cimitero ed un incontro: sbagliando strada, mi trovo nella parte superiore del cimitero musulmano della città.
Rimango talmente impressionata dalla distesa di tombe (che non hanno la croce ma una sorta di piccolo obelisco con sopra la stella e la mezzaluna) che fermo l'auto e scendo. Mentre cerco di capire come si fa ad entrare, un uomo (il manutentore del cimitero) dall'interno mi fa segno di scendere dal muretto.
Scavalco (naturalmente nel punto che aveva indicato, che non è quello da dove scavalco, c'erano delle pietre che formavano una scaletta... ) entro e lui mi dice "Molim?"
Ora... "Molim" è una delle poche parole che conosco (= prego? Cosa posso fare per te? / Che cacchio ci fai in un cimitero, cosa vuoi vedere?).
Quindi, la depenno dalla lista delle parole note e capisco che le altre che mi sono rimaste non sono sufficienti a spiegargli che cosa mi ha attirata.
Gli faccio un gesto che vorrebbe indicare "enorme".
Mi fa cenno di sedermi affianco a lui su di una tomba. Mi siedo.
Mi offre una sigaretta. Nego... non fumo. E lo so che se avessi accettato probabilmente avremmo stabilito un punto di contatto... visto che a comunicare è tutto così difficile. Trovo la situazione molto buffa. Sono seduta su di una tomba vicino ad un uomo che mi sta raccontando chi sa cosa e mi sta (e si sta) chiedendo che cacchio ci faccio lì.
Dopo averlo salutato cerco di entrare nel cimitero dalla parte giusta.
E quello che trovo è esattamente quello che temevo.
La distesa di tombe (ed è davvero una distesa incredibilmente vasta) riporta per tutti lo stesso anno di morte.
1993. 1993. 1993. 1993. 1993. 1993. 1993. 1993. 1993. A volte non c'è neanche il giorno o il mese. Solo l'anno. 1993.
L'emozione che diventa un paio di mani che afferrano lo stomaco e mi provocano una sensazione di vomito e lacrime.

Valle tra Mostar e Sarajevo: una valle attraversata da un fiume. Vegetazione foltissima, montagne simili alle dolomiti.
Scheletri di case.

Sarajevo: dopo aver cercato un posto per dormire vado a vedere la città di notte.
A parte la periferia, dove ci sono i classici palazzi... il centro è incastonato in mezzo alle colline.
Le colline sono ricoperte di case, le case hanno le luci accese.
Sembra di essere in mezzo ad un cielo stellato.
Ceno nel centro (anche qui, tanti, tantissimi turisti italiani) e me ne torno in albergo rimandando la visita al giorno dopo.

Una domenica intensa...

7 commenti:

  1. attenderò con ansia...
    Camp*

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  2. Glab... ho scritto anche il secondo pezzo... un po' lungo forse...
    :-|

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  3. Glab......
    però interessante, dai !

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  4. ciao sto partendo per un reportage nei Balcani che mi porterà anche a Sarajevo e Mostar... accetto consigli... Se vuoi passa a trovarmi sul mio blog:

    www.rivkaspizzichino.splinder.com

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  5. Rivka, stupendo il tuo blog e quello che fai, + tardi vengo a commentare da te!
    Buon viaggio!

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