Osservo.
Quando qualcuno sta male in un condominio e lo si va a prendere con l'ambulanza, osservo.
Osservo i vicini di casa.
E' una cosa che ci insegnano. A valutare l'ambiente.
Un paio di sabati fa è stato male il vecchietto dell'ultimo piano di una casa.
Vestita di arancione catarinfrangente, una bombola dell'ossigeno in mano, la barella parcheggiata al fondo delle scale, incontro un uomo di mezza età.
Sono le cinque di notte, sta rincasando da una serata che gli è andata evidentemente bene, come vuol trasmettermi alzando le sopracciglia con un sorriso sghembo.
Non mi chiede cosa succede.
Non mi chiede chi sta male e quanto.
Probabilmente il vecchietto dell'ultimo piano neanche lo conosce, l'avrà incontrato qualche volta andando a buttare l'immondizia, magari gli avrà rotto pure i coglioni.
Schiattasse quel vecchietto dell'ultimo piano.
Alza le sopracciglia e fa il sorriso sghembo, per trasmettermi che la serata gli è andata bene.
E' una storia che si ripete.
Come se fosse normale essere abituati a vivere così.
Come se fosse normale che io e le mie amiche siamo riuscite a vederci la scorsa settimana per scambiarci i regali di Natale e Compleanno.
Come se fosse normale vedere i propri amici il cui figlio, Mattia, l'ultima volta si aggirava malfermo sulle gambe e ritrovarlo che recita quasi a memoria le fiabe.
Come se fosse normale ritagliare dieci minuti dopo il lavoro per ricevere le partecipazioni di nozze di PaolAgrario.
Per questo ed altri motivi la scorsa settimana sono andata dal mio capo a chiedere il part-time.
Gli ho chiesto due ore in meno al giorno da dedicare al lavoro, due ore in più per me e i miei amici.
Per avere più tempo e non trasformarmi nell'Uomo Grigio di Momo.
E lui...
...mi ha detto no.
Come se fosse normale.