Non c'è week-end al rifugio senza momento adrenalinico.
Domenica è stata una giornata senza una nuvola. Stupenda.
Il rifugio era strapieno.
Gente in bici, camminatori con bacchette, mangioni, amici, alpinisti che si son fermati 2 giorni per poter raggiungere due mete diverse, alianti che giocavano a rincorrersi in cielo, un parapendista (si dirà così?).
La sera, stanchissimi ma felici, chiudiamo le ante e iniziamo la discesa.
Io e Will decidiamo di andare a piedi fino alla mia macchina.
Prima di tutto abbiamo fatto un incontro: il montanaro che vive nella baita più sotto.
Era fermo, con un binocolo in mano, a guardare i camosci.
"Guardate" ci ha detto "si vedono ad occhio nudo".
Zero.
Proviamo con il binocolo.
Zero.
Per circa 15 minuti a cercare e cercare e lui che continuava a dire "Ma siiii, è lì.... su quello spiazzo...."
Stavo quasi per mentire con un "AHHHHhhhh.... eccccoooolooooo!" ma temevo di essere smascherata immediatamente.
Che umiliazione.
Poi abbiamo proseguito.
Ed ecco la scena stile "Apocalypse Now": due elicotteri (di cui uno del 118) sorvola le nostre teste e inizia a scandagliare le montagne intorno.
Noi continuiamo a scendere e loro continuano a cercare, cercare, cercare.
E' l'imbrunire.
Pensiamo a chi si possa essere perso o fatto male.
Penso comunque che l'area di ricerca sia un po' troppo ampia per trovarlo vivo.
Arriviamo all'auto, ci mettiamo in cammino, passiamo da Zanzarologa a recuperare gli zaini (lei ha il fuoristrada) e ci dirigiamo verso casa.
Ed ecco arrivare la telefonata di uno dei soccorritori.
Era il parapendista ad essersi schiantato contro le rocce. Un brutto incidente ma è ancora vivo (che io sappia). E come dice Will: forza Icaro!
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