"Azz, mamma... devo uscire... sono in ritardo... "
"..."
"Sto masterizzando un DVD e non ha ancora finito, posso lasciare a te il compito di spegnere il PC quando ha terminato?"
"Certo! Devo andare su 'chiudi sessione', no?"
"Bravissima!!! Ma che mito!!! Perfetto! Allora, unica cosa... aspetta che la finestrella 'copia in corso' si chiuda e poi puoi spegnere"
"Va bene. Ah... aspetta... ma tu non hai il mouse? Come faccio?"
"Ah, giusto... c'è questa cosa... si chiama touchpad..."
"Ah si, passo il dito sopra e si muove... facile. E per cliccare? Cosa devo schiacciare? Questo?"
CLIC.
Copia in corso annullata.
....
...
..
.
giovedì 31 gennaio 2008
SCHERZIAMO? - bollino G
E' da quando sono piccina che Carnevale per me significa due cose:
1) frittelle di mele
2) battaglia delle arance al Carnevale d'Ivrea.
Le frittelle gonfie e spolverate di zucchero che friggeva mia mamma mentre io e mio fratello facevamo i compiti.
Le frittelle che facevamo da ragazzi nel paese dei miei nonni (che poi è dove vivo adesso). Si girava vestiti in maschera bussando di casa in casa per farci regalare le uova e le mele. Poi si andava nella scuola semi-dismessa a cuocerle e mangiarle.
La battaglia delle arance dove mi portavano ogni anno i miei.
Con in testa un fazzoletto rosso che indica neutralità.
Carnevale di cui ho perso davvero poche edizioni.
Per scoprire che quest'anno, se si vuole andare di domenica, si pagano 6 euro.
6 euro per andare ad un carnevale.
E in un paesino vicino al mio, dove fanno semplicemente la sfilata dei carri nel centro cittadino, si accede per 2,5 eur.
Alla faccia delle feste popolari.
1) frittelle di mele
2) battaglia delle arance al Carnevale d'Ivrea.
Le frittelle gonfie e spolverate di zucchero che friggeva mia mamma mentre io e mio fratello facevamo i compiti.
Le frittelle che facevamo da ragazzi nel paese dei miei nonni (che poi è dove vivo adesso). Si girava vestiti in maschera bussando di casa in casa per farci regalare le uova e le mele. Poi si andava nella scuola semi-dismessa a cuocerle e mangiarle.
La battaglia delle arance dove mi portavano ogni anno i miei.
Con in testa un fazzoletto rosso che indica neutralità.
Carnevale di cui ho perso davvero poche edizioni.
Per scoprire che quest'anno, se si vuole andare di domenica, si pagano 6 euro.
6 euro per andare ad un carnevale.
E in un paesino vicino al mio, dove fanno semplicemente la sfilata dei carri nel centro cittadino, si accede per 2,5 eur.
Alla faccia delle feste popolari.
MARTEDI' A SORPRESA - bollino V
Tenetevi liberi Martedì sera, ci dice Leo.
Che si fa? Che si fa?
Sorpresa...
Ma come sarebbe "Sorpresa"... ma è cena, aperitivo, cosa?
Sorpresa...
Ma a che ora? Dove?
Sorpresa...
Abbigliamento? Posso indossare la maglia traforata?
Certo... così se fa caldo...
E ci siamo trovati Martedì sera davanti ad una porta con vetri colorati in una zona dove non c'è quasi nulla.
Davanti alla porta un ragazzo con la coppola controlla gli invitati su di una lista.
Sopra alla porta un'insegna: "Teatro della Caduta".
La curiosità è sempre più grande.
Riesco a sbirciare all'interno. Ci sono delle sedie in una stanzetta.
Una volta entrati scopriremo che la stanzetta E' il teatro.
Il teatro più piccolo di tutta Torino.
Ospita una quarantina di spettatori.
Il palco minuscolo è ottimizzato con un soppalco sul quale stanno la violinista e il suonatore di pianoforte (fantastici)
Si entra e non si paga.
Va ad offerta.
Lo spettacolo ha inizio. Si susseguono vari personaggi, divertenti, bravi, interessanti, curiosi.
C'è chi incanta manipolando delle palline trasparenti, chi recita poesie surreali e divertenti, chi canta canzoni francesi, chi canzoni sicule, e via... via...
Nella pausa viene offerto un bicchierino di sherry.
E la serata scorre divertente in un mondo che sembra uscito dal cappello di un prestigiatore.
Ci trovo dentro il lato esplosivo e spettacolare del film "Moulin Rouge".
Bello. Da tornare e ritornare.
Che si fa? Che si fa?
Sorpresa...
Ma come sarebbe "Sorpresa"... ma è cena, aperitivo, cosa?
Sorpresa...
Ma a che ora? Dove?
Sorpresa...
Abbigliamento? Posso indossare la maglia traforata?
Certo... così se fa caldo...
E ci siamo trovati Martedì sera davanti ad una porta con vetri colorati in una zona dove non c'è quasi nulla.
Davanti alla porta un ragazzo con la coppola controlla gli invitati su di una lista.
Sopra alla porta un'insegna: "Teatro della Caduta".
La curiosità è sempre più grande.
Riesco a sbirciare all'interno. Ci sono delle sedie in una stanzetta.
Una volta entrati scopriremo che la stanzetta E' il teatro.
Il teatro più piccolo di tutta Torino.
Ospita una quarantina di spettatori.
Il palco minuscolo è ottimizzato con un soppalco sul quale stanno la violinista e il suonatore di pianoforte (fantastici)
Si entra e non si paga.
Va ad offerta.
Lo spettacolo ha inizio. Si susseguono vari personaggi, divertenti, bravi, interessanti, curiosi.
C'è chi incanta manipolando delle palline trasparenti, chi recita poesie surreali e divertenti, chi canta canzoni francesi, chi canzoni sicule, e via... via...
Nella pausa viene offerto un bicchierino di sherry.
E la serata scorre divertente in un mondo che sembra uscito dal cappello di un prestigiatore.
Ci trovo dentro il lato esplosivo e spettacolare del film "Moulin Rouge".
Bello. Da tornare e ritornare.
UNICA DISTRAZIONE DEL WE - bollino V
SALUTI DA PRAGA - bollino V
Ma quanto ho riso?
David doveva andare a Praga per lavoro.
"Vuoi che ti compri qualcosa?"
"No... una cartolina mi farebbe felice"
Apro la cassetta delle lettere.
Cartolina... "Mi sei costata ben 20 minuti di coda all'ufficio postale per i francobolli. Più altri 10 minuti per spiegare a gesti cosa volevo..."
Ho riso.
Perchè il messaggio continuava su una seconda cartolina.
"Tanta fatica per una sola cartolina? Meglio ottimizzare..."
Mi ha mandato due cartoline.
Ma c'è una persona normale? :-)
David doveva andare a Praga per lavoro.
"Vuoi che ti compri qualcosa?"
"No... una cartolina mi farebbe felice"
Apro la cassetta delle lettere.
Cartolina... "Mi sei costata ben 20 minuti di coda all'ufficio postale per i francobolli. Più altri 10 minuti per spiegare a gesti cosa volevo..."
Ho riso.
Perchè il messaggio continuava su una seconda cartolina.
"Tanta fatica per una sola cartolina? Meglio ottimizzare..."
Mi ha mandato due cartoline.
Ma c'è una persona normale? :-)
domenica 27 gennaio 2008
LE PETIT PRINCE - bollino G
E' un odi et amo tra me ed "Il Piccolo Principe", il racconto di Antoine de Saint Exupéry ( qui la versione integrale in italiano).
Mi innervosisce la palese ricerca di frasi ad effetto tipo "New Age" che vogliono insegnarti chissà quale verità sulla vita.
Anche quell'insistere su "l'essenziale è invisibile agli occhi" ripetuto ossessivamente.
Guarda che ho capito.
E poi, lo trovo un racconto triste. Mi mette di malumore.
L'amarezza che lascia la fine del Piccolo Principe, dei rapporti che finiscono, che si chiudono, amici che se ne vanno, amori non compresi.
Eppure...
...eppure ho letto il racconto tantissime volte.
E' la volpe che mi frega. La figura della volpe, simbolo dell'amicizia, della volontà e ritualità dell'incontro e di quella frase che cerca di rendere più facile l'idea del distacco.
Guadagnare il colore del grano.
Un incontro che regala una visione diversa. Dà un senso a delle cose che prima non significavano nulla.
Mi piace.
Perchè anche se non ci si vede più, rimane e lascia qualcosa.
Venerdì sera sono andata a vedere una rappresentazione de "Il Piccolo Principe" portata in scena dall'Accademia Teatro di Torino.
Una unica attrice ha letto/recitando, libro alla mano, il racconto.
Il lato interessante era il proiettare, alle sue spalle, disegni fatti in diretta da Licio Esposito (sul palco insieme a lei). Disegni che incantavano, tracciati sulla sabbia sparsa su di una lavagna luminosa e poi cancellati con il passaggio della mano sulla stessa.
Alla fine dello spettacolo "l'ombra della luce", una canzone di Battiato.
Con il ritornello che è tutto da dedicare alla mia volpe.
Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente;
quando il mio percorso, si fa incerto.
E non mi abbandonare mai...
Non mi abbandonare mai!
...
Mi innervosisce la palese ricerca di frasi ad effetto tipo "New Age" che vogliono insegnarti chissà quale verità sulla vita.
Anche quell'insistere su "l'essenziale è invisibile agli occhi" ripetuto ossessivamente.
Guarda che ho capito.
E poi, lo trovo un racconto triste. Mi mette di malumore.
L'amarezza che lascia la fine del Piccolo Principe, dei rapporti che finiscono, che si chiudono, amici che se ne vanno, amori non compresi.
Eppure...
...eppure ho letto il racconto tantissime volte.
E' la volpe che mi frega. La figura della volpe, simbolo dell'amicizia, della volontà e ritualità dell'incontro e di quella frase che cerca di rendere più facile l'idea del distacco.
Guadagnare il colore del grano.
Un incontro che regala una visione diversa. Dà un senso a delle cose che prima non significavano nulla.
Mi piace.
Perchè anche se non ci si vede più, rimane e lascia qualcosa.
Venerdì sera sono andata a vedere una rappresentazione de "Il Piccolo Principe" portata in scena dall'Accademia Teatro di Torino.
Una unica attrice ha letto/recitando, libro alla mano, il racconto.
Il lato interessante era il proiettare, alle sue spalle, disegni fatti in diretta da Licio Esposito (sul palco insieme a lei). Disegni che incantavano, tracciati sulla sabbia sparsa su di una lavagna luminosa e poi cancellati con il passaggio della mano sulla stessa.
Alla fine dello spettacolo "l'ombra della luce", una canzone di Battiato.
Con il ritornello che è tutto da dedicare alla mia volpe.
Difendimi dalle forze contrarie,
la notte, nel sonno, quando non sono cosciente;
quando il mio percorso, si fa incerto.
E non mi abbandonare mai...
Non mi abbandonare mai!
...
venerdì 25 gennaio 2008
CHEZ HOMMES - bollino V
C'è Paolì che l'ultima volta per cena ha preparato:
risotto al curry con appoggiati sopra degli spiedini di gamberi infilzati da un ramo di rosmarino
crema catalana che ne avrei mangiata due kg (era anche munito dell'apposito attrezzo per far caramellare lo zucchero)
C'è DD che ieri ha cucinato, tutto da solo:
antipasto di gamberetti, avocado, pompelmo
linguine con sugo di pesce
branzino al forno con fondo di pomodoro, olive e limone
crepes con crema di cioccolato e panna (fatte rigorosamente a mano)
Che bravi questi ometti moderni.
risotto al curry con appoggiati sopra degli spiedini di gamberi infilzati da un ramo di rosmarino
crema catalana che ne avrei mangiata due kg (era anche munito dell'apposito attrezzo per far caramellare lo zucchero)
C'è DD che ieri ha cucinato, tutto da solo:
antipasto di gamberetti, avocado, pompelmo
linguine con sugo di pesce
branzino al forno con fondo di pomodoro, olive e limone
crepes con crema di cioccolato e panna (fatte rigorosamente a mano)
Che bravi questi ometti moderni.
GRAMELLINI - bollino GR
Famolo Strano
Ho visto Christian De Sica, su un set che assomigliava al Senato, gridare «faccia di m…» a un mastelliano pallido. Ho pensato che il Tg3 fosse chiuso per lutto e lo avessero sostituito con un film dei Vanzina. Allora ho girato sul Tg4, dove Fede saltellava giulivo con le tasche già piene di bandierine di Forza Italia da infilzare nei plastici elettorali. Il senatore De Sica dominava la scena anche lì: si ergeva in mezzo all’aula come su un lungomare della Versilia, con gli occhiali da sole e il maglione rosso appeso al collo sopra la giacca e la cravatta: una «mise» che avrebbe fatto inorridire pure Oronzo Canà. Poi hanno inquadrato un signore che gli scampanellava addosso e non si trattava di Pippo Franco, ma di Marini. Quindi non era un film. Era il Senato della Repubblica. E il tipo da bar non era De Sica, ma Nino Strano di An. Uno che ha festeggiato la vittoria in aula riempiendosi la bocca di mortadella. Quindi un senatore vero.
Fino a vent’anni fa, la classe politica restava lievemente migliore della media dei suoi elettori. Ora l’identificazione è totale. Anzi, la Casta è talmente democratica che ha deciso di scendere anche più in basso. I diniani, per esempio. Erano tre: uno ha votato a favore, uno contro e il terzo si è astenuto. Rinserrato nel suo tinello, l’Italiano osserva questi guitti con la stessa smorfia di degnazione che riserva ai concorrenti del telequiz che, alla domanda se la Sacher sia il dolce tipico dell’Austria o del Rwanda, non sanno quale delle due accendere. Li osserva e all’improvviso si sente serissimo e intelligentissimo. Solo che si chiede perché mai dovrebbe di nuovo andarli a votare.
Massimo Gramellini su La Stampa del 25/01/2008
MIO APPELLO:
SVIZZERA, INVADICI, TI PREGO.
Ho visto Christian De Sica, su un set che assomigliava al Senato, gridare «faccia di m…» a un mastelliano pallido. Ho pensato che il Tg3 fosse chiuso per lutto e lo avessero sostituito con un film dei Vanzina. Allora ho girato sul Tg4, dove Fede saltellava giulivo con le tasche già piene di bandierine di Forza Italia da infilzare nei plastici elettorali. Il senatore De Sica dominava la scena anche lì: si ergeva in mezzo all’aula come su un lungomare della Versilia, con gli occhiali da sole e il maglione rosso appeso al collo sopra la giacca e la cravatta: una «mise» che avrebbe fatto inorridire pure Oronzo Canà. Poi hanno inquadrato un signore che gli scampanellava addosso e non si trattava di Pippo Franco, ma di Marini. Quindi non era un film. Era il Senato della Repubblica. E il tipo da bar non era De Sica, ma Nino Strano di An. Uno che ha festeggiato la vittoria in aula riempiendosi la bocca di mortadella. Quindi un senatore vero.
Fino a vent’anni fa, la classe politica restava lievemente migliore della media dei suoi elettori. Ora l’identificazione è totale. Anzi, la Casta è talmente democratica che ha deciso di scendere anche più in basso. I diniani, per esempio. Erano tre: uno ha votato a favore, uno contro e il terzo si è astenuto. Rinserrato nel suo tinello, l’Italiano osserva questi guitti con la stessa smorfia di degnazione che riserva ai concorrenti del telequiz che, alla domanda se la Sacher sia il dolce tipico dell’Austria o del Rwanda, non sanno quale delle due accendere. Li osserva e all’improvviso si sente serissimo e intelligentissimo. Solo che si chiede perché mai dovrebbe di nuovo andarli a votare.
Massimo Gramellini su La Stampa del 25/01/2008
MIO APPELLO:
SVIZZERA, INVADICI, TI PREGO.
giovedì 24 gennaio 2008
IRONICA DENTRO - bollino VG
Ho un mito di amica.
Che sta facendo l'inseminazione artificiale.
Che già di per sè fa schiattare dalle risate quando racconta di cosa combina in preda all'effetto degli ormoni con i quali la bombardano.
Ieri l'hanno addormentata per prelevarle gli ovuli, quando si è svegliata i medici le hanno chiesto "Come si sente?"
E lei "Come la pecora Dolly"
Che sta facendo l'inseminazione artificiale.
Che già di per sè fa schiattare dalle risate quando racconta di cosa combina in preda all'effetto degli ormoni con i quali la bombardano.
Ieri l'hanno addormentata per prelevarle gli ovuli, quando si è svegliata i medici le hanno chiesto "Come si sente?"
E lei "Come la pecora Dolly"
CAPISCIMI A ME - bollino VG
Credo che buona parte della mia capacità logica ed intuitiva sia da ricondurre alla scarsa o peculiare capacità comunicativa del mio babbo.
Ogni volta che deve raccontare qualcosa lo fa dando per scontato che l'interlocutore sia nella sua testa.
L: buono questo stoccafisso e cipolle
B: mettici sopra un po' di olio ah!eh! quella che veniva a scuola con te
(suppongo che l'olio non venisse a scuola con me. Gioco "cambio repentino di argomento", meglio non iniziare a chiedersi se c'è una relazione se no è finita.)
B: facevate i cosi insieme
(i cosi... i cosi... giochino "sostituisci -cosi- con altro", molto usato dal babbo)
L: i compiti?
(and the winner is...)
B: eh. abitava qui vicino a casa, sopra al bar...
(a quel punto io ho già capito di chi si tratta, nonostante i 500 bar del circondario e nonostante babbo non si fosse accorto che lui non abita più nella casa di prima. Giochino "Orientati dove io penso di essere")
L: Ah, Francesca! Ma mica veniva a scuola con me...
B: Ecco, e allora ho incontrato lui...
(cacchio, la Francesca ha fatto l'operazione a Casablanca! Troppo avanti il babbo a comunicarlo così!)
B: ...come sempre suonato come una campana
L: Ah! Ma non hai incontrato Fra, hai incontrato il suo babbo!
(Giochino "dai che era ovvio, no? D'altra parte come mai ogni tanto ti chiamo con il nome di tuo fratello? Tanto è uguale!")
B: E allora mi ha detto che non sta più con la moglie. E io gli ho detto "Oh, mi dispiace!" e lui mi ha risposto "A me no!"
Grasse risate del babbo.
Che fatica.
Che fatica.
Sono veramente provata.
Magari mi mangio un altro po' di stoccafisso...
Ogni volta che deve raccontare qualcosa lo fa dando per scontato che l'interlocutore sia nella sua testa.
L: buono questo stoccafisso e cipolle
B: mettici sopra un po' di olio ah!eh! quella che veniva a scuola con te
(suppongo che l'olio non venisse a scuola con me. Gioco "cambio repentino di argomento", meglio non iniziare a chiedersi se c'è una relazione se no è finita.)
B: facevate i cosi insieme
(i cosi... i cosi... giochino "sostituisci -cosi- con altro", molto usato dal babbo)
L: i compiti?
(and the winner is...)
B: eh. abitava qui vicino a casa, sopra al bar...
(a quel punto io ho già capito di chi si tratta, nonostante i 500 bar del circondario e nonostante babbo non si fosse accorto che lui non abita più nella casa di prima. Giochino "Orientati dove io penso di essere")
L: Ah, Francesca! Ma mica veniva a scuola con me...
B: Ecco, e allora ho incontrato lui...
(cacchio, la Francesca ha fatto l'operazione a Casablanca! Troppo avanti il babbo a comunicarlo così!)
B: ...come sempre suonato come una campana
L: Ah! Ma non hai incontrato Fra, hai incontrato il suo babbo!
(Giochino "dai che era ovvio, no? D'altra parte come mai ogni tanto ti chiamo con il nome di tuo fratello? Tanto è uguale!")
B: E allora mi ha detto che non sta più con la moglie. E io gli ho detto "Oh, mi dispiace!" e lui mi ha risposto "A me no!"
Grasse risate del babbo.
Che fatica.
Che fatica.
Sono veramente provata.
Magari mi mangio un altro po' di stoccafisso...
mercoledì 23 gennaio 2008
SAGGIO- bollino V
LA MANCANZA DI CHIAREZZA E' IL BRODO DI CULTURA DI TUTTI I CASINI.
(il mio mitico collega Nico di ritorno da una riunione)
(applicabile in molti campi)
ESTRANIAMENTO - bollino V
Era un ristorante davvero spartano.
Nessun avventore all'interno. Solo noi.
E il proprietario, ovviamente.
Seduto con un altro peruviano ad uno dei tavolini ricoperti da tovaglie cerate.
Dalla tv usciva terribile musica sudamericana.
Con un sorriso aperto l'uomo ci aveva portato il menu (un foglio stampato).
Mi chiedo ancora adesso perchè.
Ci aveva portato il menu e poi ci aveva detto "Pero yo te digo que no esta todo"
No, in pratica su dieci piatti riportati non ce n'era neanche uno.
Neanche uno.
Si deve andare nel fine settimana per trovarli. ceviche, marisco frio...
Sempre sorridendo ci aveva proposto due piatti.
"Lomo saltado" e "bistec a lo pobre" una bistecca con banana fritta e patate e riso.
E ci teneva a precisare che i poveri mangiano tanto, di non farsi ingannare dal nome.
Difatti i piatti che ci aveva portato erano enormi.
La bistecca dura ma accompagnata da una salsina verde piccante da morire.
Il conto l'avevamo pagato ad una donna con una giacca leopardata niente male.
E poi, usciti, lasciandoci dietro una scia infinita di odore di cipolla e cibo, eravamo andati su, su, al Santuario.
Di notte, a vedere la distesa delle luci della città là sotto.
E, tutto intorno, le montagne innevate.
Solo che non erano le Ande.
Erano le Alpi viste da Superga.
Anche a Torino si può trovare un angolo di Perù.
Nessun avventore all'interno. Solo noi.
E il proprietario, ovviamente.
Seduto con un altro peruviano ad uno dei tavolini ricoperti da tovaglie cerate.
Dalla tv usciva terribile musica sudamericana.
Con un sorriso aperto l'uomo ci aveva portato il menu (un foglio stampato).
Mi chiedo ancora adesso perchè.
Ci aveva portato il menu e poi ci aveva detto "Pero yo te digo que no esta todo"
No, in pratica su dieci piatti riportati non ce n'era neanche uno.
Neanche uno.
Si deve andare nel fine settimana per trovarli. ceviche, marisco frio...
Sempre sorridendo ci aveva proposto due piatti.
"Lomo saltado" e "bistec a lo pobre" una bistecca con banana fritta e patate e riso.
E ci teneva a precisare che i poveri mangiano tanto, di non farsi ingannare dal nome.
Difatti i piatti che ci aveva portato erano enormi.
La bistecca dura ma accompagnata da una salsina verde piccante da morire.
Il conto l'avevamo pagato ad una donna con una giacca leopardata niente male.
E poi, usciti, lasciandoci dietro una scia infinita di odore di cipolla e cibo, eravamo andati su, su, al Santuario.
Di notte, a vedere la distesa delle luci della città là sotto.
E, tutto intorno, le montagne innevate.
Solo che non erano le Ande.
Erano le Alpi viste da Superga.
Anche a Torino si può trovare un angolo di Perù.
Etichette
Friends will be friends,
Gite,
La grande abbuffata
martedì 22 gennaio 2008
LA PEGGIO LUCY - bollino G
Certe volte sono proprio odiosa.
Talmente odiosa da risultare fastidiosa a me stessa.
Sabato, per esempio, è nata una discussione con mia mamma su di un ortaggio.
Se ne arriva a casa con una specie di papaya coperta di spine e mi dice "guarda, ho preso la melanzana americana".
"Mamma" dico io "mi fai sempre le paranoie che non bisogna comprare la verdura fuori stagione e poi tu compri le cose transgeniche"
"Ma non è transgenica" dice lei "l'ho comprata dal contadino! Cresce anche qui!"
"Ma cosa vuol dire??? Solo perchè la compri dal contadino mica vuol dire che non sia OGM!"
Ed è qui che esce la mia antipatia.
Perchè è sempre così: il fatto che lei sia testarda, petulante e saccente, fa si che io mi ponga costantemente in conflitto e sullo stesso piano.
E tanto più lei si arroga la conoscenza di un argomento, tanto più io mi abbarbico alle mie posizioni. Così, per partito preso e gonfia di presunzione.
Venti minuti di litigata su Organismi Geneticamente Modificati e una cavolo di melanzana (una cavolo di melanzana è sicuramente transgenica... haha).
E lei che neanche sapeva come avviene una modificazione genetica e sosteneva che è solo quando incroci una pianta con un animale ("per esempio il salmone con le fragole, così crescono anche a basse temperature" e io "e risalgono anche la corrente fino al supermercato") e io a parlare di acido deossiribonucleico per impressionarla.
Per una cavolo di melanzana.
E poi, il giorno dopo, mangiarla, ammettere che è buona giusto per stemperare i toni e sentirsi dire "Comunque non può essere transgenica, altrimenti non l'avrebbero fatta con le spine. Una fatica a pulirla!"
E di nuovo 15 minuti di discussione.
E poi andare su Wikipedia e scoprire che è una Chayote (Sechium Edule), naturalissimo ortaggio sudamericano.
Talmente odiosa da risultare fastidiosa a me stessa.
Sabato, per esempio, è nata una discussione con mia mamma su di un ortaggio.
Se ne arriva a casa con una specie di papaya coperta di spine e mi dice "guarda, ho preso la melanzana americana".
"Mamma" dico io "mi fai sempre le paranoie che non bisogna comprare la verdura fuori stagione e poi tu compri le cose transgeniche"
"Ma non è transgenica" dice lei "l'ho comprata dal contadino! Cresce anche qui!"
"Ma cosa vuol dire??? Solo perchè la compri dal contadino mica vuol dire che non sia OGM!"
Ed è qui che esce la mia antipatia.
Perchè è sempre così: il fatto che lei sia testarda, petulante e saccente, fa si che io mi ponga costantemente in conflitto e sullo stesso piano.
E tanto più lei si arroga la conoscenza di un argomento, tanto più io mi abbarbico alle mie posizioni. Così, per partito preso e gonfia di presunzione.
Venti minuti di litigata su Organismi Geneticamente Modificati e una cavolo di melanzana (una cavolo di melanzana è sicuramente transgenica... haha).
E lei che neanche sapeva come avviene una modificazione genetica e sosteneva che è solo quando incroci una pianta con un animale ("per esempio il salmone con le fragole, così crescono anche a basse temperature" e io "e risalgono anche la corrente fino al supermercato") e io a parlare di acido deossiribonucleico per impressionarla.
Per una cavolo di melanzana.
E poi, il giorno dopo, mangiarla, ammettere che è buona giusto per stemperare i toni e sentirsi dire "Comunque non può essere transgenica, altrimenti non l'avrebbero fatta con le spine. Una fatica a pulirla!"
E di nuovo 15 minuti di discussione.
E poi andare su Wikipedia e scoprire che è una Chayote (Sechium Edule), naturalissimo ortaggio sudamericano.
MENU DEL BABBO - bollino V
Da ieri, ogni Lunedì e Mercoledì per qualche mese avrò il corso di aggiornamento per il Soccorso "118".
E così, visto che le lezioni sono praticamente sotto casa del babbo, ho deciso di andare direttamente da lui dopo il lavoro.
Ceniamo insieme, studio un'oretta e poi vado.
Ho guardato il calendario delle lezioni.
Tra meno di un mese si parlerà di "dolore cardiaco".
Visto quel che mi cucina il babbo, sarò pronta per quella data.
Caso di infarto in diretta della discente.
Lucy: MMmmmm... babbo, ma cosa c'è nel sugo di questi bucatini?
Babbo: Verdure! Sono solo sane verdure!
Lucy: Si, si... in effetti riconosco delle cipolle bruciate nell'olio...
Babbo: Cipolle, semi di finocchio, borragine... ho messo almeno dieci verdure diverse
Lucy: Borr...che? Comunque ben amalgamate queste dieci verdure. Decisamente amalgamate. Poltigliose e fritte nel sugo... Mmmm...
Babbo: ed ecco il secondo...
(Compare nel piatto un uovo fritto con sotto una fetta di prosciutto fritta anche lei)
Lucy: Sti cazz... babbo, ma tu che hai problemi di ipertensione e colesterolo ti mangi tutte le sere queste cose?
Babbo: Ah, beh, ma il prosciutto è del tipo "senza sale". Mangia, mangia che non c'è mica il dolce!
(E certo, come lo friggi il tiramisù?)
E così, visto che le lezioni sono praticamente sotto casa del babbo, ho deciso di andare direttamente da lui dopo il lavoro.
Ceniamo insieme, studio un'oretta e poi vado.
Ho guardato il calendario delle lezioni.
Tra meno di un mese si parlerà di "dolore cardiaco".
Visto quel che mi cucina il babbo, sarò pronta per quella data.
Caso di infarto in diretta della discente.
Lucy: MMmmmm... babbo, ma cosa c'è nel sugo di questi bucatini?
Babbo: Verdure! Sono solo sane verdure!
Lucy: Si, si... in effetti riconosco delle cipolle bruciate nell'olio...
Babbo: Cipolle, semi di finocchio, borragine... ho messo almeno dieci verdure diverse
Lucy: Borr...che? Comunque ben amalgamate queste dieci verdure. Decisamente amalgamate. Poltigliose e fritte nel sugo... Mmmm...
Babbo: ed ecco il secondo...
(Compare nel piatto un uovo fritto con sotto una fetta di prosciutto fritta anche lei)
Lucy: Sti cazz... babbo, ma tu che hai problemi di ipertensione e colesterolo ti mangi tutte le sere queste cose?
Babbo: Ah, beh, ma il prosciutto è del tipo "senza sale". Mangia, mangia che non c'è mica il dolce!
(E certo, come lo friggi il tiramisù?)
lunedì 21 gennaio 2008
IL VELO - bollino G
Dalla presentazione mi sembrava una mostra molto interessante.
Sviscerare il tema del velo, nei suoi significati, nei suoi usi, nella sua presenza in dipinti di varie epoche, nelle sue differenze e affinità e diverse interpretazioni nelle culture(*).
Così ieri, io e Leo, siamo partiti alla volta di Caraglio (CN) per inaugurare la mia tessera musei.
La mostra è ospitata nel vecchio filatoio. Molto bello.
E basta. Fine del lato interessante.
Sarà che nutrivo delle aspettative diverse, però ho trovato la mostra povera di contenuti, una riflessione che solo nelle didascalie di accesso alle sale analizzava opere "importanti", per esporre installazioni per lo più moderne/contemporanee (a parte un lotto di miniature di Dürer e "Danza della Circassa", un grande dipinto di inizio secolo di Mario Moretti Foggia davanti al quale sono rimasta incantata 10 minuti per la sensualità espressa - vd foto).
Alcune apprezzabili, per carità, e in ogni caso avrei dovuto intuire il taglio dato, visto che era organizzata dal Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee.
Nelle ultime due stanze sono esposti senza sentimento veli ed abiti di vari paesi (Pakistan, India, ...).
Sfogliando il libro di visita le opinioni sulla mostra sono divertenti e contrastanti. Per alcuni la più bella mostra mai vista (e mi chiedo quante ne abbiano viste...) mentre altri, coerentemente ed ironicamente, scrivono che è meglio "stendere un velo pietoso".
(*)
Mostra "IL VELO"
Quante diverse interpretazioni può avere un oggetto di uso comune?
Qual è la prospettiva giusta e corretta perconsiderare una tematica così attuale come quella dell’uso del velo?
Qual è la storia di questo oggetto?
E qual è, a seconda delle diverse latitudini e longitudini, il suo uso sociale, politico e antropologico?
È assolutamente evidente che il velo di una sposa italiana non ha nulla a che vedere con l’uso del sari in India, come un velario teatrale è dissimile da ciò che noi definiamo ‘un velo di polvere’ depositato su un oggetto qualsiasi. Il velo in se è un manufatto ambiguo e sfuggente, la sua stessa composizione materiale può essere realizzata in infinite possibilità di trame e orditi.
La sua storia è la storia dell’uomo, legata all’evoluzione del racconto sul velo avrà sette strade da seguire:
la prima sulla velatura pittorica;
la seconda sulla memoria e sulla traccia che sul velo lasciano le cose e in particolar modo il corpo dell’uomo;
la terza il velo come simbolo della sposa, della verginità ma anche del lutto;
la quarta come simbolo della sensualità e del sottile confine tra Eros e Thanatos;
la quinta strada esaminerà il concetto del velo come separazione, come soglia o porta verso mondi ultraterreni e metafisici e come limite tra la vita e la morte;
la sesta contrapporà orientalismo a occidentalismi e
infine la settima strada proporrà una visione contemporanea di come viene utilizzato oggi il velo nelle diverse culture mondiali per inviare messaggi vecchi e nuovi.
(tratto dal sito della CESAC )
Sviscerare il tema del velo, nei suoi significati, nei suoi usi, nella sua presenza in dipinti di varie epoche, nelle sue differenze e affinità e diverse interpretazioni nelle culture(*).
Così ieri, io e Leo, siamo partiti alla volta di Caraglio (CN) per inaugurare la mia tessera musei.
La mostra è ospitata nel vecchio filatoio. Molto bello.
E basta. Fine del lato interessante.
Sarà che nutrivo delle aspettative diverse, però ho trovato la mostra povera di contenuti, una riflessione che solo nelle didascalie di accesso alle sale analizzava opere "importanti", per esporre installazioni per lo più moderne/contemporanee (a parte un lotto di miniature di Dürer e "Danza della Circassa", un grande dipinto di inizio secolo di Mario Moretti Foggia davanti al quale sono rimasta incantata 10 minuti per la sensualità espressa - vd foto).
Alcune apprezzabili, per carità, e in ogni caso avrei dovuto intuire il taglio dato, visto che era organizzata dal Centro Sperimentale per le Arti Contemporanee.
Nelle ultime due stanze sono esposti senza sentimento veli ed abiti di vari paesi (Pakistan, India, ...).
Sfogliando il libro di visita le opinioni sulla mostra sono divertenti e contrastanti. Per alcuni la più bella mostra mai vista (e mi chiedo quante ne abbiano viste...) mentre altri, coerentemente ed ironicamente, scrivono che è meglio "stendere un velo pietoso".
(*)
Mostra "IL VELO"
Quante diverse interpretazioni può avere un oggetto di uso comune?
Qual è la prospettiva giusta e corretta perconsiderare una tematica così attuale come quella dell’uso del velo?
Qual è la storia di questo oggetto?
E qual è, a seconda delle diverse latitudini e longitudini, il suo uso sociale, politico e antropologico?
È assolutamente evidente che il velo di una sposa italiana non ha nulla a che vedere con l’uso del sari in India, come un velario teatrale è dissimile da ciò che noi definiamo ‘un velo di polvere’ depositato su un oggetto qualsiasi. Il velo in se è un manufatto ambiguo e sfuggente, la sua stessa composizione materiale può essere realizzata in infinite possibilità di trame e orditi.
La sua storia è la storia dell’uomo, legata all’evoluzione del racconto sul velo avrà sette strade da seguire:
la prima sulla velatura pittorica;
la seconda sulla memoria e sulla traccia che sul velo lasciano le cose e in particolar modo il corpo dell’uomo;
la terza il velo come simbolo della sposa, della verginità ma anche del lutto;
la quarta come simbolo della sensualità e del sottile confine tra Eros e Thanatos;
la quinta strada esaminerà il concetto del velo come separazione, come soglia o porta verso mondi ultraterreni e metafisici e come limite tra la vita e la morte;
la sesta contrapporà orientalismo a occidentalismi e
infine la settima strada proporrà una visione contemporanea di come viene utilizzato oggi il velo nelle diverse culture mondiali per inviare messaggi vecchi e nuovi.
(tratto dal sito della CESAC )
CARAMEL - bollino V
Caramel, visto al cinema Venerdì sera.
Bello, bello, bello, bello!
Troppo generico come commento?
E' un film dalla storia semplice, un affresco (molto fresco e frizzante) della vita di alcune donne attorno ad un salone di bellezza a Beirut (il titolo prende il nome dal fatto che il caramello viene usato per fare la ceretta).
Un film che racconta diversi tipi di amore "travagliato", amore per sé, amore per un uomo sposato, amore per una sorella, etc.
e lo fa in maniera divertente e spensierata, tra abiti che svolazzano, unghie dipinte, morbide cascate di capelli.
Un caldo, tenero, malinconico, sorridente abbraccio.
Bello, bello, bello, bello!
Bello, bello, bello, bello!
Troppo generico come commento?
E' un film dalla storia semplice, un affresco (molto fresco e frizzante) della vita di alcune donne attorno ad un salone di bellezza a Beirut (il titolo prende il nome dal fatto che il caramello viene usato per fare la ceretta).
Un film che racconta diversi tipi di amore "travagliato", amore per sé, amore per un uomo sposato, amore per una sorella, etc.
e lo fa in maniera divertente e spensierata, tra abiti che svolazzano, unghie dipinte, morbide cascate di capelli.
Un caldo, tenero, malinconico, sorridente abbraccio.
Bello, bello, bello, bello!
venerdì 18 gennaio 2008
TORINO - bollino VG
Appuntamento in centro, Piazza San Carlo, Torino, ore 19.30 per un aperitivo.
Esco dall'ufficio alle 18.40 e mi fiondo in macchina.
Imbocco la tangenziale, veloce-veloce.
Esco in Corso Regina. Fine. Completamente intasato.
Gli incroci con macchine ferme ed intrecciate in ogni direzione.
Semaforo rosso. Tutti fermi.
Semaforo verde. Tutti fermi.
Clacson.
Nervosismo.
Un bus che riesce ad infilarsi e rendere la situazione ancora peggiore.
Improperi.
Si va avanti fino al prossimo incrocio dove tutto si ripete.
Cerco una scorciatoia. Peggio, ma ci sono quasi.
Alle 19.29 trovo parcheggio.
Praticamente un miracolo.
Chiamo Paolino. E' in ritardo.
Respiro. Mi guardo intorno.
Che meraviglia di piazza.
Il Cavallo di Bronzo si staglia argenteo davanti al palazzo giallo.
Che bella atmosfera.
Sotto il portico un violinista suona "La vie en rose".
Mi siedo su una panchina e mi sento un po' turista nella mia città.
Esco dall'ufficio alle 18.40 e mi fiondo in macchina.
Imbocco la tangenziale, veloce-veloce.
Esco in Corso Regina. Fine. Completamente intasato.
Gli incroci con macchine ferme ed intrecciate in ogni direzione.
Semaforo rosso. Tutti fermi.
Semaforo verde. Tutti fermi.
Clacson.
Nervosismo.
Un bus che riesce ad infilarsi e rendere la situazione ancora peggiore.
Improperi.
Si va avanti fino al prossimo incrocio dove tutto si ripete.
Cerco una scorciatoia. Peggio, ma ci sono quasi.
Alle 19.29 trovo parcheggio.
Praticamente un miracolo.
Chiamo Paolino. E' in ritardo.
Respiro. Mi guardo intorno.
Che meraviglia di piazza.
Il Cavallo di Bronzo si staglia argenteo davanti al palazzo giallo.
Che bella atmosfera.
Sotto il portico un violinista suona "La vie en rose".
Mi siedo su una panchina e mi sento un po' turista nella mia città.
giovedì 17 gennaio 2008
NATALE IN CROCIERA - bollino V
Seconda sera di seguito a guardare le foto di viaggi di altri.
A fine Dicembre Sabry/Miranda ha fatto una crociera negli Emirati Arabi: Dubai, Abu Dhabi, Bahrein & Co.
Così ieri, orfane della quarta del gruppo "Sex in the city of Turin", durante l'aperitivo ci ha aperto gli occhi su questo mondo consumistico mediorientale.
Racconti di shopping sfrenato, di un mondo di ricchezza ed opulenza, di donne ricoperte da abiti e veli neri, occhi truccatissimi, borsette firmate, gioielli d'oro sui polsi. Piste da sci artificiali costruite in tubi giganteschi. Isole artificiali, città artificiali. Sceicchi che sorridono da enormi cartelloni. Grattacieli, grattacieli, superstrade, grattacieli. Moschee enormi, linde ed incerate (Sabry/Miranda costretta a togarsi di nero dalla testa ai piedi). Mercati dell'oro, delle stoffe, di diamanti, di spezie. Auto lussuose.
Sabry/Miranda si è integrata talmente bene nello spirito del luogo che l'impiegata della sua banca l'ha chiamata preoccupata (di domenica) per l'improvviso picco di spesa sulla carta di credito.
E anche se non è il viaggio adatto a me, tutto questo ha accresciuto ancora di più la voglia di partire... andare... via, via...
mercoledì 16 gennaio 2008
INCISPECKRICKPIZZAARG - bollino VG
Chissà se è mai stato fatto uno studio sull'effetto allucinogeno notturno (incubi?) della pizza serale.
I fatti
Ieri sera sono andata a recuperare Ricky a valle per mangiarci una pizza a casa di mia mamma.
Insisteva per prendere lui la macchina. "Che c'è, non ti fidi???". Solo perchè ho avuto un po' di incidenti. Tzè. L'ho presa io.
Abbiamo recuperato 5 pizze e ci siamo avviati per la strada in mezzo ai boschi.
Ricky è sopravvissuto all'impatto "famiglia di Lucy": fratello molto alternativo che però è una garanzia nell'intrattenimento.
Racconta del suo amico che di lavoro va a spostare i cartelloni pubblicitari allo stadio (perchè una squadra li vuole 50 cm più avanti per privilegiare gli spettatori e l'altra 50 indietro per avere una migliore inquadratura pubblicitaria). E poi iniziano i quiz logici.
...Pare sia impossibile fare la propria firma e contemporaneamente descrivere un cerchio con la gamba
...Qual'è la somma dei numeri da 1 a 100? -5050- E da 1 a 30? - 465- Pare che un matematico abbia trovato il modo di risolverlo all'età di 8 anni.
...Un detective sale una strada di montagna e sente una donna urlare "Nooo!!! Ti prego, fai il bravo!!! Non mi uccidere!!!!". Corre. Entra in una baita. Sul pavimento una donna morta. Vicino a lei ci sono un parroco, un sindaco e un'assistente sociale. Il detective arresta immediatamente il parroco. Perchè?
Mia mamma che, nonostante le avessi detto della pizza, ha preparato insalata (con carote, noci, lattuga, sedano), macedonia, budino, caffè ed ammazza caffè.
Fidanzata di fratello. Colpisce senza dubbio l'attenzione senza dover parlare.
Poi sono arrivati qualcosa come 12 amici di mio fratello. Uno aveva delle scarpe da ginnastica argentate tamarrissime. Un altro che ha messo 3 cucchiaini di zucchero nel caffè.
Si sono rintanati nella camera e così noi ci siamo guardati le foto che Ricky aveva scattato nel suo viaggio in Tajikistan e Kirghizistan. E' stato come entrare nel mio ideale paese dei balocchi. La voglia di partire è riaffiorata con forza, il pensiero dell'anno sabbatico, inquietudine. Il dito che scorre sull'atlante, su nomi e terre alle quali vorrei dare un "volto".
I FATTI NELLA NOTTE
Eddai, fai manovra con 'sta Yaris. SCRASH! Sfasciata la Yaris. Nooo... non è possibile. Arrabbiatura, sentimento di totale inettitudine. Ma dove sono? Fantastico... le mangrovie... il mare cristallino. Eppure... eppure non sono felice.
Non sto bene come quando viaggio. Arrivano due degli amici di mio fratello, quello dalle scarpe argentate e quello iperglicemico. Hanno un coltellino a serramanico. Vogliono uccidermi. No... ti prego... fai il bravo... non mi uccidere. Non posso svegliarmi, altrimenti distolgo lo sguardo e mi uccide... no...no... Acqua, datemi dell'acqua!!! Sete...
martedì 15 gennaio 2008
RAGAZZE DI PROVINCIA - bollino VG
Compleanno mio, compleanno di Cla, compleanno di Anto, Natale.
Totale 12 pacchi regalo sul tavolo (tra di noi guai a dire "Visto che compi gli anni vicino a Natale allora facciamo un regalo unico").
Ci siamo lanciate sul regalo "fai da te". Io ho dipinto delle scatole di legno e le ho riempite di sacchettini di spezie (con tanto di etichette fatte a mano, delle quali vado molto orgogliosa). Loro hanno creato borsette e fermacapelli con la lana cotta. E collanine fatte con materiali particolari.
Poi è arrivata la polenta concia, il risotto salsiccia e barolo, le mezzelune con fonduta di asparagi.
Tre ragazze ruspanti felici.
Ce la siamo contata per ore, ironizzando su casini vari.
Anto ci ha stupite con effetti speciali.
Perchè si è fidanzata (e già è motivo di stupore perchè in 15 anni non avevamo mai visto Anto fidanzata) e perchè non è facile da concepire una quotidianità con un ragazzo che, a causa di un incidente stradale, è costretto a muoversi su una sedia a rotelle.
Banalmente è difficile gestire anche solo una situazione in cui il tuo babbo, che abita nell'appartamento al piano di sopra, apre la porta di casa tua mentre tu sei in camera... diciamo ad ascoltare un CD.
Anzi, diciamo quel momento in cui per non creare una situazione imbarazzante lui vorrebbe scappare nell'armadio.
lunedì 14 gennaio 2008
TRANQUI.... - bollino VG
Sono piacevoli anche i fine settimana camomillosi.
Quelli tranquilli, senza mille impegni.
E fare colazione il sabato, mentre cadono grossi fiocchi di neve bagnata, e non avere voglia di uscire dalle coperte.
Rintanarsi da Eataly a pranzo (non c'ero mai stata... una gioielleria del gusto praticamente) con un malato di bronco-polmonite
O stare a casa a studiare con un paio di gatti addosso, anche se è sabato sera.
Quelli dove ti svegli la domenica alle 10.30 e trovi tua madre intenta a tostare le mandorle in forno per poi metterle sulla torta ("intenta" ma non troppo attenta... le mandorle stavano bruciando quando sono arrivata).
Mangiare attorniati da bambini, anche se sono nei periodi ossessivi.
Alex è nel periodo "ossessione da numeri": quantifica tutto ("sai, io peso 20!!!") e conta tutto (anche quanti -TAAANTI- anni ha appena compiuto sua cugina Lucy).
Bea è nel periodo dei "perchè":"soffia il the, Bea!" "e perchè?" "perchè è caldo!" "e perchè è caldo?" "perchè l'abbiamo fatto bollire" "e perchè l'abbiamo fatto bollire?" (all'infinito).
Gli altri due sono troppo piccolini per formulare un discorso. Meno male. Si strufugnano gli occhi e si avvolgono come koala intorno al collo.
E il pomeriggio una passeggiata nei boschi. Giusto perchè il cane di mio fratello si possa impregnare completamente di fango.
Camomilloso, il fine settimana, soprattutto perchè il cane, al ritorno, non l'ho pulito io.
Chiudere con un film visto a casa (Intimacy), che le premesse sulla copertina davano per film scabroso, che ha scandalizzato il festival di Berlino (ma ha vinto l'Orso d'Oro).
Eppure, forse per l'effetto calmante dei due giorni, nonostante le scene effettivamente esplicite (è la storia di due sconosciuti che si incontrano ogni Mercoledì per fare sesso), nonostante non fosse un capolavoro, l'ho trovato delicato, introspettivo ed intimo.
Camomilloso...
Quelli tranquilli, senza mille impegni.
E fare colazione il sabato, mentre cadono grossi fiocchi di neve bagnata, e non avere voglia di uscire dalle coperte.
Rintanarsi da Eataly a pranzo (non c'ero mai stata... una gioielleria del gusto praticamente) con un malato di bronco-polmonite
O stare a casa a studiare con un paio di gatti addosso, anche se è sabato sera.
Quelli dove ti svegli la domenica alle 10.30 e trovi tua madre intenta a tostare le mandorle in forno per poi metterle sulla torta ("intenta" ma non troppo attenta... le mandorle stavano bruciando quando sono arrivata).
Mangiare attorniati da bambini, anche se sono nei periodi ossessivi.
Alex è nel periodo "ossessione da numeri": quantifica tutto ("sai, io peso 20!!!") e conta tutto (anche quanti -TAAANTI- anni ha appena compiuto sua cugina Lucy).
Bea è nel periodo dei "perchè":"soffia il the, Bea!" "e perchè?" "perchè è caldo!" "e perchè è caldo?" "perchè l'abbiamo fatto bollire" "e perchè l'abbiamo fatto bollire?" (all'infinito).
Gli altri due sono troppo piccolini per formulare un discorso. Meno male. Si strufugnano gli occhi e si avvolgono come koala intorno al collo.
E il pomeriggio una passeggiata nei boschi. Giusto perchè il cane di mio fratello si possa impregnare completamente di fango.
Camomilloso, il fine settimana, soprattutto perchè il cane, al ritorno, non l'ho pulito io.
Chiudere con un film visto a casa (Intimacy), che le premesse sulla copertina davano per film scabroso, che ha scandalizzato il festival di Berlino (ma ha vinto l'Orso d'Oro).
Eppure, forse per l'effetto calmante dei due giorni, nonostante le scene effettivamente esplicite (è la storia di due sconosciuti che si incontrano ogni Mercoledì per fare sesso), nonostante non fosse un capolavoro, l'ho trovato delicato, introspettivo ed intimo.
Camomilloso...
AMICI SIMPATICI - bollino V
venerdì 11 gennaio 2008
BABBO DA ORK 2 - bollino V
"Però in effetti poteva anche chiamarti Mindi." ha commentato David nel capitolo 1 della saga Babbo da Ork.
Eh no.
Ad Ork si scelgono i nomi delle figlie prendendoli da quelli delle sante dei cimiteri del paese.
Io devo il mio nome al Cimitero di Santa Lucia.
Che poi è anche un bel posto.
E' sul pendio di una collina, ha all'interno una chiesetta bianca e le tombe di pietra sono state scolpite dal mio bisnonno.
Però...
BabbodiLucy chiama Orson, rispondi Orson...
Eh no.
Ad Ork si scelgono i nomi delle figlie prendendoli da quelli delle sante dei cimiteri del paese.
Io devo il mio nome al Cimitero di Santa Lucia.
Che poi è anche un bel posto.
E' sul pendio di una collina, ha all'interno una chiesetta bianca e le tombe di pietra sono state scolpite dal mio bisnonno.
Però...
BabbodiLucy chiama Orson, rispondi Orson...
LUCY (STRIKE) SENZA FILTRO - bollino GR
E' "troppo cerebrale per capire che si può star bene senza complicare il pane", come diceva Samuele Bersani?
A volte mi rendo conto di essere diventata troppo semplice nel rapportarmi con chi mi circonda.
Mi piacciono le persone (donne e uomini) in quanto tali.
Le trovo affascinanti nella loro varietà.
Mi affeziono.
Dimostro il mio entusiasmo.
Parlo molto e ascolto molto.
Amo le non complicazioni.
Permettono di godersi la vita, di fare più cose.
E mi spiace se questo viene frainteso per altro.
A volte mi rendo conto di essere diventata troppo semplice nel rapportarmi con chi mi circonda.
Mi piacciono le persone (donne e uomini) in quanto tali.
Le trovo affascinanti nella loro varietà.
Mi affeziono.
Dimostro il mio entusiasmo.
Parlo molto e ascolto molto.
Amo le non complicazioni.
Permettono di godersi la vita, di fare più cose.
E mi spiace se questo viene frainteso per altro.
giovedì 10 gennaio 2008
BABBO DA ORK - bollino G
Di qualche stranezza di mio papà ho già fatto cenno.
Del suo etichettare ogni cosa presente in casa. "Dizionario acquistato il...", "ricambio valvola del rubinetto", "pila orologio cambiata il...".
Del suo farmi gli auguri sempre il giorno prima di ogni ricorrenza (mai il giorno esatto, sempre il giorno prima)
Del suo friggere qualunque alimento prima di portarlo in tavola. Subito dopo Natale: agnolotti al sugo fritti, fetta di prosciutto fritta e tapioca fritta... Ieri sera: agnolotti al sugo fritti, merluzzo fritto e finocchi al vapore (vapore di vino bianco e olio).
Non ho accennato ai regali per i suoi compleanni (esempio quando mi chiede di regalargli un libro e mi fa il dettato della dedica da mettere in prima pagina).
Non ho accennato alla sua fissazione per lo studio.
Passa intorno alle 5-6 ore al giorno sui libri. Poi va a lezione.
Di vari argomenti. Di filosofia. Di lingue (ne conosce 5, alle quali sta aggiungendo ora la sesta).
Perciò non ha tempo di fare le commissioni, di appendere meglio le tende alle finestre (mi fanno impazzire, gliele strapperei a morsi quelle tende appese con le mollette da stendere!!!), di pulire il vetro del bagno, di sistemare casa.
O forse non gli importa un granchè.
E dopo aver parlato per 40 minuti di marxismo, dopo aver mangiato un profitterol bianco e cremoso alla faccia di ipertensione e colesterolo, dopo avermi detto di aver passato un po' di giorni ad analizzare l'etimologia di buona parte dei termini medici (è andato con un bloc-notes all'ospedale per segnarsi anche i nomi di tutti i reparti... nefrologia, angioplastica, etc...), se n'è uscito con una frase del tipo: cercherò di invitare tuo fratello a pranzo almeno ogni giorno per fargli prendere contatto con la vita reale".
Non ho lasciato che i miei occhi rotolassero sul tavolo solo per paura che finissero fritti anche quelli.
Io mi aspetto di vederlo, prima o poi, vestirsi al contrario, sedersi a testa in giù, bere dalle dita, salutare con "nano-nano" e, la sera, chiamare il capo extra-terrestre...
BabbodiLucy chiama Orson, rispondi Orson...
Del suo etichettare ogni cosa presente in casa. "Dizionario acquistato il...", "ricambio valvola del rubinetto", "pila orologio cambiata il...".
Del suo farmi gli auguri sempre il giorno prima di ogni ricorrenza (mai il giorno esatto, sempre il giorno prima)
Del suo friggere qualunque alimento prima di portarlo in tavola. Subito dopo Natale: agnolotti al sugo fritti, fetta di prosciutto fritta e tapioca fritta... Ieri sera: agnolotti al sugo fritti, merluzzo fritto e finocchi al vapore (vapore di vino bianco e olio).
Non ho accennato ai regali per i suoi compleanni (esempio quando mi chiede di regalargli un libro e mi fa il dettato della dedica da mettere in prima pagina).
Non ho accennato alla sua fissazione per lo studio.
Passa intorno alle 5-6 ore al giorno sui libri. Poi va a lezione.
Di vari argomenti. Di filosofia. Di lingue (ne conosce 5, alle quali sta aggiungendo ora la sesta).
Perciò non ha tempo di fare le commissioni, di appendere meglio le tende alle finestre (mi fanno impazzire, gliele strapperei a morsi quelle tende appese con le mollette da stendere!!!), di pulire il vetro del bagno, di sistemare casa.
O forse non gli importa un granchè.
E dopo aver parlato per 40 minuti di marxismo, dopo aver mangiato un profitterol bianco e cremoso alla faccia di ipertensione e colesterolo, dopo avermi detto di aver passato un po' di giorni ad analizzare l'etimologia di buona parte dei termini medici (è andato con un bloc-notes all'ospedale per segnarsi anche i nomi di tutti i reparti... nefrologia, angioplastica, etc...), se n'è uscito con una frase del tipo: cercherò di invitare tuo fratello a pranzo almeno ogni giorno per fargli prendere contatto con la vita reale".
Non ho lasciato che i miei occhi rotolassero sul tavolo solo per paura che finissero fritti anche quelli.
Io mi aspetto di vederlo, prima o poi, vestirsi al contrario, sedersi a testa in giù, bere dalle dita, salutare con "nano-nano" e, la sera, chiamare il capo extra-terrestre...
BabbodiLucy chiama Orson, rispondi Orson...
mercoledì 9 gennaio 2008
GIOCO DI NUMERI - bollino G
Mi piace osservare i numeri, quando si presentano in giro per i display o sulle targhe delle macchine....
Il numero del tavolo di un locale, casualmente lo stesso dell'importo dello scontrino di un negozio e del minuto dell'orologio fissato svegliandosi all'improvviso nella notte. Non viene voglia di giocarlo al Lotto?
Ne ho l'impressione che compaiano per richiamare una qualche attenzione.
E lo so che, a voler trovare delle coincidenze, i numeri si riescono ad incastrare in tutti i modi (e così la coincidenza viene creata anche dove non c'è).
Come quelli che trovano divinazione nella Piramide di Cheope perchè moltiplicando la sua altezza per un miliardo si trova esattamente la distanza della Terra dal Sole (già, ma moltiplicandola per la somma dei numeri della mia data di nascita e dividendo per due si trova la distanza da casa mia...)
Però...
Alba dell'8 gennaio, mio compleanno.
Ho guardato il display della macchina.
Segnava "0:00 0°C".
ZERO ZERO ZERO ZERO
Fine dell'8 gennaio, inizio del 9.
Ho di nuovo guardato il display.
Segnava "1:11 1°C".
START
Mi veniva da ridere.
Mi è venuto da pensare che l'unica cosa che è rimasta uguale rispetto ad esattamente un anno fa è proprio quel display, quella macchina.
Niente (banalmente anche solo lavoro e casa) e nessuno è rimasto come un punto fermo e immutato. Zero. Uno.
Tranne la Yaris.
Solo perchè l'ho riparata dopo il piccolo incidente, tra l'altro.
Il numero del tavolo di un locale, casualmente lo stesso dell'importo dello scontrino di un negozio e del minuto dell'orologio fissato svegliandosi all'improvviso nella notte. Non viene voglia di giocarlo al Lotto?
Ne ho l'impressione che compaiano per richiamare una qualche attenzione.
E lo so che, a voler trovare delle coincidenze, i numeri si riescono ad incastrare in tutti i modi (e così la coincidenza viene creata anche dove non c'è).
Come quelli che trovano divinazione nella Piramide di Cheope perchè moltiplicando la sua altezza per un miliardo si trova esattamente la distanza della Terra dal Sole (già, ma moltiplicandola per la somma dei numeri della mia data di nascita e dividendo per due si trova la distanza da casa mia...)
Però...
Alba dell'8 gennaio, mio compleanno.
Ho guardato il display della macchina.
Segnava "0:00 0°C".
ZERO ZERO ZERO ZERO
Fine dell'8 gennaio, inizio del 9.
Ho di nuovo guardato il display.
Segnava "1:11 1°C".
START
Mi veniva da ridere.
Mi è venuto da pensare che l'unica cosa che è rimasta uguale rispetto ad esattamente un anno fa è proprio quel display, quella macchina.
Niente (banalmente anche solo lavoro e casa) e nessuno è rimasto come un punto fermo e immutato. Zero. Uno.
Tranne la Yaris.
Solo perchè l'ho riparata dopo il piccolo incidente, tra l'altro.
martedì 8 gennaio 2008
lunedì 7 gennaio 2008
NELLA VALLE DI ELAH - bollino G
"Buonasera. Un biglietto ridotto studenti per 'Nella valle di Elah'. Eccole la tessera universitaria"
"Non posso accettarla per superamento d'età"
"Ah... è la prima volta che non me l'accettano. Va beh, allora un intero. Eccole la carta di credito"
"Niente carta di credito."
Il mio sguardo va verso il POS, poggiato vicino a lui.
Lui rimane impassibile e mi dice "Quello non lo uso. Prendo solo contanti."
Mi giro verso Paolo e mi faccio anticipare i soldi (il mio portafoglio è completamente vuoto).
"Eccole i soldi"
"Ah, comunque per 'Nella valle di Elah' c'è posto solo in prima fila" (distanza: tre metri)
IOADESSOLOINSULTO.
Meno male che era un bel film, triste ed atroce ma non patetico.
E dei grandi attori (grandi... grandissimi... enormi... dalla distanza di tre metri)
"Non posso accettarla per superamento d'età"
"Ah... è la prima volta che non me l'accettano. Va beh, allora un intero. Eccole la carta di credito"
"Niente carta di credito."
Il mio sguardo va verso il POS, poggiato vicino a lui.
Lui rimane impassibile e mi dice "Quello non lo uso. Prendo solo contanti."
Mi giro verso Paolo e mi faccio anticipare i soldi (il mio portafoglio è completamente vuoto).
"Eccole i soldi"
"Ah, comunque per 'Nella valle di Elah' c'è posto solo in prima fila" (distanza: tre metri)
IOADESSOLOINSULTO.
Meno male che era un bel film, triste ed atroce ma non patetico.
E dei grandi attori (grandi... grandissimi... enormi... dalla distanza di tre metri)
DENTRO AD UN SOGNO - bollino V
"L'arte del sogno", un film onirico, molto particolare, sognatore e sognante, visionario, romantico, ritmico e colorato, diretto. Bello.
Dopo averlo visto, tra venerdì e sabato (hem... in due tranche perchè mi sono addormentata...) , mi è sembrato naturale non sorprendermi delle "stranezze".
L'amica di un amico incontrata all'uscita della pizzeria, per esempio, mi sembrava presa dal film. Una giunonica bambolona bionda, che con dolcezza sbatteva gli occhioni dicendo "E io adesso recito in una soap opera...". Dov'è? Dov'è la macchina che ti fa viaggiare nel tempo per un secondo? L'avrei azionata per guardarmela una decina di volte. Che personaggio!
Ieri notte sono tornata dal cinema e, mentre ero in cucina, è entrata una ragazza in pigiama, mi ha salutata con un sorrisone, ha preso il bollitore dell'acqua e si è preparata una tisana. Sono a casa, vero? Casa mia intendo...
Poi è arrivato mio fratello Taaaanti abbracci... buon Anno!!!!, ha messo sul fuoco una pentola con patate e salsiccia ma che ora è? Mezzanotte meno un quarto... e mi ha raccontato di Madonna di Campiglio. Di Ferrari e Ducati che gareggiano su una pista di ghiaccio.
Dell'albergo dove soggiornava Sissi che è andato semi-distrutto in un incendio.
Sabato ho preso per la seconda volta la metropolitana di Torino. Pochissimi passeggeri. Senza autista è una meraviglia stare affacciata dalla vetrata della carrozza guardare nell'ampio tunnel. E' questa la sensazione descritta da chi torna indietro dalla morte? Verso un tunnel bianco... Una passeggera preme un pulsante. Risponde una voce "Metropolitana Torino. Cosa succede?" "Uh... mi scusi... mi scusi... mi scusi... volevo prenotare la fermata!!!" "Signora, le ricordo che il vettore sosta automaticamente ad ogni fermata" "Uh... si... mi scusi... mi scusi... mi scusi!!!" si vergogna la signora. La metro si ferma alla stazione. La signora esclama "Uh! Non è neanche la fermata dove devo scendere!!!". Scende dove scendiamo noi, a quella successiva. E imbocca le scale mobili al contrario. "I torinesi e la metro", chissà se qualcuno ha già scritto un libro?
Un panettone che sembrava uscito da un cartone animato.
Mi hanno fatto vedere foto di edifici che non possono essere reali. Il "Zentrum Paul Klee", edifici di Le Corbusier, e ancora... e ancora... più sogno di così.
Neanche un sogno sarebbe così sogno.
Dopo averlo visto, tra venerdì e sabato (hem... in due tranche perchè mi sono addormentata...) , mi è sembrato naturale non sorprendermi delle "stranezze".
L'amica di un amico incontrata all'uscita della pizzeria, per esempio, mi sembrava presa dal film. Una giunonica bambolona bionda, che con dolcezza sbatteva gli occhioni dicendo "E io adesso recito in una soap opera...". Dov'è? Dov'è la macchina che ti fa viaggiare nel tempo per un secondo? L'avrei azionata per guardarmela una decina di volte. Che personaggio!
Ieri notte sono tornata dal cinema e, mentre ero in cucina, è entrata una ragazza in pigiama, mi ha salutata con un sorrisone, ha preso il bollitore dell'acqua e si è preparata una tisana. Sono a casa, vero? Casa mia intendo...
Poi è arrivato mio fratello Taaaanti abbracci... buon Anno!!!!, ha messo sul fuoco una pentola con patate e salsiccia ma che ora è? Mezzanotte meno un quarto... e mi ha raccontato di Madonna di Campiglio. Di Ferrari e Ducati che gareggiano su una pista di ghiaccio.
Dell'albergo dove soggiornava Sissi che è andato semi-distrutto in un incendio.
Sabato ho preso per la seconda volta la metropolitana di Torino. Pochissimi passeggeri. Senza autista è una meraviglia stare affacciata dalla vetrata della carrozza guardare nell'ampio tunnel. E' questa la sensazione descritta da chi torna indietro dalla morte? Verso un tunnel bianco... Una passeggera preme un pulsante. Risponde una voce "Metropolitana Torino. Cosa succede?" "Uh... mi scusi... mi scusi... mi scusi... volevo prenotare la fermata!!!" "Signora, le ricordo che il vettore sosta automaticamente ad ogni fermata" "Uh... si... mi scusi... mi scusi... mi scusi!!!" si vergogna la signora. La metro si ferma alla stazione. La signora esclama "Uh! Non è neanche la fermata dove devo scendere!!!". Scende dove scendiamo noi, a quella successiva. E imbocca le scale mobili al contrario. "I torinesi e la metro", chissà se qualcuno ha già scritto un libro?
Un panettone che sembrava uscito da un cartone animato.
Mi hanno fatto vedere foto di edifici che non possono essere reali. Il "Zentrum Paul Klee", edifici di Le Corbusier, e ancora... e ancora... più sogno di così.
Neanche un sogno sarebbe così sogno.
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giovedì 3 gennaio 2008
5 - GRAZ (AUSTRIA)
Ultimo giorno di gita. Meta Graz.
Dalla quale non sapevamo cosa aspettarci e che si è rivelata un'autentica sorpresa.
Perchè la vista dalla collina dello Schlossberg è magnifica (anche se è buio... e Lucianera continua a scivolare sulla neve).
Perchè il Murinsel, quella conchiglia costruita sul fiume Mur, è perfetta.
Ultimo giorno a meno cinque gradi.
Al ritorno in Italia la radio preannuncia una catastrofica "morsa del gelo"... ci sono meno due gradi. Dilettanti.
4 - CAPODANNO
Per continuare con la lista dei posti chiusi il 31 Dicembre, anche Dio ci ha lasciati a stomaco vuoto.
L'avevamo notato il giorno prima, proprio vicino alla basilica di Santo Stefano.
31 Dicembre: closed.
E così iniziamo a vagare per il centro, in mezzo ad una folla incredibilmente chiassosa e colorata (compro anche io una parrucca di simil-stagnola blu!), nella "Fashion Street" e dintorni.
I locali sono tutti pieni, "Mo" ci dice di tornare dopo 40 minuti, diventa ancora più difficile che trovare da dormire.
Dopo un'oretta torniamo verso la macchina e troviamo posto in un locale lì davanti (vicino a Dio...).
Alle 23.45 ci spostiamo lungo il Danubio, vicino al ponte Elisabetta.
Conto alla rovescia... stappiamo lo spumante (comprato nel pomeriggio), apriamo il panettone (è il primo anno che all'estero non ce ne chiedono una fetta...), aspettiamo i fuochi d'artificio (che arriveranno... nel numero di DUE... non di più!).
Poi andiamo nella piazza, entriamo in un piccolo capannone dove suonano musica dei Prodigy, Chemical Brothers & Co. e ci scateniamo (Andrew con la mia parrucca blu fa conquiste).
Ridendo, sempre (e non avevamo ancora provato l'Unicum...)
L'avevamo notato il giorno prima, proprio vicino alla basilica di Santo Stefano.
31 Dicembre: closed.
E così iniziamo a vagare per il centro, in mezzo ad una folla incredibilmente chiassosa e colorata (compro anche io una parrucca di simil-stagnola blu!), nella "Fashion Street" e dintorni.
I locali sono tutti pieni, "Mo" ci dice di tornare dopo 40 minuti, diventa ancora più difficile che trovare da dormire.
Dopo un'oretta torniamo verso la macchina e troviamo posto in un locale lì davanti (vicino a Dio...).
Alle 23.45 ci spostiamo lungo il Danubio, vicino al ponte Elisabetta.
Conto alla rovescia... stappiamo lo spumante (comprato nel pomeriggio), apriamo il panettone (è il primo anno che all'estero non ce ne chiedono una fetta...), aspettiamo i fuochi d'artificio (che arriveranno... nel numero di DUE... non di più!).
Poi andiamo nella piazza, entriamo in un piccolo capannone dove suonano musica dei Prodigy, Chemical Brothers & Co. e ci scateniamo (Andrew con la mia parrucca blu fa conquiste).
Ridendo, sempre (e non avevamo ancora provato l'Unicum...)
4 - BUDAPEST
31 Dicembre.
Let's go. Budapest ci aspetta.
Indovina, indovina? Nevica.
Nevica e ci sono meno 4 gradi.
Sarà anche poco chic ma io infilo gli scarponcini da montagna (così posso affiancarmi a Lucianera e cantarle canzoni funerarie con tanto di rintocchi di campana mentre affronta le varie scale con le suole lisce in cuoio. Ma sono proprio simpatica. Come un accappatoio ghiacciato dopo la doccia.)
La visita al Bastione dei Pescatori è quella che ci ha probabilmente attratti di più.
E, subito vicino, la chiesa di Mattia, dove sono stati incoronati Re, con splendidi interni in stile gotico.
Era anche bella calda, che non guasta... posso assicurarlo.
E poi i ponti, la chiesa di Santo Stefano,il Palazzo Reale,etc....
Un consiglio?
Mai andare a Budapest nel periodo dal 24 Dicembre al 1° gennaio:
- Il Parlamento non è visitabile all'interno
- Le terme Gellert e le terme di Lukas sono chiuse (non siamo andati a vedere le Szechenyi, e come le davamo le indicazioni ad Alessandro? Sotto la guida di Andrew e Lucianera abbiamo impiegato 25 minuti per capire come si attraversava un ponte)
- La Sinagoga (la più grande d'Europa) è chiusa
Per quanto riguarda la Sinagoga, ci accontenteremo di chiedere ad un rabbino incontrato per strada dove poter mangiare cibo ebraico, cosa che faremo.
Risultato:
- ci siamo svegliati con la bocca felpata di sapore d'aglio.
- Alessandro, entrando nel bagno del ristorante, ha beccato due uomini... con i pantaloni abbassati... che appena hanno sentito la porta aprirsi sono fuggiti... (quella porta non poteva essere chiusa come quelle dei monumenti?)
ER DRAGO
3b - BUDAPEST BY NIGHT
Immaginavo che Budapest sarebbe stata piena di turisti a Capodanno.
La immaginavo piena di italiani (questo era il motivo per cui non mi convinceva come meta...)
Immaginavo che sarebbe stato difficile trovare un posto dove dormire ma, pensavo, al massimo ci spostiamo leggermente in periferia, questo è il bello di avere una macchina.
La ricerca di una sistemazione è partita intorno alle 16 dal centro città.
Che non si sa mai.
Art Hotel. Se volete ci sono delle stanze con un letto ad una piazza e un quarto per 30 fiorini (120 euro).
Usciamo spavaldi, troveremo di meglio a meglio.
Evitiamo per ovvie ragioni nomi come "Le Meridien", "Hilton", cose che finiscono con Plaza.
Niente. Tutto pieno.
Seguiamo delle indicazioni su per le colline di Budapest.
Una pensione ha solo una camera.
Un ostello ha posto solo per me e Lucianera in stanza con due ragazze cinesi (noi stavamo già prenotando... immaginandoci fumate e piene di involtini primavera da mattina a sera... hehe). Ci lascia una utilissima mappa della città con tanto di dizionario inglese-magiaro (frasi che passano da "Tutto bene?" a "Facciamolo ancora!", da "Grazie" a "non hai sorelle disponibili?")
Ci inerpichiamo ancora più in alto e finiamo in una villa adibita a pensione.
Non c'è posto neanche lì. Però... il gentilissimo ragazzo della reception (va beh, i ragazzi erano rimasti fuori e noi abbiamo sbattuto leggermente gli occhioni) ha iniziato a fare varie ricerche su internet. Pare non ci sia più niente di disponibile nel raggio di 30 km da Budapest e comunque i prezzi sono intorno a 240 eur a stanza...
A meno che... alza il telefono, fa qualcosa come 12 telefonate e poi... ci trova posto.
Lì vicino. Alla Pensione Villa Rosa. Posto magnifico.
Stanze enormi con tre pareti di vetrata sulla collina innevata.
50 eur a stanza, colazione inclusa. Il ristorante (testato immediatamente) è di cucina uzbeka (...ma pensa te!)
Pensa positivo, baby, la vita ti sorride (vabbeh, insomma... abbiamo avuto un gran c...)!
La immaginavo piena di italiani (questo era il motivo per cui non mi convinceva come meta...)
Immaginavo che sarebbe stato difficile trovare un posto dove dormire ma, pensavo, al massimo ci spostiamo leggermente in periferia, questo è il bello di avere una macchina.
La ricerca di una sistemazione è partita intorno alle 16 dal centro città.
Che non si sa mai.
Art Hotel. Se volete ci sono delle stanze con un letto ad una piazza e un quarto per 30 fiorini (120 euro).
Usciamo spavaldi, troveremo di meglio a meglio.
Evitiamo per ovvie ragioni nomi come "Le Meridien", "Hilton", cose che finiscono con Plaza.
Niente. Tutto pieno.
Seguiamo delle indicazioni su per le colline di Budapest.
Una pensione ha solo una camera.
Un ostello ha posto solo per me e Lucianera in stanza con due ragazze cinesi (noi stavamo già prenotando... immaginandoci fumate e piene di involtini primavera da mattina a sera... hehe). Ci lascia una utilissima mappa della città con tanto di dizionario inglese-magiaro (frasi che passano da "Tutto bene?" a "Facciamolo ancora!", da "Grazie" a "non hai sorelle disponibili?")
Ci inerpichiamo ancora più in alto e finiamo in una villa adibita a pensione.
Non c'è posto neanche lì. Però... il gentilissimo ragazzo della reception (va beh, i ragazzi erano rimasti fuori e noi abbiamo sbattuto leggermente gli occhioni) ha iniziato a fare varie ricerche su internet. Pare non ci sia più niente di disponibile nel raggio di 30 km da Budapest e comunque i prezzi sono intorno a 240 eur a stanza...
A meno che... alza il telefono, fa qualcosa come 12 telefonate e poi... ci trova posto.
Lì vicino. Alla Pensione Villa Rosa. Posto magnifico.
Stanze enormi con tre pareti di vetrata sulla collina innevata.
50 eur a stanza, colazione inclusa. Il ristorante (testato immediatamente) è di cucina uzbeka (...ma pensa te!)
Pensa positivo, baby, la vita ti sorride (vabbeh, insomma... abbiamo avuto un gran c...)!
3a - VERSO BUDAPEST
30 dicembre 2007 - "Ragazzi, prima di arrivare a Budapest, visto che abbiamo tempo, facciamo una sosta a Martonvasar!!! C'è il castello nel quale soggiornava Beethoven..."
Usciamo dall'autostrada (percorsa abusivamente per risparmiare su un prezzo irrisorio di vignette), entriamo nel paese, parcheggiamo, Ale spegne il motore, diamo un'occhiata al termometro che indica a quanti gradi sotto lo zero è la temperatura esterna, ci guardiamo e iniziamo a dire "Mmmm.... ma sarà poi così bello questo castello (marcondirondirondello)?"
Il motore si riaccende e, alla faccia della cultura, torniamo in direzione Budapest, rioccupando abusivamente l'autostrada.
Usciamo dall'autostrada (percorsa abusivamente per risparmiare su un prezzo irrisorio di vignette), entriamo nel paese, parcheggiamo, Ale spegne il motore, diamo un'occhiata al termometro che indica a quanti gradi sotto lo zero è la temperatura esterna, ci guardiamo e iniziamo a dire "Mmmm.... ma sarà poi così bello questo castello (marcondirondirondello)?"
Il motore si riaccende e, alla faccia della cultura, torniamo in direzione Budapest, rioccupando abusivamente l'autostrada.
2 - LAGO BALATON (UNGHERIA)
29 dicembre 2007 - nevica.
La campagna ungherese, piatta come un'asse da stiro, anzi, piatta come una campagna ungherese, è completamente coperta di bianco. Boschi di tronchi nerissimi dai quali partono esplosioni di rametti cristallizzati.
Unici momenti di variazione nel viaggio: il confine con la Croazia che non c'era sulla cartina (e io che urlo all'improvviso "DOCUMEEEEEENTIIIII!!!!"), dei boscaioli sbagliano a tagliare un albero che finisce dritto-dritto in mezzo alla strada (un boscaiolo si mette le mani nei capelli, un altro inizia a segare l'albero in piccoli pezzi molto frettolosamente, un altro pulisce l'asfalto con una scopa di saggina, l'ultimo cerca di spostare l'albero con un trattore), incontriamo (a bordo dell'autostrada) dei cacciatori con fagiani attaccati alla cintola, una volpe gigante e un camoscio ci attraversano la strada.
Approcciamo il lago sul lato nord e facciamo una tappa a Keszthely.
A questo punto diventa molto divertente dare indicazioni ad Alessandro : segui Balatonfüred, no, non Balatonalmádi... verso Balatonkenese, dirigiti a Szabadbattyan ("COMPRO UNA VOCALE!!!").
Il lago, come accennavo, è ghiacciato.
Nonostante qualche scricchiolio è possibile camminarci sopra.
Intorno ci sono delle meravigliose villette.
La sera ci fermiamo a Balatonfüred.
Luogo di villeggiatura, pieno di locali, pieno di alberghi e discoteche.
Chiusi.
Non è esattamente alta stagione.
Anzi, diciamo pure che ci siamo quasi solo noi.
Troviamo un appartamento (cucina, due camere, bagno per 11 eur a testa) e mentre la sera Lucianera, Ale e Andrew vanno a mangiare un porcello allo spiedo (il cui odore rimarrà sui loro vestiti per mesi, ne sono sicura!) io mi faccio una bella dormita (ovviamente non a stomaco vuoto... nel pomeriggio avevamo trovato una torteria niente male).
1b - MARIBOR (SLOVENIA)
Attraverso i boschi della Slovenia, ci lasciamo alle spalle Lubiana e viriamo a Nord verso Maribor.
Nevica.
Un pensiero fisso: terme.
Troviamo un albergo appena fuori dalla città e ci fiondiamo al centro termale Fontana (chiude alle 21, abbiamo 2 ore... presto, presto!!!)
Il centro non è bello come altri della Slovenia nei quali eravamo stati, ma è veramente piacevole restare in ammollo nelle acque a 37°C tra vari idromassaggi (ho rinunciato alla sauna, claustrofobicamente piccola).
E dopo le terme, ecco l'altro bisogno primario del gruppo: zuppa gulash.
Nel centro (una bella ed ampia piazza) non c'è molta scelta, notiamo un locale con musica dal vivo.
Mentre coppie si lanciano in balli di ogni sorta, sul nostro tavolo arrivano quattro piatti fumanti e grossi come zuppiere.
Il giorno dopo colazione in albergo (salumi, peperoni...), giro per Maribor e di nuovo partenza... direzione Ungheria.
non ho tenuto appunti cartacei e ho come l'impressione di dimenticare delle cose... hum...
1a - PICCOLA SOSTA A GORIZIA
C'è una categoria di viaggiatori che mi ha sempre incuriosita.
Quella dei viaggiatori tematici.
Un amico di Andrew, per esempio, è uno di questi.
Tema: i deserti.
Vuole vedere tutti quelli del mondo.
Il Gobi, il Sahara, il Kalahari, il Gran Deserto Australiano, etc... etc...
Altro tema ricorrente tra i viaggiatori tematici, e che ho scoperto a Berlino, è quello dei muri che dividono le città.
Ci si programma i viaggi per andare a Belfast, Gerusalemme, Tijuana, Nicosia (per citarne alcuni sul tema "muri di oggi"), Pechino, Berlino (tema "muri di ieri").
A questo ho pensato quando abbiamo messo piede a Gorizia, nostro piccolo primo "pit stop".
Gorizia, città di confine.
Una piccola piazza (chissà perchè me la immaginavo grande...) che ne è l'emblema.
Tagliata in due da un muro. Italia da una parte, Slovenia dall'altra.
Nella parte Slovena si vede la stazione ferroviaria Transalpina sulla quale Tito aveva fatto installare una stella rossa con scritto "Stiamo costruendo il socialismo" (nel Natale 1990 gli sloveni la trasformarono in stella cometa, prima di rimuoverla del tutto).
Anno 2004, la Slovenia entra nella CEE e il muro che divide in due la piazza viene abbattuto.
Dei grossi cartelli ricordano però che il limite resta invalicabile e la circolazione è consentita solo per i pedoni e nella piazza (mio papà quest'estate ha rischiato l'arresto per sconfino mentre andava nel bagno della stazione)
E poi arriviamo al 22 dicembre 2007. I confini con la Slovenia spariscono.
Ed eccoci lì, noi, ad entrare ed uscire dal confine dopo appena una settimana dall'eliminazione.
Particolare.
E dopo il momento "culturale" finiamo alla trattoria "alla Luna" (via Oberdan, 13).
Spettacolarissimissima.
Con Andrew che si ricorda di dover fare una conference call e noi, dietro, a urlare "Viva gli sposiiiii" per infastidirlo.
Che simpaticoni.
PRONTI, PARTENZA, VIA - bollino V
Meta definita, sono passata dal babbo a prelevare le cartine e la guida turistica.
Trattasi di: guida Michelin datata 1971 (ma tanto le cose da vedere sono "quelle vecchie" e rimangono sempre le stesse, dice babbo) e carta stradale semi-strappata (prima del viaggio... adesso "quasi completamente strappata", il Lago Balaton è diviso in due come il Lago d'Aral...) di non so quando ma comunque precedente la guerra balcanica (e così ci troveremo improvvisamente a passare il confine con la Croazia, dopo Maribor).
Eravamo stati a Budapest passando dalla Vojvodina, 21 anni fa, nell'estate del 1987.
Ricordo le lunghe pratiche per ottenere il visto, i controlli minuziosi alla frontiera (nei cuscini, nei cerchioni delle ruote), la campagna ungherese, i campi con le oche al pascolo, i morbidi cuscini (di piume d'oca appunto), enormi nidi di cicogne ovunque (sui pali della luce, sui tetti), i carretti trainati da cavalli (mi erano sembrati il mezzo principale delle campagne), le casette che si distinguevano solo per il colore diverso. E poi il lago Balaton, che a me era sembrato un mare. E Budapest, le code di persone per comprare il pane, la metropolitana sotto al Danubio, un uomo che al parcheggio ci aveva chiesto dollari per il mercato nero.
Non ricordo molto di più.
Anzi, temo di confondere alcune cose con altre città viste nello stesso viaggio (Belgrado per esempio)
Sono però sicura che, tolte le "cose vecchie" della guida del 1971, poco è rimasto del ricordo di 21 anni fa.
La città è occidentale, ordinata, avanzata. Si nota un certo benessere.
Della campagna circostante e del lago Balaton non posso fare confronti.
Abbiamo trovato tutto completamente ghiacciato e coperto di neve.
Ma andiamo con ordine...
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