domenica 27 maggio 2007

CINEMA ITALIANO - bollino VG


Andare al cinema a vedere film italiani è sempre un rischio.
Un paio di attori bravi, belli e famosi ti attirano in sala facendo l'occhiolino dalla locandina e tu ti trovi a sorbirti l'ennesimo polpettone dove ti sbattono in faccia che non esistono più valori, che le famiglie si stanno sfasciando, che bisogna rispettare l'amore tra gay, etc..., etc...
E così, in punta dei piedi, e con in testa qualche pregiudizio, questa sera mi sono fatta accalappiare da "Notturno Bus".
Attori ammiccanti: Giovanna Mezzogiorno finalmente in una parte diversa da quella della moglie inconsolabile, con una parrucca rossa e un corpo sexi mai visto prima, e Valerio Mastandrea, niente parrucca rossa, niente corpo sexi. Valerio e basta.
Bene.
E' andata molto bene.
Il film è un noir divertente, a tratti leggero, che ti fa uscire dalla sala finalmente soddisfatto.

mercoledì 23 maggio 2007

NEI TUOI OCCHI - bollino V

Dentro gli occhi di una ragazza, passeggiando per il centro della città in una sera caldissima, vedi un tuo amico seduto al tavolo di un bar.
Il tuo amico è accompagnato da una ragazza, stanno prendendo un aperitivo.

Sul tavolino è posata una rosa.
Ma tu guarda! La ragazza non è la sua fidanzata, non è Cinzia (nome di fantasia, ovviamente!)
Ti avvicini, ti presenti, pare che la tizia sia una ex-collega del tuo amico, ridi e scherzi e la butti lì “E Cinzia, come sta? Ma tu dimmi un po’… ti voleva sposare?”


Dentro gli occhi di una ragazza, seduta al tavolo di un bar con un ex-collega che non vedevi da tempo.
Che buono questo aperitivo, per assaggiare tutto ci vogliono almeno 2 bicchieri di vino.

Sul tavolino, in mezzo ai piattini e a 4 bicchieri di vino, è posata una rosa, comprata da uno degli ennesimi ambulanti che passano a venderle.
La teoria era che spendendo 1 euro nessun’altro ambulante si sarebbe avvicinato. La realtà era che al ragazzo mancavano 4 dita. Un po’ di beneficenza insomma.

Al tuo tavolino si avvicina un’amica del tuo ex-collega, si presenta, ride, scherza, si scopre che lavora in consulenza per la tua stessa azienda.

Dentro gli occhi di un ragazzo, seduto al tavolo di un bar con una ex-collega che non vedevi da tempo.
Racconti dei casini sul lavoro, di amici in comune, di com’era ieri di cosa sarà domani.

Si avvicina la tua amica, quella con cui hai condiviso tante giornate allo stadio, grande ultrà!
E lei cosa fa? Se ne esce con una frase sulla tua fidanzata!
Ma pensa te, che bella amica! E se al posto della ex-collega ci fosse stata una con cui volevi provarci? Ti rovinava la piazza! Domani super-cazziatone!!!

Solo che queste considerazioni le fai ad alta voce.

Oddio… chissà cosa scriverà quella lì domani sul blog?

sabato 19 maggio 2007

L'AMORE E' UN CAVOLFIORE - bollino V

Notte insonne.
Dopo decine di minuti passati a girarmi e rigirarmi sotto il piumino (si, lo so che ci sono 25 gradi e che dovrei toglierlo e che magari è anche quello la causa dell'insonnia), accendo la luce, guardo la pila di libri accatastati sul comodino e ne pesco uno tra gli ultimi, comprato domenica scorsa al Salone del Libro.

Fabrizio Venerandi - L'amore è un cavolfiore - Coniglio editore

Comprato perchè mi attirava il titolo e mi ispirava la casa editrice (piccolina, quindi da sostenere, e anche perchè nella collana "I Lemming" da spazio ai nuovi autori).

A leggerlo sembra di diventare una mosca che entra nella casa di un cinico e ne osserva alcuni sprazzi di vita. La sua vita con Cecilia e tutto quello che sta loro attorno.
Sono brevi racconti, narrati in una maniera molto particolare, tipo flusso di coscienza come mi suggerisce Mik, con periodi sintattici lunghissimi quasi privi di punteggiatura.
Abbastanza divertente, è un distillato dei racconti pubblicati sul sito dell'autore (http://www.venerandi.com/page20/page20.html) che avevano come titolo "Io e Cecilia".

Titolo che non è stato mantenuto per motivi editoriali, come spiega nell'ultimo capitolo.

"Non è più 'io e cecilia'?" chiedo stupito sedendomi e lui dice che no, l'editore non era convinto, diceva che il lettore si sarebbe chiesto e chi cazzo è cecilia e non avrebbe comprato il libro avrebbe pensato a un diario e quindi ha cambiato il titolo in 'l'amore è un cavolfiore'".
"L'amo...".
"L'amore è un cavolfiore".
"Che cazz...".
"Che siccome che parli di bambini che nascono, dove nascono i bambini?"
"Ovaie, mucose e roba del genere?"
"Acqua"
"Le cicogne?"
"Fuochino"
"Sotto i cavoli?"
"Esatto, ma poi abbiamo messo cavolfiore perchè fa rima con amore. Amore, cavolfiore"


Sanno fare bene il loro mestiere. Con me ha funzionato.

giovedì 17 maggio 2007

LA SFIDA - bollino G


Dopo 5 anni di inattività, i miei muscoli ad Ottobre erano quelli essenziali per camminare,per battere i tasti del pc e per masticare.
Perciò, quando mi sono iscritta al corso di capoeira e mi sono trovata di fronte un insegnante brasiliano fatto di 110 kg di muscoli ed agilità ho pensato: adesso mi caccia.
I miracoli si fanno da altre parti.
E invece no. Il suo discorso è che i primi mesi sono soprattutto di preparazione fisica, che avremmo lavorato molto con esercizi di stretching per poi arrivare a Maggio-Giugno a fare l'esame.
Pensavo che, come tante cose che inizio, mi sarei stufata (o non ce l'avrei fatta) e avrei lasciato il corso.
E invece no, è impossibile annoiarsi. Capoeira non è solo sport, è anche cultura brasiliana. E' una lotta che ha radici nelle danze tribali africane, che si evolve tra gli schiavi, è sviluppo nella clandestinità.
E' forse l'unico sport che conosco dove si suona dal vivo. E' stato anche questo a farmene innamorare.
Tutti in cerchio a formare la roda, i suonatori danno il ritmo e tutti cantano e battono le mani mentre, due per volta, si entra nel cerchio a mettere in pratica quello che si ha imparato. E' energia.
Non si dice "combattere", si dice "giocare".
E' un'arte marziale dove non ci si tocca, dove non ci si fa male (o almeno... non si dovrebbe...).
Se a queste caratteristiche così particolari si aggiunge un bellissimo affiatamento con le altre persone, è facile da Ottobre arrivare all'esame di Maggio-Giugno senza desistere.
Quante cose avrei da dire. Sulla capoeira e sulle persone.
Spero di farlo poco a poco per ricordarmi tutto quanto.
Ora è il momento di registrare la serata di ieri sera: la prima parte di esame.
Un po' di nervosismo.
Sono le 19.30.
Il primo quarto d'ora è l'esame scritto (siamo probabilmente l'unica associazione in Italia che lo fa). Per testare il nostro interesse. La data in cui si festeggia la "Coscienza Negra"... i nomi dei fondatori della capoeira regional e di angola... altre date, il significato dei nove fili che compongono la cintura...
Sbaglio un paio di date. Aiuto...
Poi la prova tecnica. Il Mestre dice i nomi delle "mosse" e noi dobbiamo eseguire, uno per volta di fronte a lui, seduto alla scrivania.
Mi sembra molto una scena di Flashdance.
Verso la fine mi dice delle sequenze che io però non riesco a memorizzare fino alla fine perciò non ho idea di cosa posso aver fatto. Di nuovo: aiuto...
Ultima parte: la prova fisica.
Fare in un minuto quante più flessioni possibili (ne faccio 26... durissimo.... c'è chi ne fa 50... mostri! :-) )
Fare in un minuto gli addominali (36... penso che oggi non mi muoverò più...)
Sono le 22.20. Fine. Lunedì la seconda parte.
Poi si scoprirà quale cintura ci siamo meritati.
Se ce la siamo meritati.
Intanto io ho la mia soddisfazione personale. Perchè se ripenso a quell'Ottobre, tutto questo mi sembra lontanissimo.
I muscoli si stanno potenziando: tra poco potrò camminare sulle mani, batto i tasti più velocemente e sul masticare... beh no, quello ero già bravissima a farlo prima!!!

domenica 6 maggio 2007

UNA PICCOLA MENZOGNA - bollino VG


Gina è la cosiddetta "donna dai facili costumi".
Jonas un uomo semplice, affabile, di sedici anni più grande di lei.
Lui è il libraio immigrato dalla Russia (seppur fosse piccolissimo) in un paesino francese dove il ritmo di ogni azione è scandita dal grande mercato di fronte al suo negozio.
Ed è a questo ritmo lento che si svolge la storia.
Jonas e Gina si sposano.
Non per amore. Lui vuole dare a lei un po' di tranquillità e intanto si fa riempire quella che era una vita sola.
E' una storia di continui tradimenti perdonati da Jonas, fino a quando Gina sparisce.
E così che Jonas, in un atto di leggerezza, mente.
E basta una piccola menzogna per cambiargli la vita. Dice a tutto il paese che sa dove sia andata Gina e, quando lei non torna, i sospetti ricadono su di lui.
L'introspezione di Jonas attraverso tradimenti, menzogne, diffidenza, solitudine, isolamento.
Tutto raccontato da Simenon in "Il piccolo libraio di Archangelsk" che ho letto oggi, sdraiata sul terrazzo di mia mamma mentre il sole faceva, ogni tanto, capolino.
Un libro che si legge in fretta, ben narrato, che non ho trovato strepitoso ma piacevole, il mio primo libro di Simenon.

mercoledì 2 maggio 2007

4 - BANJA LUKA - TORINO

(le foto le ho scattate a Plitvice le prime 2 e a Karlovac l'ultima a destra)
MARTEDI' 01/05/2007
Ultimo giorno, non per questo voglio vederlo come quello del rientro quindi... mi avvicino piano-piano...
Faccio colazione da sola nell'albergo dove ci sono solo io...
Bevo il caffè bosniaco, quello turco in pratica, con un fondo di caffè spesso 1 cm che dovrebbe decantare al fondo della tazza ma che con molta nonchalance bevo e sputacchio in giro.

Seguo una strada segnata in piccolo e in giallo sulla cartina. Dopo un po' le scritte in cirillico spariscono.
Lungo la strada: vendono pelli di pecora e di mucca, formaggi di capra, miele.Altra valle molto bella. Lungo il fiume parecchie famiglie stanno facendo il pic-nic, suppongo che festeggino anche loro il 1° Maggio.
Le case sono tutte, TUTTE, case nuove. Sono case non intonacate; mattoni a formare muri e finestre applicate in fretta (non sono brutte in ogni caso... sono solo... pareti che dovevano diventare in fretta case vivibili).
Prati ricoperti da case in mattoni. tutte, tutte, tutte.

Il parco nazionale di Plitvice: attraverso il confine di nuovo e torno in Croazia. Passo circa 3 ore a camminare nel parco di Plitvice, tra laghetti azzurro turchese e cascate di ogni dimensione.

Karlovac: la visito per un motivo sentimentale. I muri degli edifici riportano ancora seri danneggiamenti dei bombardamenti. Il centro è tranquillo ed ordinato.
E' ora di tornare...

La strada più noiosa: la A4, di notte, verso casa.
Unica nota positiva è stato l'incontro con 3 ragazzi di Lucca, fermi in coda al confine con Slovenia-Italia (mi dimentico l'aria condizionata e si accende la spia dell'acqua...), fermi in coda dopo Trieste e fermi all'autogrill prima di Venezia.

All'una di notte circa sono a casa.
Un po' stanca ma serena.
Felice di avercela fatta.
E con la solita, incontentabile, voglia di ripartire.

3 - SARAJEVO - BANJA LUKA

(le foto le ho scattate a partire da sn: valle dopo Sarajevo, Travnik e le ultime 2 a Banja Luka)
LUNEDI' 30/04/2007

Al mattino carico lo zaino nel baule della macchina e noto che ho mezza latta di olio per il motore.
Penso che un rabbocco se lo meriti.
Apro il cofano e inizio a versare. Mi raggiunge subito un ospite dell'albergo a chiedermi se ho bisogno di aiuto.
Dico che no, è tutto a posto, ma visto che il viaggio è lungo...
"Ah... buona autista! Io sono autista autobus in Istria ad Albona" e si presenta.
Gli dico che anche mio papà è istriano.
Chiacchieriamo un po', gli dico che forse dovrei cambiare anche le gomme.
La faccia esperta dell'autista di autobus è talmente orripilata che mi prometto di farlo subito dopo aver lasciato Sarajevo.

Sarajevo: la visita di giorno non toglie il fascino trovato la sera prima.
In poche centinaia di metri di distanza l'una dall'altra si trovano la cattedrale ortodossa, quella cristiana e la moschea.
Un cartello davanti alla moschea ammonisce: non entrare con abiti discinti, niente cellulari, niente gelati, niente KALASHNIKOV!!!
Molti edifici sono ancora danneggiati dai bombardamenti, il centro mi stupisce. Sono tutte casette basse che ospitano negozi e bar. Sembra di essere in un grande villaggio.
Faccio un giro al mercato locale, un altro a metà di una delle colline (altro cimitero... stessa cosa di Mostar) e riparto.

Pit stop: cambio delle 4 gomme. Mi fanno accomodare al bar, bevo un caffè e... quando vado a recuperare la macchina, oltre ad avere cambiato le gomme... me l'hanno anche lavata, dentro e fuori.
Nei 4 giorni non ho mai trovato brutto tempo.
Unico caso è stato circa 1 ora dopo aver lasciato il gommista: pioggia e grandine. Naturale!

Travnik: mi fermo solo perchè noto dalla strada una bella fortezza (che visito, mi arrrampico sui muri e riesco per una volta a non fare danni!). Scopro adesso che la città, durante l'impero ottomano, era residenza dei visir e massimo centro culturale del paese.

Jajce: città medioavale. A parte la cascata sotto la città mi sembra che non abbia così tanto da offrire come invece pensavo. Proseguo.

Banja Luka: attraversando un'altra splendida valle verdissima, arrivo nella seconda città più grande della Bosnia, nonchè capitale della Repubblica Serba di Bosnia-Erzegovina.
Delusione.
Tolte un paio di chiese ortodosse e il lato abbastanza divertente che all'improvviso è tutto scritto in cirillico (divertente fino a quando non devo guidare, leggere i cartelli, tradurli e identificare i paesi sulla cartina...), la città offre esattamente... niente.
Non per nulla penso di poter affermare con assoluta certezza che ero l'unica turista.
E' pieno di ragazzi giovani che passeggiano avanti e indietro nella strada centrale sulla quale si affacciano bar e negozi.
Sulla sponda del fiume c'è il castello. All'interno, appartate più o meno ovunque, coppie di ragazzi in fase di "approfondimento conoscitivo". E' stato l'unico momento in cui mi sono sentita un pochino sola.
La sera ceno in centro (anche trovare un ristorante con qualcosa di tipico non è facile), ascolto un gruppo di zingari suonare musica balcanica (molto Goran Bregovic) e torno nella stanza.
La TV prende i canali satellitari. Guardo "Tutta colpa dell'amore" su RAI1. Leggo un po' il libro che mi sono portata e piombo nel sonno.

2 - SPALATO - SARAJEVO

(le foto le ho scattate a Mostar le prime 2 e nel cortile della moschea di Sarajevo l'ultima a dx)
DOMENICA 29/04/2007
La giornata più intensa...
Dopo una colazione perfetta per Lucy (salami, prosciutti, formaggi, acciughe, olive, insalata di pomodori, omelette alla marmellata di susine...) partenza.
La strada sulla costa è molto bella, sempre per la gioia dei freni della Yaris è a strapiombo sul mare.
Faccio tappa nell'ultimo posto costiero prima di svoltare verso l'entroterra: Gradac. Un po' di relax sugli scogli. Nessuno mi corre dietro, nessuno mi pressa.
Nessuno guida al posto mio... meglio se mi incammino...

Confine croazia-bosnia erzegovina: un poliziotto baffuto e poco incline al sorriso mi chiede i documenti (almeno è dalla parte giusta, dove si apre il finestrino). "Carta verde!".
Uccavolo. La carta verde. Lo guardo come una mucca guarda passare il treno.
Sto per dirgli "Mah, non sono neanche sicura di avere una patente valida e tu mi chiedi la carta verde?". Scartabello in mezzo al libretto... quella del 2005, metà '06... altra metà '06... eh no, chissà dov'è.
Ci rinuncio, lo riguardo e gli dico "Dove si paga per rifarla?"
Venti euro e sono libera. Alla faccia del bicarbonato di sodio.
Maledico, come sempre, la mia disorganizzazione.

Medjugorje: è il luogo dove dal 1981 ad oggi vi sono le apparizioni della Madonna.
E' domenica e interi paesi (giovani compresi!) si muovono per andare a Messa anche nelle chiesette intorno. Impressionante.
A Medjugorje ci vado da atea, nel rispetto di chi viene qui da credente.
Mi sembra che il luogo mantenga ancora un buon livello di semplicità (cosa non scontata, dopo aver visto sia Fatima che Lourdes), di credo sincero, fatto salvo per i soliti miliardi di negozi di souvenir religiosi tutt'intorno.
Peraltro vado anche io a comprare un ricordo per mia mamma (unico acquisto insieme ad un braccialetto che comprerò per me a Mostar). Mentre sono nel negozio, c'è un napoletano che sta per pagare una cifra piuttosto elevata per: 7 corone del rosario, una ventina di santini e una marea di altre cose. Chiede alla commessa "Allo' su' mettici ancora un rosario e facciamo cifra tonda."
Mi viene da ridere... è il caso di dirlo... uno shopping della Madonna!!!
(a posteriori sono andata a leggermi un po' di cose su Medjugorje... interessante... http://it.wikipedia.org/wiki/Medjugorje)

Pranzo a Blagaj: mi fermo in un locale dove non c'è nessuno. Io e il cameriere, un tizio simpatico decisamente patriottico: ordino dell'acqua (mai bevuto alcool in tutti e 4 i giorni!!!) e mi dice in una specie di inglese "questa è la Mostarka (l'acqua di Mostar), è speciale!"
Dopo aver mangiato un piattone di cevapcici con patate fritte e un'insalatona mista, se ne arriva con un dolce "Offerto dal ristorante! E' un dolce tipico bosniaco. Cioè... è anche turco... ma quello bosniaco è più buono!!!". Chiudo con un caffè. Totale del pranzo 3,5 €.
Mentre mi chiede se ho bisogno di trovare un posto per dormire mi chiedo che razza di cera devo avere per attirare tutta questa gentilezza.
Sono commossa.

Blagaj, il monastero dei dervisci: su consiglio di un amico che c'era stato, vado a vedere il monastero che era abitato dai monaci Dervisci Sufi(i monaci che ricercano il Nur, l’illuminazione, e raggiungono l’estasi attraverso l’infinito volteggiare della danza). Nei pressi di una sorgente che forma delle piccole cascate. Il luogo è molto bello.
Al fondo delle scale di legno per entrare nel monastero (che sembra più che altro una casetta), lascio le scarpe in mezzo alle altre e a piedi scalzi... mi faccio rincorrere dal guardiano. Azzo... il mio amico si era dimenticato di dirmi che è un luogo musulmano.
Mi copro la testa con un foulard (che mi ha dato il guardiano) ed entro. Ci sono una decina di stanze, il pavimento di legno ricoperto da tappeti. In alcune trovo dei musulmani che pregano, in altre gruppi di persone che, sedute per terra, sorseggiano il tè servito sui grandi vassoi d'argento.

Mostar: in assoluto la città che è valsa da sola tutto il viaggio.
E' il luogo di confluenza tra Oriente e Occidente, la città del ponte, lo Stari Most, che durante la guerra è stato abbattuto con tanta ferocia proprio per segnare il distacco tra i due mondi.
Il ponte è stato ricostruito e dei pazzi si tuffano da lassù nel fiume, solo per farsi fotografare.
Mi fermo fino a sentire i muhezzin cantare dai minareti. Nelle vie è pieno di turisti italiani.
Prima di arrivare in centro, però, ho un incontro ed un'emozione particolari.
Il cimitero ed un incontro: sbagliando strada, mi trovo nella parte superiore del cimitero musulmano della città.
Rimango talmente impressionata dalla distesa di tombe (che non hanno la croce ma una sorta di piccolo obelisco con sopra la stella e la mezzaluna) che fermo l'auto e scendo. Mentre cerco di capire come si fa ad entrare, un uomo (il manutentore del cimitero) dall'interno mi fa segno di scendere dal muretto.
Scavalco (naturalmente nel punto che aveva indicato, che non è quello da dove scavalco, c'erano delle pietre che formavano una scaletta... ) entro e lui mi dice "Molim?"
Ora... "Molim" è una delle poche parole che conosco (= prego? Cosa posso fare per te? / Che cacchio ci fai in un cimitero, cosa vuoi vedere?).
Quindi, la depenno dalla lista delle parole note e capisco che le altre che mi sono rimaste non sono sufficienti a spiegargli che cosa mi ha attirata.
Gli faccio un gesto che vorrebbe indicare "enorme".
Mi fa cenno di sedermi affianco a lui su di una tomba. Mi siedo.
Mi offre una sigaretta. Nego... non fumo. E lo so che se avessi accettato probabilmente avremmo stabilito un punto di contatto... visto che a comunicare è tutto così difficile. Trovo la situazione molto buffa. Sono seduta su di una tomba vicino ad un uomo che mi sta raccontando chi sa cosa e mi sta (e si sta) chiedendo che cacchio ci faccio lì.
Dopo averlo salutato cerco di entrare nel cimitero dalla parte giusta.
E quello che trovo è esattamente quello che temevo.
La distesa di tombe (ed è davvero una distesa incredibilmente vasta) riporta per tutti lo stesso anno di morte.
1993. 1993. 1993. 1993. 1993. 1993. 1993. 1993. 1993. A volte non c'è neanche il giorno o il mese. Solo l'anno. 1993.
L'emozione che diventa un paio di mani che afferrano lo stomaco e mi provocano una sensazione di vomito e lacrime.

Valle tra Mostar e Sarajevo: una valle attraversata da un fiume. Vegetazione foltissima, montagne simili alle dolomiti.
Scheletri di case.

Sarajevo: dopo aver cercato un posto per dormire vado a vedere la città di notte.
A parte la periferia, dove ci sono i classici palazzi... il centro è incastonato in mezzo alle colline.
Le colline sono ricoperte di case, le case hanno le luci accese.
Sembra di essere in mezzo ad un cielo stellato.
Ceno nel centro (anche qui, tanti, tantissimi turisti italiani) e me ne torno in albergo rimandando la visita al giorno dopo.

Una domenica intensa...

1 - TORINO - SPALATO

(le foto le ho scattate a Primosten la prima e sulla costa dopo Spalato le ultime)

SABATO 28/04/2007
Partenza ore 04:24.
Mi prefiggo una sola regola, fermarmi ogni 2 ore di viaggio per almeno 10 minuti.
Per sgranchirmi le gambe e per dar tregua all'auto.
Già... l'auto. Sicuramente la scelta più pratica e comoda (dopo aver guardato gli orari dei treni, dei traghetti da Ancona, etc... etc...).
Sicuramente la scelta più incosciente: le pastiglie sono da cambiare, le gomme sono lisce, la ventola di raffreddamento non si accende (a meno di attaccare l'aria condizionata... pare...), il finestrino lato passeggero non funziona.
Per non parlare di una scoperta che faccio la sera prima.
Con grande orrore la mia patente è finita in lavatrice, i dati si leggono ma non esiste più la foto.
Quindi: devo frenare il meno possibile, sperare che le gomme non scoppino e non scivolino, non fare code, non chiedere info dal lato destro della macchina, non farmi fermare dalla polizia per i controlli.
E naturalmente... al confine italo-sloveno il poliziotto che chiede i documenti è a destra.
Sfodero un sorriso, scendo dalla macchina e li porto a mano.
La costa croata, strapiombo sul mare, spesso non ha i parapetti... cerco di non frenare...
Sull'autostrada croata c'è un'ora di coda... accendo l'aria condizionata. Funge.
In tutti e 4 i giorni incontro 27 pattuglie. Nessuna mi ferma.
Le gomme... le cambio il terzo giorno. Mai sfidare troppo la sorte.
Cara la mia pazza... Bon voyage...

Veloci appunti di viaggio del primo giorno
Prima sosta - il mare vicino a Zara: mi butto letteralmente su una spiaggia col mare cristallino e mi addormento sotto il sole (sono da sola ma stringo la borsa con documenti e macchina foto neanche fosse mio figlio).
Sibenik: poco in alto nella cittadina c'è un castello. Per entrare passo attraverso le grate del cancello. Una vista bellissima sulle isole Kornati. Due lividi sulle gambe. MMbbbbbraaanaaataaaa!!!
Primosten: la più fotografata e pubblicizzata. Mentre faccio il giro sul lungo-mare vedo arrivare un folto gruppo di persone che sventola la bandiera della Croazia e canta a squarciagola accompagnato dalle fisarmoniche. Partita di calcio vinta? No! E' un matrimonio. Divertentissimo.
Sulla strada, mentre mi allontano, mi giro indietro e scatto la foto al tramonto.
Spalato: arrivo alle 20:00. Ho alle spalle (e sulle spalle) 1100 km ma sono serena.
Dovrei cenare e cercarmi un posto dove dormire. Giro per il centro (c'ero già stata anni fa... non mi sembra molto cambiata).
Per domire mi chiedono una cifra spropositata. Non avranno mai tutti quei soldi!!!
Dopo aver mangiato prendo la macchina e mi fermo nel parcheggio di un condominio, srotolo il sacco a pelo e cerco di dormire.
Iniziano gli incubi... e se arriva un maniaco, un assassino, un guardone?
Sono le 23:30 circa. Arrotolo il sacco a pelo, mi allontano di poco dalla città e prendo una stanza sul mare.
L'importante è la coerenza...