UN MUSEO - Ci andiamo il sabato mattina dopo che avevo letto su Specchio (l'allegato a "La Stampa") un articolo intitolato "Il museo degli orrori" che iniziava così:
Lunedì 12 Febbraio, a Torino, riapre l'antico istituto di anatomia umana, chiuso dal 1898.
Un forziere pieno di reperti di inestimabile valore scientifico: crani, mummie, visceri, modelli in cera di casi celebri.
Il museo è allestito nello stesso ambiente e con gli stessi arredamenti ottocenteschi in cui si trovava originariamente. Un enorme splendido salone con volte a crociera e navate nelle quali sono disposti ordinatamente dei mobili/teche come se ci si trovasse in una biblioteca antica.
E proprio come in una biblioteca gli scaffali sono etichettati a seconda del contenuto, solo che invece di "Economia", "Narrativa", "Biologia" troviamo etichette come "Arti inferiori", "Apparato digerente", "Apparato cardiovascolare",etc...
Facile pensare a qualcosa di macabro, eppure l'esposizione è talmente ordinata e didascalica che è impossibile non ricondurla alla scienza, anche perchè i reperti, modelli in cera e in gesso sono proprio quelli del settecento, quelli su cui i medici del tempo studiavano e facevano delle scoperte.
A me è piaciuto.
Infatti, dopo l'ora di visita, ci guardiamo tutti e quattro e di comune accordo decidiamo di andare a fare colazione (hem... erano le 11.30...) senza nessun problema di stomaco (quasi per tutti).
UNA FESTA ed UN EQUIVOCO - Venerdì e Sabato sera, feste di Carnevale.
Quella di Venerdì la perdo a malincuore distrutta dall'influenza. Avvolta nel plaid mi guardo Dr. House che mi tira un po' su il morale.
Sabato sera invece ci vado. La mitica festa della Wood. L'intenzione era di mascherarmi da hippy. Mi trucco gli occhi, leggerissimo rossetto, parrucca biondo platino lunghissima, ghirlanda di margherite in testa, camiciona bianca, collana col simbolo della pace (che tra l'altro mettevo davvero quindici anni fa...), ventimila braccialettini, jeans a zampa d'elefante.
Alla festa il primo uomo che mi dice "sai una cosa? sei bellissima!" mi fa felice.
Il secondo che usa le stesse parole mi lusinga.
Il terzo inizia ad insospettirmi.
Il quarto mi fa capire.
Mi avevano tutti scambiata per Cicciolina!!!
"Ciao Ilona!" mi aveva detto il quarto.
Ma io non ero vestita da Cicciolina, ero vestita da hippy!!! Cavolo!!! Non vedete che ho una canna in mano??? Cicciolina avrebbe avuto altro!!! Incompetenti!
DUE CD - Nella domenica ecologia, come hanno chiamato questa cosa confusionaria che prevedeva che nel nord nessuno usasse le auto tranne in alcune zone, tranne in alune strade, tranne in alcuni orari, tranne per alcune categorie di persone..., me ne sto a casa a leggere e ad ascoltare musica.
Un cd di Norah Jones.
Un cd di Tracy Chapman.
Che pace.
UN LIBRO - "Il dolore perfetto" di Ugo Riccarelli.
Una lente di ingrandimento che scende sul mondo e si ferma in un paesino toscano ad osservare la vita delle persone di due famiglie.
E ci rimane per generazioni, attraverso fatti storici, guerre mondiali, amori, morti e... ovviamente dolore. Un dolore così assoluto da essere perfetto. Un dolore che non è mai fisico ma dell'anima, tanto che Annina si morde la lingua per cacciare il secondo che è ben più terribile.
Uno di quei libri che ti fanno amare i personaggi e perciò vorresti finire di leggere in un lampo per sapere come va a finire e allo stesso tempo vorresti prolungare la lettura per rimanere con loro il più a lungo possibile.
La bellezza del libro mi fa venir voglia di ascoltare le storie di mia mamma, mio papà, dei miei nonni e farmi raccontare delle loro vite e dei luoghi in cui hanno vissuto. E a mia volta viene voglia di prendere mio cugino Alex, toglierlo da davanti la televisione e raccontargli tutto quello che so e che lui si è perso perchè troppo giovane. Sui nonni e sugli zii che non ha mai conosciuto, sulle bamboline di pane e zucchero che preparava la nonna il sabato mattina, sulla casa in cui vive che una volta era diversa, sui viaggi, sulle sue cugine che ne combinavano di tutti i colori, e... fargli conoscere fino in fondo il tempo lento delle parole e la magia del raccontare, la possibilità di trovare un respiro largo negli oceani dell'immaginazione e nella memoria del passato, e il battito del cuore nel coraggio di persone ormai scomparse, e la corsa sfrenata in geografie di luoghi lontani e affascinanti, o vicini a lui ma ormai cambiati irrimediabilmente dal tempo trascorso.
UN FILM AL CINEMA- "Scrivimi una canzone", ovvero "Music & Lyrics".
Un film spensierato, commedia leggera e divertente, senza troppe pretese. Il trionfo dell'amore. Proprio quello di cui avevo bisogno.
E poi... Hugh Grant e Drew Barrymore insieme. Una gara a chi mi fa impazzire di più.
lunedì 26 febbraio 2007
giovedì 22 febbraio 2007
ESSERE CURIOSI - bollino V
Due facce della curiosità.
C'è la curiosità inutile, quella che crea le code in tangenziale perchè tutti vogliono vedere l'incidente della corsia opposta.
C'è la curiosità che dovrebbe scaturire da piccole frasi lasciate a metà, ad esempio: "ieri sera ho capito da cosa mi vestirò alle due feste di carnevale, Venerdì e Sabato."
Questa mattina ho trovato solo la prima.
Tutti fermi per km. Inutilmente. Però sai che bella soddisfazione poter descrivere il cofano ammaccato della macchina di chissà chi?
Invece, alla frase lasciata a metà, mi hanno tutti risposto: "Ma come sarebbe 'feste di carnevale', siamo in Quaresima!"
Ed io che ero felice come una Pasqua.
Mi sono sentita un po' come la Vianne di "Chocolat" che apre una cioccolateria nel centro del paese proprio nel periodo di digiuno pasquale.
C'è la curiosità inutile, quella che crea le code in tangenziale perchè tutti vogliono vedere l'incidente della corsia opposta.
C'è la curiosità che dovrebbe scaturire da piccole frasi lasciate a metà, ad esempio: "ieri sera ho capito da cosa mi vestirò alle due feste di carnevale, Venerdì e Sabato."
Questa mattina ho trovato solo la prima.
Tutti fermi per km. Inutilmente. Però sai che bella soddisfazione poter descrivere il cofano ammaccato della macchina di chissà chi?
Invece, alla frase lasciata a metà, mi hanno tutti risposto: "Ma come sarebbe 'feste di carnevale', siamo in Quaresima!"
Ed io che ero felice come una Pasqua.
Mi sono sentita un po' come la Vianne di "Chocolat" che apre una cioccolateria nel centro del paese proprio nel periodo di digiuno pasquale.
mercoledì 21 febbraio 2007
DOPPIO SOGNO DI CARNEVALE - bollino V
Ancora qualche ricordo che si affaccia dal passato.
Martedì grasso.
Nel paesino dei miei nonni (100 anime) era tradizione, per i più giovani, mascherarsi e girare di casa in casa per farsi regalare delle uova.
Con tutte le uova raccolte ci si riuniva nella scuola dismessa, si preparava la pastella, si sbucciavano le mele e si cucinavano le frittelle.
Buone le frittelle di mele. Le adoro.
Mia mamma me le faceva sempre a carnevale. Mmmm...
Calde, gonfie e con lo zucchero spolverizzato sopra.
Nel momento in cui il mondo frittelloso è svanito... ho smesso anche di mascherarmi a carnevale e ad andare alle feste (escludendo la battaglia delle arance ad Ivrea).
Peccato.
Peccato perchè ieri sono stata in un locale brasiliano a vedere uno show di capoeira e la serata prevedeva "maschera (a tema libero) gradita ma non obbligatoria".
Nei primi quarantacinque minuti non ho fatto altro che dire "Oh-mmma-cche-spettacolo-quella-parrucca d'argento" e "Voglio-voglio-voglio-quella-aureola-di-peluche-bianca" e ancora "Ma-ttu-gguarda-lì-che-piumaggio-fantastico" e via così strepitando come una bambina all'asilo dietro a reggiseni fioriti, ghirlande di fiori su capelli turchini e cappelli da cowboy.
Ancora persa nel mio mondo incantato mi sono ritrovata ad ordinare "2 Caipiroska e 1 Caipiriña" (non tutte per me... ovviamente!) e non ho fatto caso se la cameriera ha versato nel mio bicchiere una quantità industriale dello yogurt per cui fa la pubblicità la Marcuzzi ("Non riesci ad andare in bagno regolarmente?")
Già, perchè questa mattina alle 5.30 mentre sognavo lo show di capoeira (che peraltro è stato davvero molto bello e come sempre da spellarsi le mani per gli applausi prima, durante e dopo) ho sentito un forte, fortissimo mal di pancia. Pensavo fosse parte del sogno, credevo che qualcuno m'avesse colpita per sbaglio.
Ho aperto gli occhi e mi sono sentita come Tom Cruise in "Eyes Wide Shut" quando si sveglia e nota sul comodino la maschera.
Martedì grasso.
Nel paesino dei miei nonni (100 anime) era tradizione, per i più giovani, mascherarsi e girare di casa in casa per farsi regalare delle uova.
Con tutte le uova raccolte ci si riuniva nella scuola dismessa, si preparava la pastella, si sbucciavano le mele e si cucinavano le frittelle.
Buone le frittelle di mele. Le adoro.
Mia mamma me le faceva sempre a carnevale. Mmmm...
Calde, gonfie e con lo zucchero spolverizzato sopra.
Nel momento in cui il mondo frittelloso è svanito... ho smesso anche di mascherarmi a carnevale e ad andare alle feste (escludendo la battaglia delle arance ad Ivrea).
Peccato.
Peccato perchè ieri sono stata in un locale brasiliano a vedere uno show di capoeira e la serata prevedeva "maschera (a tema libero) gradita ma non obbligatoria".
Nei primi quarantacinque minuti non ho fatto altro che dire "Oh-mmma-cche-spettacolo-quella-parrucca d'argento" e "Voglio-voglio-voglio-quella-aureola-di-peluche-bianca" e ancora "Ma-ttu-gguarda-lì-che-piumaggio-fantastico" e via così strepitando come una bambina all'asilo dietro a reggiseni fioriti, ghirlande di fiori su capelli turchini e cappelli da cowboy.
Ancora persa nel mio mondo incantato mi sono ritrovata ad ordinare "2 Caipiroska e 1 Caipiriña" (non tutte per me... ovviamente!) e non ho fatto caso se la cameriera ha versato nel mio bicchiere una quantità industriale dello yogurt per cui fa la pubblicità la Marcuzzi ("Non riesci ad andare in bagno regolarmente?")
Già, perchè questa mattina alle 5.30 mentre sognavo lo show di capoeira (che peraltro è stato davvero molto bello e come sempre da spellarsi le mani per gli applausi prima, durante e dopo) ho sentito un forte, fortissimo mal di pancia. Pensavo fosse parte del sogno, credevo che qualcuno m'avesse colpita per sbaglio.
Ho aperto gli occhi e mi sono sentita come Tom Cruise in "Eyes Wide Shut" quando si sveglia e nota sul comodino la maschera.
mercoledì 14 febbraio 2007
PANICO - bollino VG
Questo è un post che avevo scritto il 24/01 e che non avevo pubblicato per motivi scaramantici. Ora che l'iter si è concluso... posso farlo, così mi ricorderò di certe sensazioni in futuro.
L'importante è non farsi prendere dal panico.
Calma. Devo stare calma.
E' solo la sera prima del colloquio per un nuovo lavoro, non il giorno fatidico.
Ma io sono calma...
No! Non sono calma, perchè se lo fossi non starei a vagare per 30 minuti nel quadrato M3 della cartina di Torino ascoltando ipnotizzata la stessa canzone portafortuna per 40 volte.
Sono in loop! Suona il telefono. Fuoco amico... una bella cena preceduta da un bicchiere di Martini, ecco cosa mi ci vuole.
Vola via la sera, scorre veloce la notte e in men che non si dica arriva il giorno fatidico.
Infilo il tailleur - pensa se adesso si strappano i pantaloni -, camicetta - sicuramente mi macchierò facendo benzina -, capelli sciolti - c'è un vento pazzesco, i capelli finiscono sul rossetto, ptui, ptui... -, esco di casa e mi incammino - il palo del semaforo mica si staccherà per piombare sulla mia macchina!?! -.
Che ansia. Coraggio, devo pensare che non è una cosa importante.
Non è importante, non è importante, come va... va!
Spingo la porta ed entro. Porca miseria.
Azienda fighissima, altro che non è una cosa importante.
Pagherei per lavorare qui.
Respiro... ma che dici Lucy, sono loro che devono pagarti!
Presentazioni... attacco mentalmente il tasto PLAY...
"la prima esperienza fu .... utilizzavo il prodotto XXX che non è molto interessante però..."
"come mai reputa XXX non interessante?"
"penso che sia superato, non lo usa quasi più nessuno..."
"noi lo utilizziamo!!!"
Azzo
"Ah... e come vi trovate?"
"Mica tanto bene..."
Sorrido. Meno male...
Crudeltà è avere una sola occasione per essere giudicati.
E dopo due ore mi richiamano... la sua candidatura ci ha soddisfatto. Dovrebbe tornare per il secondo colloquio...
L'importante è non farsi prendere dal panico.
Calma. Devo stare calma.
L'importante è non farsi prendere dal panico.
Calma. Devo stare calma.
E' solo la sera prima del colloquio per un nuovo lavoro, non il giorno fatidico.
Ma io sono calma...
No! Non sono calma, perchè se lo fossi non starei a vagare per 30 minuti nel quadrato M3 della cartina di Torino ascoltando ipnotizzata la stessa canzone portafortuna per 40 volte.
Sono in loop! Suona il telefono. Fuoco amico... una bella cena preceduta da un bicchiere di Martini, ecco cosa mi ci vuole.
Vola via la sera, scorre veloce la notte e in men che non si dica arriva il giorno fatidico.
Infilo il tailleur - pensa se adesso si strappano i pantaloni -, camicetta - sicuramente mi macchierò facendo benzina -, capelli sciolti - c'è un vento pazzesco, i capelli finiscono sul rossetto, ptui, ptui... -, esco di casa e mi incammino - il palo del semaforo mica si staccherà per piombare sulla mia macchina!?! -.
Che ansia. Coraggio, devo pensare che non è una cosa importante.
Non è importante, non è importante, come va... va!
Spingo la porta ed entro. Porca miseria.
Azienda fighissima, altro che non è una cosa importante.
Pagherei per lavorare qui.
Respiro... ma che dici Lucy, sono loro che devono pagarti!
Presentazioni... attacco mentalmente il tasto PLAY...
"la prima esperienza fu .... utilizzavo il prodotto XXX che non è molto interessante però..."
"come mai reputa XXX non interessante?"
"penso che sia superato, non lo usa quasi più nessuno..."
"noi lo utilizziamo!!!"
Azzo
"Ah... e come vi trovate?"
"Mica tanto bene..."
Sorrido. Meno male...
Crudeltà è avere una sola occasione per essere giudicati.
E dopo due ore mi richiamano... la sua candidatura ci ha soddisfatto. Dovrebbe tornare per il secondo colloquio...
L'importante è non farsi prendere dal panico.
Calma. Devo stare calma.
lunedì 12 febbraio 2007
TU CHIAMALE SE VUOI... EMOZIONI - bollino G
E' domenica mattina. Diciamo pure tarda mattina.
Non ho mai capito il mio strano rapporto con la domenica. Lo trovo un giorno intimo eppure mi mette a disagio.
Guardo fuori dalla finestra. Grigio, tendente alla pioggia.
Che peccato, avevo voglia di uscire e non di starmene tutto il giorno rintanata a casa.
Colazione al bar, di quelle con il croissant grasso-grasso che ti fa sentire in colpa per una settimana intera, leggo il giornale ad alta voce, commentiamo le notizie.
Tornando a casa guardo verso le montagne dove fa capolino un sole fantastico.
Ma allora sai che c'è? Prendo gli scarponcini, chiamo la mia amica Manu e le chiedo "Quanto ci vuole per andare sulla vetta del Monte Soglio?"
Risposta: "2 ore - 2 ore e mezza, dipende da dove si lascia la macchina. Mi sa che è un po' tardi... io pensavo di fare un giro in bicicletta"
"Mmmm... piano B. Io vado lo stesso, magari non proprio in cima, ci vediamo più tardi per un caffè da mia mamma. Ciao-ciao".
E così parto. Inerpico la macchina su per una strada impossibile, schivando spuntoni di roccia e crateri nel terreno che manca solo un'eruzione vulcanica.
Quando la strada finisce poggio piede a terra e mi guardo intorno.
Una vista bellissima. Ah, santissima pigrizia.
Lascio gli scarponcini in macchina, prendo un libro, il lettore mp3 e mi sdraio in un prato concimato a godermi il sole e il panorama.
Emozione.
Emozione interrotta da una morte.
Veramente sono già passati 2 mesi e mezzo da quando è mancato.
Torno a valle, caffè con Manu e poi mi preparo per rendergli omaggio.
Ah, non ho detto a chi! Ma a Philippe Noiret, l'attore!
Ieri pomeriggio davano "Nuovo cinema paradiso", film che io non avevo mai visto.
Ed ecco che lì mi aspetta la seconda emozione della giornata. Grossissima.
Un film che tutti gli amanti del cinema dovrebbero vedere, un film sul cinema, sul tempo che passa, sull'amicizia.
Un film capace di emozionare.
Mi lascia senza parole (ma con tante lacrime... e non sono l'unica!!!).
Alfredo "Una volta un re fece una festa e c'erano le principesse più belle del regno. Un soldato che faceva la guardia vide passare la figlia del re. Era la più bella di tutte e se ne innamorò subito. Ma che poteva fare un povero soldato a paragone colla figlia del re! Basta! Ma, finalmente, un giorno riuscì a incontrarla e le disse che non poteva più vivere senza di lei. E la principessa fu così impressionata del suo forte sentimento che disse al soldato: "Se saprai aspettare cento giorni e cento notti sotto il mio balcone, alla fine, io sarò tua!"
Ma, subito il soldato se ne andò là e aspettò un giorno, due giorni e dieci e poi venti. Ogni sera la principessa controllava dalla finestra ma quello non si muoveva mai.
Con la pioggia, con il vento, colla neve era sempre là. Gli uccelli ci cacavano in testa e le api se lo mangiavano vivo ma lui non si muoveva. Dopo novanta notti era diventato tutto secco, bianco e gli scendevano le lacrime dagli occhi e non poteva trattenerle poiché non aveva più la forza nemmeno per dormire... mentre la principessa sempre lo guardava. E arrivati alla novantanovesima notte il soldato si alzò, si prese la sedia e se ne andò via."
Non ho mai capito il mio strano rapporto con la domenica. Lo trovo un giorno intimo eppure mi mette a disagio.
Guardo fuori dalla finestra. Grigio, tendente alla pioggia.
Che peccato, avevo voglia di uscire e non di starmene tutto il giorno rintanata a casa.
Colazione al bar, di quelle con il croissant grasso-grasso che ti fa sentire in colpa per una settimana intera, leggo il giornale ad alta voce, commentiamo le notizie.
Tornando a casa guardo verso le montagne dove fa capolino un sole fantastico.
Ma allora sai che c'è? Prendo gli scarponcini, chiamo la mia amica Manu e le chiedo "Quanto ci vuole per andare sulla vetta del Monte Soglio?"
Risposta: "2 ore - 2 ore e mezza, dipende da dove si lascia la macchina. Mi sa che è un po' tardi... io pensavo di fare un giro in bicicletta"
"Mmmm... piano B. Io vado lo stesso, magari non proprio in cima, ci vediamo più tardi per un caffè da mia mamma. Ciao-ciao".
E così parto. Inerpico la macchina su per una strada impossibile, schivando spuntoni di roccia e crateri nel terreno che manca solo un'eruzione vulcanica.
Quando la strada finisce poggio piede a terra e mi guardo intorno.
Una vista bellissima. Ah, santissima pigrizia.
Lascio gli scarponcini in macchina, prendo un libro, il lettore mp3 e mi sdraio in un prato concimato a godermi il sole e il panorama.
Emozione.
Emozione interrotta da una morte.
Veramente sono già passati 2 mesi e mezzo da quando è mancato.
Torno a valle, caffè con Manu e poi mi preparo per rendergli omaggio.
Ah, non ho detto a chi! Ma a Philippe Noiret, l'attore!
Ieri pomeriggio davano "Nuovo cinema paradiso", film che io non avevo mai visto.
Ed ecco che lì mi aspetta la seconda emozione della giornata. Grossissima.
Un film che tutti gli amanti del cinema dovrebbero vedere, un film sul cinema, sul tempo che passa, sull'amicizia.
Un film capace di emozionare.
Mi lascia senza parole (ma con tante lacrime... e non sono l'unica!!!).
Alfredo "Una volta un re fece una festa e c'erano le principesse più belle del regno. Un soldato che faceva la guardia vide passare la figlia del re. Era la più bella di tutte e se ne innamorò subito. Ma che poteva fare un povero soldato a paragone colla figlia del re! Basta! Ma, finalmente, un giorno riuscì a incontrarla e le disse che non poteva più vivere senza di lei. E la principessa fu così impressionata del suo forte sentimento che disse al soldato: "Se saprai aspettare cento giorni e cento notti sotto il mio balcone, alla fine, io sarò tua!"
Ma, subito il soldato se ne andò là e aspettò un giorno, due giorni e dieci e poi venti. Ogni sera la principessa controllava dalla finestra ma quello non si muoveva mai.
Con la pioggia, con il vento, colla neve era sempre là. Gli uccelli ci cacavano in testa e le api se lo mangiavano vivo ma lui non si muoveva. Dopo novanta notti era diventato tutto secco, bianco e gli scendevano le lacrime dagli occhi e non poteva trattenerle poiché non aveva più la forza nemmeno per dormire... mentre la principessa sempre lo guardava. E arrivati alla novantanovesima notte il soldato si alzò, si prese la sedia e se ne andò via."
giovedì 8 febbraio 2007
LA VILLA DELLA REGINA - bollino V
Villa della Regina (Torino) - Il prezioso complesso, costituito da edifici aulici, giardini all'italiana con grotte e giochi d'acque, aree agricole e boscate, fu fatto costruire ad inizio secolo XVII dal cardinal Maurizio di Savoia sul modello delle ville romane.
Nel corso del secolo successivo fu ampliato ed aggiornato per le regine negli apparati decorativi e nell'architettura dei giardini.
A causa delle vicende conservative e d'uso che ne hanno segnato la storia recente, è stato sino ad oggi tra i meno noti del complesso delle Residenze Sabaude, iscritte al Patrimonio Mondiale dell'Unesco.
"Buongiorno, vorrei prenotare una visita alla Villa della Regina"
Magari lo dico dopo che saremmo in 15...
"Mi dispiace è tutto saturo fino all'8 Aprile"
"MA VVVVERAMENTE???"
"Eh... si... a dire il vero si è liberato un posto per questo sabato se le interessa!"
"Un posto vuol dire una persona?"
"Proprio così!"
Numble, numble... che faccio, 15 bigliettini e poi si va ad estrazione?
"Ah no, allora niente... ma senta, ma dopo l'8 Aprile?"
"Eh, dopo l'8 Aprile la Villa torna ad essere un cantiere della Regione"
"Uh! FUUURBIII!!!"
Nel corso del secolo successivo fu ampliato ed aggiornato per le regine negli apparati decorativi e nell'architettura dei giardini.
A causa delle vicende conservative e d'uso che ne hanno segnato la storia recente, è stato sino ad oggi tra i meno noti del complesso delle Residenze Sabaude, iscritte al Patrimonio Mondiale dell'Unesco.
"Buongiorno, vorrei prenotare una visita alla Villa della Regina"
Magari lo dico dopo che saremmo in 15...
"Mi dispiace è tutto saturo fino all'8 Aprile"
"MA VVVVERAMENTE???"
"Eh... si... a dire il vero si è liberato un posto per questo sabato se le interessa!"
"Un posto vuol dire una persona?"
"Proprio così!"
Numble, numble... che faccio, 15 bigliettini e poi si va ad estrazione?
"Ah no, allora niente... ma senta, ma dopo l'8 Aprile?"
"Eh, dopo l'8 Aprile la Villa torna ad essere un cantiere della Regione"
"Uh! FUUURBIII!!!"
MERCOLEDI' DA BRADIPO - bollino VG
Lunedì scorso Sara mi allunga un volantino con scritto "Alcool in Jazz" e mi dice "vieni a sentirmi cantare Mercoledì sera?".
"Certo! Con piacere! Ci sarò!"
Ed eccoci a Mercoledì.
Reduce da un pomeriggio che mi ha ridotta in poltiglia, massacrata psicologicamente da un tizio che mi ha fatto mille domande e ha cercato di distruggere ogni mia risposta (si chiama malvagità?).
Tornata a casa trovo sul tavolo un foglio con la somma di affitto e gas/riscaldamento.
Una cifra da capogiro.
Un bellissimo allenamento in palestra mi risolleva il morale e così, nonostante il peso sullo stomaco (non reale visto che ho mangiato 2 yogurt) cerco di non cedere alla tentazione di buttarmi sul divano ed esco per andare a sentire il concerto Jazz.
Lì, seduta al tavolino, ad ascoltare quella voce bellissima, con davanti un daiquiri frozen alla mela penso contemporaneamente a quattro cose:
1. adesso vado ad ordinare una piadina grassa e goduriosa
2. quanto è bello avere degli amici che ti stanno vicino quando sei un po' giù
3. che relazione ci sarà tra quel tizio con i capelli bianchi e la cantante
4. devo smettere di bere cose alcoliche
Dopo 5 minuti i pensieri diventano due:
1. devo ordinare un'altra cosa alcolica
2. buona questa piadina grassa e goduriosa
mercoledì 7 febbraio 2007
PIZZA, RHUM E CHING - bollino VG
Il soldato, prima di partire per la guerra, va a consultare l'oracolo. Gli occhi della sibilla scrutano i suoi e senza incertezze la maga dice in latino: "Ibis redibis non morieris in bello"
Neanche si rende conto, il soldato, che il suo destino è una questione di virgola.
Ibis, redibis , non morieris in bello significa "Andrai, ritornerai, e non morirai in guerra"
Ibis, redibis non , morieris in bello ha senso opposto: "Andrai, non ritornerai, e morirai in guerra".
E' una storia alla quale penso spesso quando si parla di divinazione, predizione del futuro, lettura delle carte.
Basta dare la propria interpretazione e sicuramente la predizione si avvera.
Però... ieri sera mi sono fatta fare i ching da Wood.
Faccio la domanda. La matita blu scrive sul foglio.
Prendo in mano le tre monete e le lancio sul tappetino messicano come fossero dadi.
Uno vale due, l'altra faccia vale tre... si somma e si scrivono i numeri sul foglio.
8-7-7-9-8-9. Wood traccia dei segni strani. Riga dritta, poi spezzata e via così... raggruppa, consulta il libro ed eccolo lì, (☲ 離 lí) e (☱ 兌 duì) ovvero il crogiolo.
Ma pensa...
Altra domanda, stessa procedura, 6-6-6 (mmm... che bel numero...) 8-8-8... (☷ 坤 kūn) e (☷ 坤 kūn), il ricettivo.
E' una cosa buona... ci sto prendendo gusto.
E a quanto pare anche l'ometto che è con noi vuole provare...
Gli cedo le monete, viene scritta la domanda. Bicchierino di rhum, monetine che tintinnano.
Quando esce il responso io e Wood scoppiamo in una fragorosa risata.
(☵ 坎 kǎn) e (☳ 震 zhèn). L’Impedimento.
Se gli ostacoli aumentano è meglio ritirarsi e cercare aiuto e consigli da una persona fidata e saggia.
L'ometto beve un altro bicchierino di rhum. E poi ancora uno.
Neanche si rende conto, il soldato, che il suo destino è una questione di virgola.
Ibis, redibis , non morieris in bello significa "Andrai, ritornerai, e non morirai in guerra"
Ibis, redibis non , morieris in bello ha senso opposto: "Andrai, non ritornerai, e morirai in guerra".
E' una storia alla quale penso spesso quando si parla di divinazione, predizione del futuro, lettura delle carte.
Basta dare la propria interpretazione e sicuramente la predizione si avvera.
Però... ieri sera mi sono fatta fare i ching da Wood.
Faccio la domanda. La matita blu scrive sul foglio.
Prendo in mano le tre monete e le lancio sul tappetino messicano come fossero dadi.
Uno vale due, l'altra faccia vale tre... si somma e si scrivono i numeri sul foglio.
8-7-7-9-8-9. Wood traccia dei segni strani. Riga dritta, poi spezzata e via così... raggruppa, consulta il libro ed eccolo lì, (☲ 離 lí) e (☱ 兌 duì) ovvero il crogiolo.
Ma pensa...
Altra domanda, stessa procedura, 6-6-6 (mmm... che bel numero...) 8-8-8... (☷ 坤 kūn) e (☷ 坤 kūn), il ricettivo.
E' una cosa buona... ci sto prendendo gusto.
E a quanto pare anche l'ometto che è con noi vuole provare...
Gli cedo le monete, viene scritta la domanda. Bicchierino di rhum, monetine che tintinnano.
Quando esce il responso io e Wood scoppiamo in una fragorosa risata.
(☵ 坎 kǎn) e (☳ 震 zhèn). L’Impedimento.
Se gli ostacoli aumentano è meglio ritirarsi e cercare aiuto e consigli da una persona fidata e saggia.
L'ometto beve un altro bicchierino di rhum. E poi ancora uno.
martedì 6 febbraio 2007
BLOOD DIAMOND - bollino G
Cena:
* 4 grissini
* una bustina di Nimesulide all'arancio in 1/4 di bottiglietta d'acqua
* 1 hot dog con salsa messicana
Una dieta molto equilibrata!!! Dovrei tenere in macchina delle ciotole di verdure, così potrei sgranocchiarmi qualcosa di sano passando dalla palestra ad altro luogo (nel caso di ieri il cinema) senza transitare dal VIA (che sarebbe casa) .
Film visto ieri sera: blood diamonds-diamanti di sangue.
Ambientato nel 1999 durante la guerra civile in Sierra Leone, vuole essere una denuncia contro l'industria di diamanti e i commerci illegali che finanziano guerre civili.
Qualche mia considerazione:
*In generale: chiara intenzione di denuncia sociale e sensibilizzazione sul problema (abbastanza ben riusciti) a discapito di una trama esile.
*Attori: bravo Di Caprio ma io mi innamoro del co-protagonista Djimon Hounsou (visto in "The island", "Il gladiatore" e "Amistad"). Jennifer Connelly, praticamente l'unica donna, è terribile (macchettiridi sempre??? Abbiamo capito che hai dei bei denti!!!)
*Panorami: fantastici, mi vien voglia di partire per la Sierra Leone (va beh, va beh... lo so che mi viene sempre voglia di partire per ovunque...)
*Scene: quelle di combattimento e con i bambini soldato sono memorabili. Fuori luogo interrompere la narrazione per far vedere delle fotografie in bianco e nero teoricamente scattate dalla giornalista.
*Dialoghi: penosi e farciti di retorica
Da ricordare: se comprate dei diamanti (si, si... tutti i giorni...) cercate di sapere se provengono da luoghi in cui avvengono dei conflitti...
lunedì 5 febbraio 2007
A.A.A. FRAMMENTI DI WE OFFRESI - bollino V
A come Alex che Sabato mi ha parlato della sua nuova fidanzata, Giulia.
"Ma tu l'hai vista a Carnevale? Era vestita come quelli della carica dei 101!" mi dice con aria sognante.
"No... mi spiace... non l'ho vista... e tu com'eri vestito?"
"Zorro!" risponde fiero
Mah... Zorro con una dalmata...
"E viene all'asilo con te Giulia?"
"Si..." (ancora aria sognante) "appena arrivo mi prende per mano" (aria un po' meno sognante) "E NON MI MOLLA PIU'!" (scocciatissimo)
A come Acqui Terme, in provincia di A come Alessandria.
Ieri pomeriggio mi sono concessa un paio di ore in assoluto relax tra saune e bagni turchi. Un vizio stupendo da coltivare...
A come Asti, di ritorno da A come Acqui Terme, in provincia di A come Alessandria. Da girare invano per 40 minuti alla ricerca di un cugino pizzaiolo per poter scroccare un pezzo di margherita calda fumante.
A come Accidenti mi son persa il Superbowl.
A come "La ricerca della felicitA'", film visto ieri sera.
Uno scorcio di Stati Uniti che forse il cinema non fa vedere spesso, popolato da disadattati, barboni, persone in difficoltà, che hanno una vita dura nella quale tutti potenzialmente potremmo cadere.
Il tutto condito da una giusta ironia e senza ricorrere a facile retorica, che non è semplice.
Certo alcuni dubbi mi vengono. Per esempio non si capisce come il protagonista riesca a mantenere sempre un abbigliamento impeccabile, un orologio al polso che brilla come non mai, scarpe nuove nonostante non abbia i soldi per pagare un taxi, però la storia cattura ugualmente l'attenzione (e la lacrima).
Will Smith è bravissimo e il figlio uno spettacolo.
Il messaggio che la felicità vada ricercata mi colpisce e resta dentro.
E' stato in quel momento che ho pensato a Thomas Jefferson quando ha scritto la Dichiarazione di Indipendenza. Diceva che abbiamo il DIRITTO alla VITA, alla LIBERTA', e alla RICERCA DELLA FELICITA'. E io ho pensato come faceva a sapere di dover inserire la parola "ricerca" in quel punto, come se nessuno potesse realmente avere la felicità. Noi possiamo solo RICERCARLA.
"Ma tu l'hai vista a Carnevale? Era vestita come quelli della carica dei 101!" mi dice con aria sognante.
"No... mi spiace... non l'ho vista... e tu com'eri vestito?"
"Zorro!" risponde fiero
Mah... Zorro con una dalmata...
"E viene all'asilo con te Giulia?"
"Si..." (ancora aria sognante) "appena arrivo mi prende per mano" (aria un po' meno sognante) "E NON MI MOLLA PIU'!" (scocciatissimo)
A come Acqui Terme, in provincia di A come Alessandria.
Ieri pomeriggio mi sono concessa un paio di ore in assoluto relax tra saune e bagni turchi. Un vizio stupendo da coltivare...
A come Asti, di ritorno da A come Acqui Terme, in provincia di A come Alessandria. Da girare invano per 40 minuti alla ricerca di un cugino pizzaiolo per poter scroccare un pezzo di margherita calda fumante.
A come Accidenti mi son persa il Superbowl.
A come "La ricerca della felicitA'", film visto ieri sera.
Uno scorcio di Stati Uniti che forse il cinema non fa vedere spesso, popolato da disadattati, barboni, persone in difficoltà, che hanno una vita dura nella quale tutti potenzialmente potremmo cadere.
Il tutto condito da una giusta ironia e senza ricorrere a facile retorica, che non è semplice.
Certo alcuni dubbi mi vengono. Per esempio non si capisce come il protagonista riesca a mantenere sempre un abbigliamento impeccabile, un orologio al polso che brilla come non mai, scarpe nuove nonostante non abbia i soldi per pagare un taxi, però la storia cattura ugualmente l'attenzione (e la lacrima).
Will Smith è bravissimo e il figlio uno spettacolo.
Il messaggio che la felicità vada ricercata mi colpisce e resta dentro.
E' stato in quel momento che ho pensato a Thomas Jefferson quando ha scritto la Dichiarazione di Indipendenza. Diceva che abbiamo il DIRITTO alla VITA, alla LIBERTA', e alla RICERCA DELLA FELICITA'. E io ho pensato come faceva a sapere di dover inserire la parola "ricerca" in quel punto, come se nessuno potesse realmente avere la felicità. Noi possiamo solo RICERCARLA.
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venerdì 2 febbraio 2007
VIANDANTE SUL MARE DI NEBBIA - bollino G
Oggi la nebbia era ovunque.
Dentro e fuori me.
Come un blob!
Ore 07.10. Mi trovavo per strada, in macchina.
Davanti a me si concretizza lentamente il profilo di un camion e io inizio a sognare ad occhi aperti.
Perchè la nebbia sarà anche fastidiosa ma ti permette di crearti un mondo tutto tuo (forse un po' rischioso, confuso e incerto ma per dieci minuti è sopportabile).
Il camion si trasforma in un vascello fantasma.
Guardo meglio... non è un vascello qualunque, sono all'interno di una scena di un film: i Goonies!
Frugo subito nelle tasche alla ricerca di gemme preziose. Vuote.
Che film. Lo conosco nei minimi particolari.
E allora penso... ma perchè alcuni film li ricordo così nitidamente mentre per altri ho una nebbia assoluta, anche se mi sono piaciuti?
Questa consapevolezza mi causa un nervoso non indifferente.
Alcuni film non mi ricordo neanche di averli visti.
Ieri sera si parlava di Pulp Fiction, un cult... l'avevo adorato eppure...
Buio, nebbia.
Ma perchè?
E se questa nebbia si espandesse anche alla memoria della mia vita? Delle persone conosciute, dei luoghi visti?
Inquietante...
Dentro e fuori me.
Come un blob!
Ore 07.10. Mi trovavo per strada, in macchina.
Davanti a me si concretizza lentamente il profilo di un camion e io inizio a sognare ad occhi aperti.
Perchè la nebbia sarà anche fastidiosa ma ti permette di crearti un mondo tutto tuo (forse un po' rischioso, confuso e incerto ma per dieci minuti è sopportabile).
Il camion si trasforma in un vascello fantasma.
Guardo meglio... non è un vascello qualunque, sono all'interno di una scena di un film: i Goonies!
Frugo subito nelle tasche alla ricerca di gemme preziose. Vuote.
Che film. Lo conosco nei minimi particolari.
E allora penso... ma perchè alcuni film li ricordo così nitidamente mentre per altri ho una nebbia assoluta, anche se mi sono piaciuti?
Questa consapevolezza mi causa un nervoso non indifferente.
Alcuni film non mi ricordo neanche di averli visti.
Ieri sera si parlava di Pulp Fiction, un cult... l'avevo adorato eppure...
Buio, nebbia.
Ma perchè?
E se questa nebbia si espandesse anche alla memoria della mia vita? Delle persone conosciute, dei luoghi visti?
Inquietante...
giovedì 1 febbraio 2007
SFOGO - bollino GR
Ricapitoliamo alcuni fatti salienti delle mie ultime 24 ore...
Ieri sera niente palestra, troppo tardi e sto male.
Uscita dall'ufficio trovo una nebbia tale che i fari della mia macchina si deprimono per la loro inutilità e passo un'ora circa a dir loro "su, su, non fate così!"
A metà strada trovo un incidente.
Arrivata a casa mi tocca sottostare ai capricci del mio stomaco ribelle.
Ceno con una tisana.
Mi sveglio con le placche sulle tonsille. Ottimo!
Pranzo con minestrone di verdure.
Sto per andare a casa e mi dicono "Domani dovresti venire a lavorare alle 07.30"
Adesso vado a buttarmi sul divano, mi avvolgo con un plaid arancione a fiori e mi mangio 1 kg di gelato + rhum + Prozac!
Ieri sera niente palestra, troppo tardi e sto male.
Uscita dall'ufficio trovo una nebbia tale che i fari della mia macchina si deprimono per la loro inutilità e passo un'ora circa a dir loro "su, su, non fate così!"
A metà strada trovo un incidente.
Arrivata a casa mi tocca sottostare ai capricci del mio stomaco ribelle.
Ceno con una tisana.
Mi sveglio con le placche sulle tonsille. Ottimo!
Pranzo con minestrone di verdure.
Sto per andare a casa e mi dicono "Domani dovresti venire a lavorare alle 07.30"
Adesso vado a buttarmi sul divano, mi avvolgo con un plaid arancione a fiori e mi mangio 1 kg di gelato + rhum + Prozac!
UN RICORDO - bollino VG
Anno 1998 ( o forse era il 1999?).
Io ed un mio amico decidiamo di passare la serata al casinò di Saint Vincent.
In tasca avevo quarantamila lire.
Trentamila tutte mie e diecimila che dovevo giocare alla roulette sul numero 12 per conto di Andrew che in quell'anno faceva il militare.
Per familiarizzare ci buttiamo sulle slot machine. Immagini colorate di ciliege e di fiorellini girano all'impazzata per distrarti dal fatto che stai perdendo tutti soldi. Sigh. Diecimilalire andate.
Passiamo alla roulette. Cinque e poi cinque e poi cinque e poi cinque ancora.
Che non era il numero sul quale avevo puntato, erano i soldi che stavo perdendo. Eccheccavolo.
Ventimilalire nel 1998 (ma anche nel 99) per me che dovevo mantenermi gli studi rappresentavano tantissimo.
Chessifà? A questo punto scatta il piano diabolico.
Penso tra me e me di dire ad Andrew che ho giocato i suoi soldi senza vincere e così... mi tengo in tasca almeno le sue 10.000 e attutisco la perdita.
In un secondo sento pungere come spilli i sensi di colpa per il pensato tradimento.
Chiedo al mio amico di attendermi un attimo prima di andare via e poso la fiche sul 12.
Rien ne va plus, les jeux sont faits.
Gira, gira, gira e infine dove si ferma la pallina?
Sinceramente non ne ho idea.
Io la pallina proprio non la guardavo.
L'unica cosa che rientrava nel mio campo visivo era la mia fiche che si era moltiplicata senza che io me ne accorgessi.
Avevo vinto trecentosessantamila lire.
Trecento.
Sessanta.
Mila.
Lire.
"Flavio, mi devo sedere, mi tremano le gambe"
Forse vorrei anche un bicchiere d'acqua.
Ed ecco che lì, a mente lucida, passata la scarica adrenalinica, mi rendo conto che quei soldi vinti non sono miei.
Piano diabolico numero due.
Penso tra me e me di dire ad Andrew che ho giocato i suoi soldi senza vincere e così... mi tengo il malloppo e mentre lo penso non mi rendo neanche conto che sto già facendo una telefonata: "Andrew!!! Hai vinto!!!!"
PS: per la cronaca, il vincitore ha diviso la vincita a metà con me.
Io ed un mio amico decidiamo di passare la serata al casinò di Saint Vincent.
In tasca avevo quarantamila lire.
Trentamila tutte mie e diecimila che dovevo giocare alla roulette sul numero 12 per conto di Andrew che in quell'anno faceva il militare.
Per familiarizzare ci buttiamo sulle slot machine. Immagini colorate di ciliege e di fiorellini girano all'impazzata per distrarti dal fatto che stai perdendo tutti soldi. Sigh. Diecimilalire andate.
Passiamo alla roulette. Cinque e poi cinque e poi cinque e poi cinque ancora.
Che non era il numero sul quale avevo puntato, erano i soldi che stavo perdendo. Eccheccavolo.
Ventimilalire nel 1998 (ma anche nel 99) per me che dovevo mantenermi gli studi rappresentavano tantissimo.
Chessifà? A questo punto scatta il piano diabolico.
Penso tra me e me di dire ad Andrew che ho giocato i suoi soldi senza vincere e così... mi tengo in tasca almeno le sue 10.000 e attutisco la perdita.
In un secondo sento pungere come spilli i sensi di colpa per il pensato tradimento.
Chiedo al mio amico di attendermi un attimo prima di andare via e poso la fiche sul 12.
Rien ne va plus, les jeux sont faits.
Gira, gira, gira e infine dove si ferma la pallina?
Sinceramente non ne ho idea.
Io la pallina proprio non la guardavo.
L'unica cosa che rientrava nel mio campo visivo era la mia fiche che si era moltiplicata senza che io me ne accorgessi.
Avevo vinto trecentosessantamila lire.
Trecento.
Sessanta.
Mila.
Lire.
"Flavio, mi devo sedere, mi tremano le gambe"
Forse vorrei anche un bicchiere d'acqua.
Ed ecco che lì, a mente lucida, passata la scarica adrenalinica, mi rendo conto che quei soldi vinti non sono miei.
Piano diabolico numero due.
Penso tra me e me di dire ad Andrew che ho giocato i suoi soldi senza vincere e così... mi tengo il malloppo e mentre lo penso non mi rendo neanche conto che sto già facendo una telefonata: "Andrew!!! Hai vinto!!!!"
PS: per la cronaca, il vincitore ha diviso la vincita a metà con me.
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